Nuove ricerche internazionali evidenziano rischi per reni e fegato legati a sorbitolo e sorbato di potassio, spingendo l’EFSA a rivedere la sicurezza dei dolcificanti
Shanghai, 27 dicembre 2025 – Negli ultimi anni, l’attenzione scientifica sugli additivi alimentari e in particolare sui dolcificanti si è intensificata, con studi che ne evidenziano potenziali effetti negativi sulla salute umana. Tra le sostanze maggiormente sotto la lente d’ingrandimento vi sono il sorbato di potassio (E202), un conservante molto diffuso, e il sorbitolo, un dolcificante naturale ampiamente utilizzato negli alimenti ultra processati. Recenti ricerche condotte da centri di eccellenza come la Jiao Tong University School of Medicine di Shanghai e la Washington University di Saint Louis hanno messo in luce nuove correlazioni tra questi additivi e danni renali e epatici, aprendo la strada a una revisione critica del loro uso alimentare.

Sorbato di potassio e danni renali: un’analisi innovativa
Uno studio pubblicato su iMetaMed dalla Jiao Tong University di Shanghai ha utilizzato avanzate tecniche di tossicologia di network e intelligenza artificiale per analizzare gli effetti del sorbato di potassio, un additivo fino ad ora considerato innocuo. I ricercatori hanno identificato ben 374 potenziali siti dannosi nella molecola del sorbato e li hanno messi in relazione con oltre 4.000 possibili danni acuti ai reni. Questo ha portato a 238 sovrapposizioni che suggeriscono un effetto negativo diretto sul tessuto renale.
L’intelligenza artificiale ha inoltre evidenziato che il sorbato attiva specifici geni e induce la produzione di proteine tipiche della risposta infiammatoria, alterando anche il metabolismo lipidico in maniera coerente con patologie come glomerulonefrite e fibrosi renale. Le conferme sono arrivate da esperimenti in vitro su cellule renali, che hanno mostrato lesioni cellulari e ridotta capacità di recupero in presenza del conservante. Questi risultati indicano che un consumo regolare di sorbato di potassio, anche a dosi non elevate, potrebbe provocare danni renali acuti.
Sorbitolo e impatto sul fegato: il ruolo del microbiota intestinale
Parallelamente, un’altra ricerca condotta dalla Washington University di Saint Louis si è focalizzata sul sorbitolo e il suo impatto sul fegato. I ricercatori hanno confermato che il sorbitolo, oltre a essere introdotto con l’alimentazione, può essere prodotto dall’organismo stesso, in particolare nell’intestino, dove viene convertito in fruttosio e accumulato nel fegato. Questo processo metabolico è accentuato in condizioni patologiche come il diabete, caratterizzato da squilibri nel metabolismo del glucosio.
L’indagine ha anche mostrato che la composizione del microbiota intestinale gioca un ruolo cruciale nel modulare gli effetti del sorbitolo: alcuni batteri, come gli Aeromonas, sono in grado di degradare efficacemente il sorbitolo, riducendone la tossicità. Tuttavia, se le quantità di sorbitolo ingerite superano certi limiti, anche la flora batterica “benefica” non riesce a prevenire la formazione di fruttosio e il conseguente accumulo di grasso nel fegato, con potenziali implicazioni per lo sviluppo di condizioni come la steatosi epatica.
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di monitorare l’assunzione di sorbitolo, presente in numerosi prodotti come barrette proteiche e caramelle senza zucchero, e invitano a leggere attentamente le etichette alimentari per limitarne il consumo.
Dolcificanti e sicurezza: il quadro regolatorio europeo
Nel contesto europeo, l’EFSA (European Food Safety Authority) sta conducendo un riesame approfondito della sicurezza di tutti i dolcificanti autorizzati, inclusi il sorbitolo e il sorbato di potassio. Questi additivi sono sottoposti a rigorose valutazioni prima dell’immissione sul mercato, con l’obiettivo di determinare le dosi giornaliere accettabili e di identificare eventuali rischi per la salute pubblica.
Tra i dolcificanti più studiati vi sono l’aspartame, il sucralosio e i polioli come l’eritritolo. L’EFSA ha recentemente aggiornato i protocolli per la valutazione dell’esposizione e dei pericoli associati, evidenziando la complessità delle interazioni metaboliche di questi composti all’interno dell’organismo umano.
L’attenzione si concentra in particolare sui dolcificanti naturali e artificiali, perché, pur essendo da tempo considerati generalmente sicuri, le ricerche emergenti indicano che non tutti i polioli sono privi di effetti collaterali, specialmente in presenza di condizioni metaboliche alterate o di un microbiota intestinale compromesso.
Questi studi rappresentano un passo avanti significativo nella comprensione degli effetti a lungo termine degli additivi alimentari e sottolineano la necessità di una vigilanza continua e di un utilizzo consapevole di tali sostanze nella dieta quotidiana.
