La questione riguarda vini come Barbera, Malvasia, Falanghina, Vernaccia e molti altri. Dopo aver consultato fonti autorevoli come l’Accademia della Crusca e la Treccani, possiamo dare una risposta chiara.
Che articolo bisogna mettere davanti ai nomi dei principali vini italiani?
➤ Regola generale: si utilizza l’articolo maschile per la maggior parte dei vini italiani, soprattutto quelli che terminano con -e, -i, -o, -u. Esempi sono il Chianti, il Barolo, il Prosecco.
Il dubbio sorge con i vini che terminano in -a, come Barbera o Malvasia. In questi casi, il genere dipende dal vino specifico.
- La Barbera
- La Malvasia
- La Vernaccia
Alcuni vini possono essere declinati sia al maschile che al femminile, a seconda delle tradizioni locali o del contesto. In sintesi, per molti vini italiani si usa il maschile, ma per alcuni con terminazione in -a, si preferisce il femminile.
Il Franciacorta è un caso interessante che merita attenzione. Nonostante il nome termini con -a, si usa l’articolo maschile. Si dice il Franciacorta, senza alcun dubbio e questo accade per due motivi principali:
- Riferimento al vino: Il termine vino è maschile, quindi si utilizza l’articolo il per concordanza, come in “il (vino) Franciacorta”.
- Distinzione geografica: Usare il maschile aiuta a distinguere tra il Franciacorta (il vino) e la Franciacorta (la zona vitivinicola del bresciano in cui si produce).
Quindi, il Franciacorta si riferisce al vino, mentre la Franciacorta è l’area geografica da cui proviene. Il caso del Barbera è particolarmente complesso, come quello del Bonarda. Secondo la Treccani:
Si può dire sia il Barbera che la Barbera ed ecco perché:
nelle zone del Piemonte, dove il vino è prodotto, è comune usare la declinazione al femminile, poiché la -a finale porta a considerarlo femminile. Quindi, è normale sentir dire la Barbera.
Chi utilizza il maschile tende a sottintendere il termine vino: il Barbera, riferendosi quindi a il (vino) Barbera, rispettando la concordanza con il genere maschile di “vino”.
Anche nella letteratura ci sono esempi di entrambi i generi. Carducci scrive di una “Generosa Barbera” al femminile, mentre lo scrittore Emilio De Marchi usa “il Barbera” al maschile. Tuttavia, nella pratica prevale la declinazione al femminile.
Lo stesso discorso si applica al Freisa, un altro vino piemontese. Si può usare sia il che la Freisa, anche se localmente prevale il femminile.
Il caso del Bonarda è complesso e irrisolto, simile a quello della Barbera. Infatti si può dire sia il Bonarda che la Bonarda. Localmente, soprattutto in Piemonte e Lombardia, si utilizza prevalentemente la Bonarda. Al di fuori di queste aree, è comune anche l’uso di il Bonarda.
Secondo l’esperto di enologia dell’Oltrepò Pavese, Mario Maffi, la distinzione è la seguente: la Bonarda (femminile) si riferisce al vitigno, mentre il Bonarda (maschile) indica il vino. Anche la Treccani conferma questa differenziazione.
Lo stesso vale per altri vini: la Ribolla (vitigno) e il Ribolla (vino), la Passerina (vitigno) e il Passerina (vino). In questi casi, il femminile indica il vitigno e il maschile il vino, per evitare confusione. Tuttavia, ci sono eccezioni con vitigni e vini declinati solo al femminile, senza distinzione.