Il vivaismo italiano è un settore di eccellenza che merita di essere celebrato al pari del vino e dell’olio, due delle risorse agricole più celebri del nostro Paese. Sebbene meno conosciuto, il vivaismo rappresenta un pilastro fondamentale dell’agricoltura nazionale, contribuendo in modo significativo all’economia e alla cultura del verde. Con un fatturato simile a quello di vino e olio, il vivaismo si propone di affermarsi come un prodotto d’eccellenza, un obiettivo che richiede un impegno congiunto da parte di tutti gli attori coinvolti.
La storia del vivaismo italiano
La storia del vivaismo italiano affonda le radici nella metà dell’800 a Pistoia, una città che oggi è considerata la culla di questa pratica. Qui ha sede l’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), che ha recentemente rinnovato il proprio consiglio direttivo, scegliendo Vannino Vannucci come nuovo presidente, affiancato dai vicepresidenti Marco Romiti e Massimo Bartolini. Un’importante novità per l’associazione è l’introduzione di un responsabile comunicazione e marketing, Nicolò Begliomini, il quale ha sottolineato le sfide attuali che il settore deve affrontare.
Le sfide del vivaismo
Uno dei temi più urgenti è sicuramente il cambiamento climatico. Begliomini evidenzia come il verde nelle città italiane sia spesso dato per scontato, mentre invece le piante rappresentano una risorsa vitale, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria e a fornire ombra. È fondamentale ricostruire un dialogo con i cittadini, le istituzioni e i vari enti per far comprendere l’importanza di alberi e piante nella lotta contro il cambiamento climatico.
Un altro aspetto cruciale è la gestione dell’acqua, una risorsa essenziale per il vivaismo. Il settore ha dimostrato di essere all’avanguardia nell’innovazione, adottando:
- Sistemi di irrigazione localizzata e a goccia
- Pratiche per il recupero dell’acqua
- Tecnologie per la riduzione delle dispersioni idriche
Negli ultimi anni, le aziende vivaistiche hanno fatto notevoli progressi in questo campo, consapevoli dell’impatto del cambiamento climatico sulle proprie coltivazioni. Questo impegno necessita di un corrispondente supporto da parte delle istituzioni, e in questo contesto la Regione Toscana sta investendo in iniziative mirate.
Verso un riconoscimento d’eccellenza
Ma come può il vivaismo affermarsi come prodotto d’eccellenza al pari di vino e olio? Secondo Begliomini, è fondamentale far conoscere i numeri di questo settore, che spesso rimangono nell’ombra. Vino e olio hanno costruito nel tempo una forte identità e riconoscibilità, e il vivaismo ha tutte le potenzialità per seguire un percorso simile. La promozione condivisa tra enti e istituzioni è cruciale per raggiungere questo obiettivo, creando un’immagine forte e coesa del settore.
La sostenibilità è un tema centrale nel vivaismo, e le aziende hanno dimostrato un impegno costante per ottenere certificazioni ambientali. Oltre alla gestione efficiente delle risorse idriche, i vivaisti stanno investendo in pratiche come la lotta integrata e la pacciamatura a chilometro zero. Due progetti di rilievo sono emblematici di questo impegno:
- Fitolab: un laboratorio che unisce ricerca e pratiche green, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
- Revive Pot: mira a produrre vasi 100% riciclati e riciclabili. Solo sei mesi dopo l’attivazione del progetto, sono stati riciclati 112.690 chili di scarti plastici, trasformati in 28 milioni di vasi a bassissima impronta carbonica.
Un’altra sfida cruciale è quella di attrarre i giovani nel settore del vivaismo. L’AVI ha in programma di instaurare un dialogo continuo con le Scuole Agrarie, creando percorsi formativi che avvicinino le nuove generazioni a questo mondo. L’idea è quella di sviluppare progetti didattici che integrino il verde nelle scuole, rendendo il settore più appetibile e rilevante per i giovani.
In definitiva, il vivaismo italiano ha tutte le carte in regola per essere riconosciuto come un’eccellenza al pari di vino e olio. Con il giusto supporto e una promozione efficace, questo settore può non solo contribuire all’economia, ma anche svolgere un ruolo fondamentale nella salvaguardia dell’ambiente e nella creazione di un futuro più verde e sostenibile per le prossime generazioni. La strada da percorrere è ancora lunga, ma con l’impegno collettivo e la visione di un futuro migliore, il vivaismo può aspirare a un riconoscimento che gli spetta di diritto.