Nella recente graduatoria dei fine wines 2025, pubblicata dalla piattaforma Liv-ex, emerge un quadro affascinante in cui la Francia, e in particolare la Borgogna, detiene un ruolo predominante, ma non mancano significative presenze italiane. Questa classifica, che si articola in cinque livelli di prezzo, viene aggiornata ogni due anni per riflettere le dinamiche del mercato e i cambiamenti nei gusti dei collezionisti e degli investitori.
La classifica dei fine wines: un panorama in evoluzione
Il primo livello della classifica include vini che superano una media di 2.839 sterline per cassa da 12 bottiglie, mentre la fascia più bassa (quinto livello) è compresa tra 284 e 354 sterline. In un contesto di crescente interesse per i vini pregiati, la Borgogna si distingue con un numero impressionante di etichette nella prima fascia, con marchi iconici quali Romanée-Conti, La Tâche e Richebourg che occupano i primi tre posti assoluti. Questa predominanza non sorprende, considerando la reputazione della Borgogna come una delle regioni vinicole più prestigiose al mondo, famosa per i suoi vini rossi a base di Pinot Noir e bianchi a base di Chardonnay.
La presenza italiana nella classifica
Dopo la Borgogna, Bordeaux mantiene un ruolo centrale con ben 106 vini in classifica, rappresentando quasi un terzo delle 332 etichette totali suddivise nelle cinque fasce di prezzo. Tuttavia, la vera sorpresa di questa edizione è il crescente riconoscimento internazionale dei vini italiani, che hanno visto un incremento notevole, passando da 65 a 86 vini classificati rispetto all’edizione del 2023.
L’Italia, con il suo patrimonio vinicolo unico e diversificato, rappresenta ora il 18,6% dei vini in lista, con la Toscana che si piazza al terzo posto dopo Bordeaux e Borgogna, contribuendo con 45 vini, circa il 13,5% del totale. Il Piemonte segue con 36 vini, pari al 10,8%. Tra questi, ben 9 vini piemontesi si collocano nella prima fascia, evidenziando l’importanza di denominazioni storiche come Barolo e Barbaresco.
L’attenzione verso i vini californiani
Un altro aspetto interessante della classifica è la crescente presenza di vini californiani in prima fascia. Etichette come Screaming Eagle, Harlan, Promontory e Scarecrow hanno superato in classifica diversi storici Premier Cru bordolesi, dimostrando che il mercato americano sta guadagnando un’attenzione crescente anche nel contesto dei fine wines.
Tra le etichette che hanno compiuto salti significativi, Vieux Télégraphe e la Barbera d’Alba Francia di Giacomo Conterno hanno visto un avanzamento dalla quinta alla terza fascia, segno di un aumento della domanda e del riconoscimento della loro qualità. Solo due etichette, però, possono vantare il salto più ambito, dal secondo al primo livello: Clos des Lambrays e il Puligny-Montrachet Clavoillon di Domaine Leflaive, a conferma della competitività e dell’eccellenza del settore.
La nuova classificazione, però, arriva in un momento delicato per il mercato dei fine wines, che sta attraversando il più lungo periodo di ribassi della sua storia recente. L’indice Liv-ex Fine Wine 1000 ha registrato un calo del 23% negli ultimi due anni. In questo contesto, le etichette che hanno guadagnato posizioni dimostrano una notevole capacità di resistenza, continuando ad attrarre domanda anche in condizioni sfavorevoli.
Conclusioni sulla classifica Liv-ex 2025
Sebbene in classifica siano rappresentati nove paesi, la Francia rimane dominante, con la Borgogna forte nei vertici e Bordeaux che bilancia con la sua ampiezza. L’Italia consolida il suo secondo posto, mentre Stati Uniti e Spagna migliorano le loro performance. Al contrario, l’Australia ha visto ridursi la propria presenza, con soli due vini classificati rispetto ai cinque dell’edizione precedente, un segnale che potrebbe indicare un mercato sempre più incline a privilegiare regioni considerate più “sicure” in tempi di incertezza economica.
In sintesi, la classifica di Liv-ex 2025 non solo mette in luce le etichette più prestigiose del mondo, ma offre anche uno spaccato interessante sull’evoluzione del mercato dei fine wines, evidenziando il crescente ruolo dell’Italia e la resilienza di molte etichette in un periodo di sfide economiche. La continua attenzione verso vini di alta qualità da regioni storicamente riconosciute come Bordeaux e Borgogna, accanto a nuovi protagonisti emergenti, suggerisce un futuro dinamico per gli appassionati e gli investitori del settore.