
Prosecco in pericolo: l'allerta di Edoardo Freddi sui dazi USA
Il panorama del vino italiano è nuovamente sotto i riflettori a causa dell’annuncio di nuovi dazi USA del 30% su tutti i prodotti europei, deciso dal presidente Trump, che entrerà in vigore il 1° agosto 2025. Questo provvedimento ha sollevato un’ondata di preoccupazione tra gli operatori del settore, in particolare tra i produttori di vini italiani, che temono un impatto significativo sulle loro esportazioni. Edoardo Freddi, fondatore di Edoardo Freddi International e uno dei principali esportatori italiani nel mondo, ha fornito un’analisi dettagliata della situazione, sottolineando la necessità di una riflessione approfondita sulle strategie da adottare.
I vini italiani più a rischio
Freddi ha affermato che, pur non volendo alimentare allarmismi, è necessario considerare seriamente gli scenari critici che potrebbero presentarsi per alcune delle denominazioni più iconiche del vino italiano. Tra queste, il Prosecco, il Pinot Grigio e il Chianti emergono come i più penalizzati. Secondo i dati dell’Osservatorio di Edoardo Freddi International, il 46% degli operatori ha espresso preoccupazione per il Prosecco, mentre il 40% ha indicato il Pinot Grigio e il 36% il Chianti. Altre denominazioni come il Chianti Classico (35%), il Brunello di Montalcino (31%) e il Barolo (28%) non sono da meno, evidenziando un quadro allarmante per il nostro export vinicolo.
Le conseguenze dei dazi
“Questi vini rappresentano un pilastro fondamentale per il nostro export verso gli Stati Uniti”, ha commentato Freddi. “Un cambiamento nei costi doganali può alterare drasticamente le dinamiche di prezzo e la competitività a scaffale, mettendo a rischio il posizionamento di queste etichette sul mercato americano.” Negli ultimi anni, il mercato statunitense ha visto un crescente apprezzamento per i vini italiani, rendendo la situazione attuale ancora più critica.
Le conseguenze di tali dazi non si limitano solo alle vendite dirette. L’industria vitivinicola italiana deve affrontare anche gli effetti a catena sul proprio posizionamento all’estero. Freddi ha avvertito che “il settore deve prepararsi a questa sfida” e ha sottolineato l’importanza di riflettere su nuove strategie di mercato, branding e valorizzazione del prodotto. È essenziale garantire che il legame con il consumatore americano non si indebolisca.
L’importanza della resilienza e della collaborazione
Edoardo Freddi International, fondata nel 2012 a Castiglione delle Stiviere (MN), è diventata la prima azienda italiana di export management nel settore vino. Con un fatturato gestito di oltre 112 milioni di euro nel 2024 e più di 30 milioni di bottiglie commercializzate, l’azienda ha stabilito una forte presenza in mercati strategici come Stati Uniti, Germania, Svizzera, Danimarca, Singapore, Giappone e Vietnam. Questo successo è frutto di un modello di business innovativo, che funge da “acceleratore di business” per 62 cantine italiane, offrendo supporto in termini di marketing, distribuzione e strategie di vendita.
Freddi è convinto che l’industria del vino italiano abbia già dimostrato di saper affrontare scenari globali complessi e che, sebbene le sfide siano considerevoli, esistono opportunità da cogliere. “La sfida che ci attende può diventare un’opportunità se affrontata con strategia, innovazione e coesione tra imprese e istituzioni”, ha affermato.
La comunità vitivinicola italiana ha dimostrato nel tempo una notevole resilienza, ma il contesto attuale richiede un’analisi attenta e un impegno collettivo. Le istituzioni e le associazioni di categoria devono giocare un ruolo attivo nel sostenere i produttori, promuovendo il dialogo con le autorità americane per cercare di mitigare l’impatto dei dazi.
Inoltre, l’educazione del consumatore gioca un ruolo fondamentale. È essenziale comunicare il valore e la qualità dei vini italiani, facendo leva sulle loro caratteristiche uniche e sulla tradizione che li circonda. In un mercato sempre più affollato, dove i consumatori sono bombardati da informazioni e offerte, un messaggio chiaro e distintivo può fare la differenza.
In questo contesto, la collaborazione tra i produttori di vino, gli esportatori e le istituzioni diventa imprescindibile per costruire una strategia solida e coesa. Solo attraverso un approccio integrato sarà possibile affrontare le sfide poste dai dazi e garantire un futuro prospero per il vino italiano negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Le prossime mosse saranno determinanti per preservare il patrimonio enologico italiano e il suo status di eccellenza a livello internazionale.