Frutta in pericolo: l’industria avverte su forniture a rischio e prezzi da record

Frutta in pericolo: l'industria avverte su forniture a rischio e prezzi da record

Frutta in pericolo: l'industria avverte su forniture a rischio e prezzi da record

Redazione Vinamundi

29 Ottobre 2025

Roma, 10 giugno 2024 – L’industria italiana dei succhi di frutta e delle conserve si trova oggi davanti a una delle sfide più difficili degli ultimi anni. Forniture in bilico, prezzi in aumento e un futuro che non promette nulla di certo per un settore che vale 4,8 miliardi di euro. Nel 2024, l’export è cresciuto dell’11,3%, toccando quota 1,5 miliardi. Nonostante il valore aggiunto e la fama internazionale del Made in Italy, questo comparto si mostra fragile, stretto tra problemi che partono dai campi e arrivano fino agli scaffali dei supermercati.

Prezzi alle stelle e materie prime sempre più rare

Negli ultimi mesi, chi lavora nella trasformazione dell’ortofrutta ha dovuto fare i conti con una realtà mai vista prima: produzione in calo, costi in salita e materie prime difficili da trovare. I dati delle associazioni di categoria parlano chiaro: la materia prima pesa fino al 70% sui costi totali delle aziende. Una spesa che spinge a lavorare con più attenzione, ma che non basta a coprire i rincari.

Le ciliegie e le amarene sono quasi introvabili quest’anno. Le albicocche, invece, hanno raddoppiato il prezzo rispetto al 2023. Le pesche, un tempo abbondanti e spesso in offerta, costano molto di più. “Il problema è strutturale – spiega Matthias Gasser, presidente del gruppo conserve vegetali di Unione Italiana Food – tra burocrazia, emergenze fitosanitarie e una crisi climatica che peggiora tutto”.

Clima e fitofarmaci, un equilibrio sempre più fragile

Il clima è diventato il protagonista di questa instabilità. Le gelate tardive che hanno colpito quest’anno non solo l’Italia, ma anche l’Est Europa e la Turchia, hanno ridotto drasticamente i raccolti. “Le gelate ci sono sempre state – ricorda Gasser – ma mai così intense e insieme a un mercato già in difficoltà”. Gli inverni più miti favoriscono la diffusione di insetti alieni e infestanti, mentre le regole europee sull’uso dei fitofarmaci rendono più complicata la difesa delle colture.

Girando per le campagne italiane si vedono sempre più frutteti coperti da reti protettive, un rimedio d’emergenza contro i nuovi parassiti portati dalla globalizzazione e dal clima che cambia. Ma non basta. I fitofarmaci autorizzati si contano sempre di meno, spesso sono costosi o difficili da trovare. “Gli obiettivi ambientali sono giusti – ammette Gasser – ma non tengono conto della situazione reale”.

Mercato in evoluzione, consumatori più attenti

Anche se i volumi prodotti calano, il valore economico del settore – che include confetture, conserve di frutta, prodotti ortofrutticoli di IV gamma, succhi e nettari – è salito dello 0,8% nell’ultimo anno. Questo riflette un cambiamento nel mercato: si compra meno, ma si punta a prodotti di qualità superiore. La domanda resta forte, soprattutto all’estero, dove il Made in Italy è sempre sinonimo di eccellenza.

Tuttavia, la filiera è sotto pressione. La mancanza di manodopera agricola si aggiunge ai problemi climatici e normativi. Le prime stime delle associazioni agricole segnalano che la carenza di lavoratori stagionali potrebbe compromettere la raccolta nei mesi a venire.

Ricambio generazionale in stallo e un futuro incerto

Un altro punto critico è il ricambio generazionale. Sempre meno giovani scelgono di investire in un settore visto come rischioso e poco redditizio. Le politiche europee – dalla PAC all’Organizzazione Comune dei Mercati – offrono qualche sostegno, ma spesso si concentrano sugli effetti, non sulle cause profonde della crisi.

“Serve un impegno da parte di tutti – sottolinea ancora Gasser – produttori, trasformatori e distributori devono fare squadra per non perdere un’eccellenza del Made in Italy”. Il rischio è che la filiera delle conserve vegetali perda terreno proprio mentre la domanda internazionale cresce.

Difendere un primato a rischio

In questo quadro complicato, l’industria italiana delle conserve è a un bivio. Da una parte c’è la necessità di cambiare e adattarsi alle nuove sfide ambientali; dall’altra quella di garantire forniture stabili e prezzi sostenibili per non mettere a rischio un primato costruito in decenni di lavoro. Per ora, tra reti nei campi e strategie di filiera, il settore prova a trovare soluzioni concrete. Ma chi lavora nel settore è convinto che ci voglia uno sforzo comune – istituzioni comprese – per salvaguardare una delle punte di diamante dell’agroalimentare italiano.

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