Bolzano, 10 giugno 2024 – Nella Valle Isarco, dove i vigneti si arrampicano su pendii che sfiorano il 60% e i terreni hanno radici glaciali, la Cantina Valle Isarco ha deciso di trasformare la fatica in qualcosa di prezioso. Tra terrazzamenti quasi verticali e filari che inseguono il sole, nasce Adamantis, un vino bianco che racconta la montagna e l’anima di un territorio unico. Il progetto, partito con la vendemmia 2020, è la prova più concreta della cooperativa altoatesina per mettere in luce le caratteristiche della valle, distinguendosi nel mondo dei “superwhite” dell’Alto Adige.
La viticoltura in montagna: una sfida tutti i giorni
In Valle Isarco coltivare la vite non è mai una passeggiata. I vigneti si inerpicano su pendii ripidi, spesso oltre gli 800 metri di quota, dove il lavoro a mano è l’unica via. “Qui ogni grappolo nasce da tanta pazienza e cura”, racconta Armin Gratl, direttore generale della Cantina Valle Isarco. Fondata nel 1961, la cooperativa è la più giovane dell’Alto Adige e punta su una produzione limitata – appena duemila bottiglie per annata – per mantenere alta la qualità. Dietro questo numero c’è una selezione severa delle parcelle migliori della valle.
Adamantis: un progetto costruito con pazienza
Adamantis è una cuvée che unisce quattro uve simbolo della zona: sylvaner (50%), grüner veltliner (20%), pinot grigio (20%) e kerner (10%). Ogni uva viene lavorata a parte, con fermentazione in barrique e tonneau e affinamento sur lie per 18 mesi. Solo dopo l’assemblaggio il vino riposa un altro anno in bottiglia prima di uscire sul mercato. “Non volevamo un bianco qualunque – dice Gratl – ma un vino che raccontasse davvero la nostra valle, senza seguire modelli già fatti”. Il nome Adamantis, che richiama il latino per “diamante”, vuole racchiudere l’idea di qualcosa di raro, resistente e puro.
Un vino che parla di montagna
La forza di Adamantis sta proprio nel suo legame con la montagna. I vigneti arrivano fino a mille metri, su terreni alluvionali, pietrosi e ricchi di scheletro. Queste condizioni danno al vino una tensione particolare: acidità vivace, mineralità marcata e freschezza che non scende a compromessi con la struttura. L’esposizione sud-sudovest permette una maturazione lenta, fondamentale per mantenere intatti aromi e complessità. “Il nostro obiettivo era trovare l’equilibrio tra varietà e annata – spiega ancora Gratl – senza perdere l’identità della Valle Isarco”.
Annate diverse, stesso spirito
Ogni vendemmia di Adamantis porta con sé sfumature proprie, ma resta fedele a uno stile riconoscibile. La prima annata, frutto di anni di prove, si distingue per l’equilibrio tra potenza e freschezza: profumi floreali, note di cedro e kumquat, e una leggera affumicatura data dal legno ben integrato. Al palato è pieno ma mai pesante, con una struttura solida e una chiusura elegante.
L’annata successiva, più fresca, mette in evidenza acidità e tensione: al naso emergono frutta a polpa bianca e agrumi, mentre la mineralità ricorda i sassi del territorio. Il sorso è agile, quasi cristallino, come un free climber che trova il suo ritmo sulla roccia.
L’ultima uscita, figlia di un’estate calda, si apre su note di pesca matura e una delicata speziatura. L’affinamento in legno si sente senza mai prendere il sopravvento; il sorso è ricco, cremoso, con una freschezza agrumata che accompagna fino alla fine.
Un bianco fuori dal comune
In Alto Adige, il termine “superwhite” indica vini bianchi strutturati e complessi, spesso frutto di blend internazionali. Ma Adamantis fa la differenza: non nasce da modelli già visti, ma da una ricerca precisa della propria identità. “È il nostro esperimento riuscito”, ammette Gratl. “Un bianco importante che rappresenta davvero la nostra terra”. La produzione ridotta non è solo una scelta tecnica, ma una dichiarazione d’intenti. Adamantis vuole essere un vino raro, prezioso come un diamante, capace di emergere dalle difficoltà della montagna con forza e cura.
In Valle Isarco la viticoltura resta una battaglia quotidiana. Ma da questa fatica nasce un vino che racconta, senza filtri, la voce autentica del territorio.
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