Bari, 14 giugno 2024 – Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) continuano a essere una vera sfida per la sanità italiana, con la Puglia che si colloca tra le regioni con il più alto numero di casi. Proprio qui, all’Azienda Ospedaliero Universitaria di Bari, è nata una nuova Academy dedicata ai giovani gastroenterologi di Puglia e Basilicata. L’obiettivo? Trasmettere conoscenze aggiornate e promuovere un approccio che metta insieme diverse specialità nella gestione di malattie come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn.
Diagnosi precoce e rischio tumore: cosa c’è in gioco
In Italia, sono più di 250mila le persone con MICI, un numero che parla da solo ma che non racconta tutto. “Chi convive con questa malattia cronica deve fare i conti ogni giorno con sintomi che cambiano e che possono mettere in crisi lavoro, studio e relazioni”, spiega il professor Antonio Gasbarrini, a capo del Centro MICI di Bari. La malattia ha un andamento a due picchi: uno prima dei 40 anni e un altro tra i 60 e i 70, colpendo così sia i giovani adulti che gli anziani, due gruppi particolarmente esposti.
La chiave è la diagnosi precoce. Intervenire in tempo, prima che l’infiammazione danneggi seriamente l’intestino, fa la differenza. “Oggi abbiamo terapie sempre più precise che possono portare la malattia in remissione e migliorare la qualità della vita”, aggiunge Gasbarrini. Ma non basta curare con i farmaci: serve anche un sostegno psicologico, un aiuto a livello nutrizionale e la possibilità di mantenere una certa autonomia.
Il modello Bari: una squadra che fa la differenza
Il Centro MICI di Bari segue oltre 3mila pazienti, con più di mille che ricevono terapie biotecnologiche. Numeri che mostrano quanto il problema sia sentito in regione. Qui si lavora in squadra, con gastroenterologi, radiologi, chirurghi, infettivologi, reumatologi, dermatologi, oncologi, ginecologi (per le donne in gravidanza), nutrizionisti e psicologi che collaborano fianco a fianco. “È solo così che i pazienti possono affrontare con consapevolezza una malattia che li accompagnerà per tutta la vita”, sottolinea la dottoressa Maria Pia Ricci, che guida il team multidisciplinare.
Ma non è solo assistenza clinica. Il centro è un punto di riferimento europeo per gli studi sul rischio di tumore nei pazienti con MICI di lunga durata. Le ultime ricerche indicano che il rischio di sviluppare un cancro del colon-retto può arrivare fino al 20% in questi casi, un dato che impone controlli costanti e attenzione continua.
Formare oggi i medici di domani
L’Academy lanciata a Bari vuole preparare i giovani specialisti a gestire le MICI con strumenti aggiornati e una mentalità aperta al confronto tra discipline. “Abbiamo voluto offrire ai giovani gastroenterologi di Puglia e Basilicata la possibilità di imparare non solo le tecniche diagnostiche più avanzate, come l’endoscopia ad alta definizione, ma anche l’importanza di un lavoro integrato”, spiega Ricci.
Durante le giornate di formazione, i partecipanti hanno lavorato su casi reali, confrontandosi su strategie terapeutiche e approfondendo gli aspetti psicologici e nutrizionali della cura. “Curare le MICI significa prendersi cura della persona tutta intera, non solo dell’intestino”, racconta uno dei giovani medici.
Una sfida che riguarda tutti
In Puglia, dove le MICI sono tra le più diffuse in Italia, iniziative come questa Academy sono un investimento importante per il futuro della sanità locale. L’obiettivo è chiaro: migliorare la qualità delle cure e ridurre il rischio di tumore grazie a diagnosi tempestive e percorsi personalizzati. Solo così, dicono dal Centro MICI di Bari, si potrà offrire a chi vive con queste malattie croniche una vita più serena, più consapevole. E forse, anche più libera.
