L’Associazione Vignaioli del Trentino si trova in una posizione di netta opposizione riguardo alla recente decisione del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela Vini del Trentino. Questo organismo ha approvato l’aumento delle rese per le denominazioni DOC Trentino e Valdadige Pinot Grigio da 140 a 150 quintali per ettaro. Tale scelta, avvenuta durante la seduta del 16 febbraio 2015, ha generato un acceso dibattito nella comunità vitivinicola locale. Il Presidente dell’Associazione, Lorenzo Cesconi, ha espresso con fermezza la propria contrarietà, sostenendo che questa decisione possa compromettere la qualità e la reputazione del vino trentino.
Le preoccupazioni sulla qualità
La posizione dell’Associazione si basa su considerazioni di qualità e reputazione. Secondo studi, come quelli condotti da Nomisma, la DOC Trentino è percepita come di qualità inferiore, posizionandosi all’ultimo posto in Italia e al penultimo a livello internazionale. Questo rappresenta una situazione preoccupante, poiché la qualità del vino è cruciale per la sua competitività sul mercato. L’aumento delle rese, secondo Cesconi e i suoi associati, potrebbe portare a una diminuzione della qualità del prodotto finale, un aspetto sempre più valutato dai consumatori.
Contraddizioni con la strategia del Consorzio
Non solo la qualità è a rischio, ma anche la coerenza strategica del Consorzio. L’Associazione sottolinea come questa decisione contrasti con l’obiettivo di valorizzare il marchio Trentino come simbolo di vini di montagna di alta qualità. L’aumento delle rese sembra andare contro la necessità di promuovere il Pinot Grigio Trentino come vino distintivo, capace di esprimere le peculiarità del terroir locale. Le politiche di promozione dovrebbero mirare a migliorare la reputazione del marchio, piuttosto che svenderlo attraverso produzioni di massa.
Rischi per la reputazione del vino trentino
Un punto critico evidenziato da Cesconi è la capacità della varietà Pinot Grigio di sostenere rese elevate. Tecnici ed esperti avvertono che tali produzioni potrebbero generare vini di bassa qualità e aumentare il rischio di contraffazione. In un mercato globalizzato e competitivo, la credibilità del prodotto è essenziale. Un vino che non rispetta gli standard di qualità rischia di compromettere l’intera reputazione del Trentino come regione vitivinicola.
I numeri parlano chiaro: dati recenti di AGEA e MIPAAF mostrano che nel 2014 il rapporto tra vino certificato e vino potenzialmente certificabile in Sudtirol era del 98%, mentre in Trentino si attestava al 60%, contro una media nazionale dell’82%. Inoltre, il 33% del vino Trentino DOC è stato declassato nel 2014, un segnale allarmante delle difficoltà del settore. Questi dati sono coerenti con le osservazioni fatte nel “Dossier sul settore vitivinicolo trentino” dell’Istituto Agrario di San Michele/Fondazione E.Mach, che avvertiva come la rivendicazione della DOC in Trentino fosse percepita più come una prassi che come un valore aggiunto.
Verso un futuro sostenibile
Lorenzo Cesconi ha dichiarato: “La nostra Associazione chiede da anni politiche per rafforzare il marchio Trentino e per promuoverlo come garanzia di qualità.” Secondo lui, la scelta di produrre di più per vendere a prezzi più bassi non farà altro che svalutare ulteriormente il marchio Trentino. I vignaioli sono convinti che la competitività del vino trentino debba basarsi su qualità, territorialità e riconoscibilità, piuttosto che sulla quantità.
In vista dell’Assemblea del Consorzio, prevista per il 27 febbraio, Cesconi ha annunciato che ribadirà la contrarietà all’aumento delle rese. Questo incontro rappresenta un’opportunità cruciale per discutere le scelte strategiche del settore vitivinicolo del Trentino. L’Associazione dei Vignaioli chiede un confronto leale e inclusivo, in cui anche gli interessi della provincia siano rappresentati. La marginalizzazione delle voci non cooperative all’interno del Consorzio è un tema ricorrente, e Cesconi sottolinea la necessità di un organo paritetico competente che garantisca una rappresentanza equa per tutti i produttori.
Il dibattito sull’aumento delle rese non è solo una questione di numeri, ma tocca le radici stesse dell’identità vitivinicola del Trentino. I vignaioli locali sono custodi di una tradizione che va preservata e valorizzata, e il loro impegno per la qualità rappresenta un patrimonio inestimabile per la regione. La strada da percorrere è chiara: puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità, valorizzare il territorio e i suoi prodotti unici, e costruire un futuro sostenibile per il vino trentino.