Statistiche sorprendenti: tutto ciò che devi sapere sui report più recenti

Statistiche sorprendenti: tutto ciò che devi sapere sui report più recenti

Statistiche sorprendenti: tutto ciò che devi sapere sui report più recenti

Redazione Vinamundi

17 Novembre 2025

Parma, 17 novembre 2025 – Il settore agroalimentare italiano si trova a un punto decisivo: tra innovazione tecnologica, spinta all’export e nuove sfide di sostenibilità, le aziende cercano di rafforzare la loro leadership nel mondo. A parlarne è stato Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma, al Cibus Tec Forum di Parma. Un anno da record, ma anche pieno di dubbi sui mercati esteri.

Export agroalimentare, oltre i 70 miliardi: un traguardo storico

Tra giugno 2024 e maggio 2025, l’export agroalimentare italiano ha superato i 70,7 miliardi di euro. Un dato che, secondo Nomisma e il Ministero dell’Agricoltura, conferma una crescita costante rispetto agli anni passati. “Questo risultato premia la qualità e la reputazione delle nostre filiere”, ha detto Pantini durante il forum. Ma dietro a questi numeri ci sono tensioni, soprattutto sul fronte degli Stati Uniti.

Vino italiano in bilico negli USA: alti e bassi e strategie da rivedere

Il vino è il vero traino dell’export alimentare. Secondo l’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv), nei primi otto mesi del 2025 l’export verso gli Stati Uniti ha avuto alti e bassi. Il fatturato supera i 2,2 miliardi di euro ma il mercato americano è diventato più difficile. “La concorrenza cresce e i consumatori sono sempre più attenti al prezzo e alla sostenibilità”, ha spiegato Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv, a Vinitaly.Usa di Chicago.

A pesare sono anche le incertezze sui dazi: un sondaggio Uiv indica che nuove tariffe al 10% potrebbero far perdere alle aziende tra il 10 e il 12% del fatturato. “Nessun brindisi all’orizzonte”, ammette un produttore veneto, “finché non si farà chiarezza sulle regole”.

Innovazione e sostenibilità, la sfida che decide il futuro

Oggi la sostenibilità non è più solo un termine alla moda. Le imprese investono in tecnologie per abbassare l’impatto ambientale e rispondere alle richieste di trasparenza dei consumatori. “L’innovazione tecnologica è fondamentale per restare competitivi”, sottolinea Pantini, citando esempi concreti come l’agricoltura di precisione e la tracciabilità digitale.

Un dettaglio che fa la differenza è anche il packaging. La capsula del vino – quel piccolo “cappello” sulla bottiglia – può influenzare la scelta del cliente più di quanto si pensi. “Non è solo un elemento tecnico”, racconta un enologo altoatesino, “ma un segnale di cura che il consumatore percepisce subito”.

Consumi interni: tra cali e nuove abitudini a tavola

Mentre l’export cresce, il mercato interno mostra segnali contrastanti. Nel settore dei distillati, ad esempio, AssoDistil segnala un calo nei consumi nel 2024, frenato dall’incertezza economica e dai cambiamenti nelle abitudini degli italiani. Però, secondo una ricerca di Italia del Gusto con Nomisma, il comparto food&beverage continua a tenere bene all’estero.

Sul fronte dei consumi domestici, si nota una voglia crescente di spontaneità e convivialità: il 71% degli italiani preferisce occasioni informali, senza troppi formalismi. “A tavola vogliamo sentirci a nostro agio”, racconta una giovane intervistata a Milano. Rispetto a dieci anni fa, si cerca più semplicità e autenticità.

Annata difficile ma promettente per i vini dell’Alto Adige

Il 2024 è stato un anno complicato per i vignaioli altoatesini: inverno mite, primavera piovosa e raccolta in ritardo. Ma, dicono i produttori, la qualità delle uve lascia ben sperare per vini freschi e di carattere. “Abbiamo faticato molto”, spiega Franz Rottensteiner, “ma i risultati ci stanno sorprendendo”.

Il futuro tra rischi globali e chance da cogliere

Guardando avanti, il settore agroalimentare italiano dovrà continuare a puntare su innovazione, qualità e capacità di adattarsi ai mercati mondiali. Le sfide sono molte: dalla volatilità dei prezzi alle tensioni geopolitiche, fino alle nuove richieste dei consumatori. Ma la forza delle filiere italiane – conclude Pantini – sta nella capacità di cambiare senza perdere la propria identità. Solo così si potrà mantenere quel primato che oggi sembra a portata di mano, ma mai scontato.

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