Roma, 4 novembre 2025 – Il Senato ha dato il via libera all’emendamento al Ddl Imprese, firmato dal senatore Luca De Carlo, presidente della commissione Industria e Agricoltura, aprendo così la strada a un aggiornamento fondamentale delle norme sulla produzione della birra in Italia. Si tratta di un cambiamento atteso da anni, soprattutto dal mondo dei produttori artigianali, che da tempo chiedono di superare un decreto vecchio di mezzo secolo, ormai fuori tempo e poco adatto alle esigenze moderne.
Birra, un salto nel futuro: cosa cambia davvero per i produttori
L’emendamento introduce l’obbligo di definire nuove caratteristiche analitiche e requisiti di qualità per le diverse tipologie di birra, attraverso un decreto interministeriale. Entro 180 giorni dall’entrata in vigore, sarà il Ministro dell’Agricoltura insieme ai colleghi dell’Economia, del Made in Italy e della Salute a fissare i nuovi parametri. L’obiettivo è chiaro: mandare in pensione il vecchio decreto del 1970, ormai superato dalle nuove tecnologie e dalle trasformazioni del mercato.
“Dopo anni di lavoro e confronto – ha spiegato Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai – finalmente le istituzioni hanno capito che quella norma era un freno per i produttori italiani, soprattutto per i piccoli birrifici indipendenti”. Ferraris ha ricordato come il settore abbia chiesto a gran voce questa revisione, spinto dalla crescita costante dei microbirrifici e dalla varietà di prodotti nati negli ultimi dieci anni.
Unionbirrai in prima linea, soddisfazione tra gli artigiani
Unionbirrai, l’associazione che raggruppa i produttori artigianali, accoglie con favore l’apertura del tavolo di filiera con il ministero. “Ora serve un confronto veloce, trasparente e basato su dati concreti”, ha aggiunto Ferraris. L’associazione denuncia da tempo come le vecchie regole abbiano limitato la creatività e la competitività dei birrifici artigianali, costringendoli a rispettare norme pensate oltre cinquanta anni fa.
Oggi in Italia ci sono più di 1.000 birrifici artigianali che producono oltre 500mila ettolitri all’anno. Numeri che raccontano di un interesse crescente verso birre locali e di qualità, ma anche di una necessità urgente di regole più flessibili e aggiornate. “Le nuove norme devono tener conto delle innovazioni tecnologiche e delle richieste del mercato”, ha confidato un produttore romano durante una chiacchierata informale ieri sera a Trastevere.
Un confronto aperto con tutta la filiera
Il passo successivo sarà l’avvio del tavolo di filiera, dove produttori, istituzioni e tecnici si siederanno insieme per mettere a punto il nuovo decreto. Il ministero dell’Agricoltura ha annunciato l’intenzione di coinvolgere tutti: dai grandi marchi alle piccole imprese indipendenti. “Solo così si eviteranno gli errori del passato”, ha spiegato un funzionario ministeriale questa mattina al telefono.
L’aggiornamento non toccherà solo gli aspetti tecnici della produzione, ma anche la tutela della salute pubblica e la trasparenza verso i consumatori. Tra i temi sul tavolo, secondo fonti ministeriali, ci saranno anche l’etichettatura, la tracciabilità degli ingredienti e la valorizzazione delle materie prime italiane.
Il settore guarda avanti: tra speranze e sfide
Per molti operatori questa revisione è una vera svolta. “Finalmente potremo lavorare senza quei limiti che ci hanno sempre penalizzato rispetto ai concorrenti esteri”, ha raccontato il titolare di un birrificio lombardo durante una fiera a Milano. L’auspicio comune è che le nuove regole spingano l’innovazione e la crescita del settore, senza però mai mettere in discussione la qualità o la sicurezza.
Il percorso sarà lungo: serviranno mesi di confronto e analisi prima che il nuovo decreto prenda forma. Ma tra i produttori c’è un cauto ottimismo. “È un primo passo importante – ha concluso Ferraris – ora dobbiamo lavorare insieme per scrivere un capitolo nuovo nella storia della birra italiana”.
