Erbusco (Brescia), 21 novembre 2025 – Il vino italiano resta una colonna portante dell’economia agroalimentare nazionale. I numeri parlano chiaro: oltre 30mila imprese di trasformazione e più di 240mila aziende agricole impegnate nella produzione, per un fatturato totale di 16 miliardi di euro. È quanto emerge dalla relazione “La competitività del vino italiano nello scenario di mercato: evoluzione e prospettive”, presentata da Denis Pantini, responsabile Wine Monitor e Agrifood di Nomisma. Un settore che vale circa il 9% del comparto food & beverage nel nostro Paese.
Vino italiano in export: numeri che confermano la leadership
Nel 2024, le esportazioni di vino italiano hanno superato gli 8 miliardi di euro, equivalenti al 14% delle esportazioni agroalimentari italiane. Un risultato che conferma l’Italia come primo esportatore mondiale per volume e secondo per valore, subito dietro la Francia. “Negli ultimi vent’anni – ha spiegato Pantini al 14° incontro con il Territorio del Comitato Leonardo a Erbusco – la posizione del vino italiano sui mercati internazionali è cresciuta molto”. All’inizio degli anni 2000, guidavamo solo 9 mercati esteri; oggi la leadership si estende a 46 Paesi, con una quota a valore salita dal 17% al 22%. Nel frattempo, la Francia ha visto calare la sua quota dal 38% al 33% dell’export globale.
Un settore ancora frammentato, con qualche rischio in vista
Nonostante i successi, la struttura produttiva del vino italiano resta molto frammentata. Le 409 Dop (Denominazioni di Origine Protetta) e le 118 Igp (Indicazioni Geografiche Protette) convivono con una concentrazione limitata: le prime 100 aziende coprono appena il 46% del fatturato e il 58% dell’export. Numeri bassi, se messi a confronto con Francia e Australia, dove la concentrazione è più marcata. Un altro punto critico è la forte dipendenza dal Prosecco, che da solo vale circa un quarto delle esportazioni di vino imbottigliato italiane. Gli esperti avvertono: questa situazione espone il settore a rischi legati alla saturazione dei mercati e a possibili cambiamenti nelle norme o nelle politiche commerciali.
Le tensioni internazionali pesano sulle esportazioni
Le recenti tensioni commerciali internazionali, tra dazi e contromisure tra Stati Uniti, Canada e Cina, stanno cambiando gli equilibri globali. “I produttori americani – ha sottolineato Pantini – hanno perso circa il 30% delle esportazioni nei primi sette mesi del 2025, soprattutto verso Canada e Cina”. Per l’Italia l’impatto è stato più contenuto, ma comunque evidente: nello stesso periodo, le esportazioni vinicole italiane hanno segnato una leggera flessione, pari a -0,9% in valore, aggravata dalla svalutazione del dollaro. “Solo a fine anno – ha aggiunto Pantini – potremo avere un quadro più chiaro della situazione”.
Le sfide davanti: più forza, più mercati, meno rischi
Guardando al futuro, il settore deve affrontare sfide importanti. Serve una struttura produttiva più solida e una maggiore diversificazione dei mercati di destinazione. La dipendenza da pochi prodotti, come il Prosecco, resta un rischio da non sottovalutare. “Ci vuole una strategia comune – ha confidato un produttore presente all’incontro – per valorizzare anche le altre eccellenze del territorio e puntare su innovazione e sostenibilità”. In questo scenario, sarà fondamentale sapersi adattare ai cambiamenti geopolitici e alle nuove richieste dei consumatori nel mondo per restare competitivi.
Dal rapporto di Nomisma emerge un quadro di un settore forte, ma che deve rinnovarsi. I numeri sono importanti, ma la vera sfida sarà giocata su innovazione, unione e capacità di interpretare i segnali dei mercati globali.
