Un affascinante viaggio dal sud al nord del Portogallo ci guida alla scoperta della filiera produttiva dei tappi di sughero, un elemento iconico che gioca un ruolo cruciale nel mondo del vino. Il tappo in sughero non è solo un semplice dispositivo di chiusura, ma rappresenta un legame profondo con la tradizione vitivinicola e una testimonianza di un sistema agroforestale unico al mondo: la sughereta. Il Portogallo, noto come la patria del sughero, è il cuore produttivo di questo settore, caratterizzato da un equilibrio tra agronomia, selvicoltura e biodiversità.
Il tour alla scoperta del sughero firmato MASILVA, uno dei protagonisti del settore, inizia nell’Alentejo, una regione del sud del Portogallo. Qui, tra le maestose foreste di sughere, si svolge la raccolta del sughero nel mese di luglio, un momento cruciale per l’industria. Le foreste di sughero non sono solo fonti di materia prima, ma anche custodi di un patrimonio ecologico e culturale che ha radici profonde nel territorio.
Il contesto storico del Portogallo, capitale del sughero
Il legame storico tra il Portogallo e il sughero è antico, ma il vero impulso economico si colloca a metà dell’Ottocento. Con la costruzione della prima linea ferroviaria nel 1852, molte aziende legate al settore del sughero si spostarono da Lisbona a Porto, dove si trovano ancora oggi i principali poli industriali. Questo spostamento ha segnato l’inizio di un periodo di crescita e sviluppo che ha consolidato la posizione del Portogallo come leader mondiale nella produzione di sughero, grazie alla qualità e ai volumi raggiunti.
Attualmente, il Portogallo ospita circa 730.000 ettari di foreste di sughera, che rappresentano il 33% delle superfici globali. Le foreste portoghesi garantiscono, da sole, il 50% della produzione globale di sughero lavorabile, grazie a tre fattori chiave:
- Densità di piante per ettaro superiore rispetto ad altri paesi produttori come Spagna, Italia, Marocco e Algeria.
- Rese superiori grazie a pratiche gestionali consolidate.
- Un sistema di gestione forestale che unisce tradizione e innovazione.
La selvicoltura della sughera: patrimonio regolamentato
L’Alentejo è considerato il cuore geografico del settore, caratterizzato da suoli sabbiosi e un clima mediterraneo favorevole alla crescita della Quercus suber. Questa pianta non solo produce sughero, ma contribuisce a un paesaggio culturale che tutela la biodiversità, previene l’erosione e favorisce l’assorbimento di carbonio. Le foreste di sughero in Portogallo, per la maggior parte private, sono sottoposte a un regime di tutela rigoroso. Non è consentito piantare nuove sugherete senza autorizzazione statale, e il governo stabilisce quote e piani di gestione per garantire un equilibrio tra sfruttamento e conservazione.
La regolamentazione è necessaria a causa della specificità della Quercus suber, che cresce lentamente e ha cicli produttivi che si misurano in decenni. Ogni intervento silviculturale, dalla piantagione alla decortica, ha effetti a lungo termine e richiede una pianificazione attenta, che si estende oltre le singole generazioni.
Il ciclo di produzione della corteccia: quanto tempo ci vuole per fare un tappo?
Il viaggio del sughero inizia con la piantagione, ma la prima decortica avviene dopo circa 25 anni. Il sughero ottenuto in questa fase, noto come desbóia, non è idoneo per la produzione di tappi. Solo dopo ulteriori 9 anni si può effettuare la seconda decortica, ottenendo sughero di qualità tecnica per la tappatura. Da quel momento, ogni 9-10 anni la pianta viene raccolta di nuovo, rispettando i suoi tempi di rigenerazione. Una singola quercia può vivere oltre 150 anni, garantendo così più di una dozzina di cicli produttivi nel corso della sua vita.
Questa longevità richiede una pianificazione agronomica e forestale a lungo termine, mantenendo una continuità nella gestione e una visione che supera il singolo ciclo di produzione.
L’innovazione agronomica: la sfida dell’irrigazione
Uno dei principali limiti della coltura del sughero è la lentezza della fase giovanile. Oggi si stanno sperimentando tecniche di irrigazione controllata e gestione idrica per accelerare lo sviluppo iniziale delle piante. L’obiettivo è ridurre il tempo della prima decortica da 25 anni a circa 9, anticipando così la disponibilità di sughero idoneo e rendendo più sostenibili economicamente i nuovi impianti.
Oltre al suo valore produttivo, la sughereta è riconosciuta come un ecosistema multifunzionale. Essa fornisce habitat a molteplici specie vegetali e animali, funge da barriera naturale contro la desertificazione e garantisce servizi ecosistemici essenziali come la regolazione climatica e il sequestro di carbonio. La gestione forestale della sughereta, quindi, non è solo una questione economica, ma riveste anche un’importanza cruciale dal punto di vista ambientale e sociale.
Dopo la raccolta, le plance di sughero vengono accatastate all’aperto in piazzali vicini alle foreste, dove rimangono per un periodo di 6-9 mesi. Durante questa fase, avvengono tre processi fondamentali che preparano il materiale alla successiva trasformazione industriale:
- Il sughero perde l’umidità in eccesso.
- Stabilizza la sua struttura cellulare.
- Sottoposto a processi ossidativi e di maturazione.
Questi passaggi sono essenziali per garantire che il sughero possa essere lavorato con successo e trasformato in tappi di alta qualità.
Nel prossimo articolo, ci sposteremo a nord, nei reparti di stoccaggio e lavorazione del sughero, per scoprire i passaggi successivi che portano il sughero dall’albero alla bottiglia, continuando a esplorare questa filiera affascinante e fondamentale per il mondo del vino.