Il modello Oltrepò si distingue come un esempio di gestione associativa nel settore vitivinicolo, proponendosi come un sistema replicabile in varie aree del paese, a condizione che ci sia un accordo tra le realtà produttive coinvolte. Durante un’intervista con il settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso, il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Riccardo Binda, ha chiarito questo concetto. Con i suoi 13.000 ettari di vigneti, l’Oltrepò Pavese rappresenta uno dei distretti vinicoli più significativi della Lombardia, producendo circa il 60% del vino regionale e vantando una notevole superficie dedicata al Pinot Nero, un vitigno che ha trovato una sua identità nel metodo classico.
Negli ultimi anni, il Consorzio ha affrontato diverse sfide, tra cui dimissioni e polemiche interne. Tuttavia, le recenti decisioni hanno segnato un cambiamento radicale, ponendo l’accento sulle piccole e medie imprese (PMI), ora al centro di una strategia volta a rilanciare i vini simbolo del territorio. Questo approccio mira a creare un equilibrio tra le diverse anime produttive del panorama vitivinicolo locale, un tema di grande rilevanza non solo per l’Oltrepò, ma anche per altri consorzi e territori nazionali.
il consenso delle grandi aziende
La chiave di questo nuovo modello risiede nel consenso delle grandi aziende, che possono includere cooperative, imbottigliatori o grandi imprese del settore. Grazie a un cambio di strategia della cooperativa Terre d’Oltrepò, che ha deciso di focalizzarsi sui piccoli produttori, è stato possibile realizzare un cambiamento significativo nel Consorzio. Questo ha portato a modifiche nello Statuto, introducendo un’importante novità nel sistema di voto, al fine di garantire una maggiore rappresentanza e peso alle PMI.
Il nuovo sistema di voto stabilisce che:
- Ogni socio avrà diritto a un voto con un valore ponderale di 10, legato all’attività svolta per ciascuna denominazione.
- Le imprese che gestiscono tutte e tre le fasi della filiera vitivinicola beneficeranno di un coefficiente di premio, elevando il valore del loro voto a 1,25.
Questo approccio non solo redistribuisce i pesi all’interno del Consorzio, ma introduce un metodo di rappresentanza che supera il semplice criterio quantitativo, consentendo alle piccole realtà di unirsi e far sentire la propria voce in modo più incisivo.
un cambiamento significativo
Il cambiamento è notevole: in passato, un piccolo viticoltore aveva un peso di voto marginale rispetto a un grande imbottigliatore, il quale poteva avere un valore di voto fino a quindici volte superiore. Ora, grazie al nuovo Statuto, anche un produttore con un ettaro vitato avrà la possibilità di contare in assemblea quanto un imbottigliatore, influenzando così le decisioni del Consorzio. Questo sistema sarà operativo a breve, con il primo test previsto per l’assemblea di febbraio 2026, sebbene Binda non escluda l’applicazione anticipata per decisioni importanti.
L’esigenza di dare voce ai piccoli produttori ha radici storiche nell’Oltrepò, dove nel 2012 è stato fondato il Distretto dei vini di qualità dell’Oltrepò Pavese. Questo ente ha evidenziato le problematiche legate a un’impostazione puramente quantitativa del Consorzio e ha sottolineato la necessità di un cambio di paradigma verso una maggiore attenzione alla qualità. Nel 2015, il Consorzio ha perso il 15% degli associati, molti dei quali rappresentavano piccole imprese. Oggi, la situazione è in fase di recupero, con quasi tutte le realtà che sono rientrate.
puntare sulla qualità
Il direttore Binda sottolinea come la tendenza attuale sia quella di puntare su qualità piuttosto che quantità, un “specchio dei tempi” che riflette le nuove esigenze del mercato e dei consumatori. Tuttavia, avverte che è fondamentale non trascurare i numeri e i volumi di produzione, poiché il sistema consortile deve riconoscere il valore di tutti i suoi membri, siano essi grandi o piccoli produttori. In questo contesto, Binda fa riferimento all’approccio francese, che ha saputo creare un sistema più coeso e armonioso, dove tutte le parti coinvolte collaborano per il bene comune.
Nonostante le recenti tensioni all’interno del Consorzio, che hanno portato all’uscita di nove aziende, tra cui alcuni importanti imbottigliatori, il direttore Binda si mostra aperto a un dialogo. Sottolinea l’importanza di unire le forze e lavorare insieme per il futuro dell’Oltrepò, affermando che le porte sono sempre aperte per chi desidera tornare nel Consorzio. Le scelte recentemente adottate, pur avendo generato attriti, sono considerate indispensabili per garantire un futuro prospero e sostenibile per l’intero territorio vitivinicolo.