Milano, 14 novembre 2025 – L’export di vino italiano in Russia si trova a un bivio difficile. Il crollo del rublo, il rincaro delle bollette energetiche e le sanzioni finanziarie stanno mettendo a dura prova un mercato che fino a poco tempo fa era uno dei più redditizi per il made in Italy. Negli ultimi giorni la situazione è peggiorata: si vedono code di camion chilometriche al confine tra Lettonia e Russia, con tante partite di merce ferme in dogana. Gli addetti ai lavori temono che la crisi possa ancora peggiorare.
Rublo in caduta e sanzioni: il vino italiano rischia il blocco
L’Unione Italiana Vini (Uiv) segnala che i problemi non sono solo logistici. Le sanzioni contro le banche russe stanno rendendo quasi impossibili i pagamenti da Mosca. “Stiamo perdendo un mercato strategico per l’Italia”, ha detto Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv. Ha ricordato che l’Italia è il principale fornitore di vino in Russia, proprio mentre gli ordini avevano ripreso a salire. “Per ora consigliamo alle aziende italiane di spedire in Russia solo se hanno garanzie solide sui pagamenti”, ha aggiunto.
Il rischio più concreto è la sospensione dei pagamenti e la perdita delle assicurazioni sulle merci già partite. Molte aziende temono di non vedere un euro per le forniture già consegnate o in viaggio. Una situazione che sta preoccupando soprattutto i produttori delle regioni più legate all’export verso Est.
Numeri in crescita prima della crisi: l’Italia guida il mercato russo
I dati dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, basati su cifre doganali, raccontano un mercato in piena espansione fino al 2024. Solo nel 2024 la Russia ha importato vino italiano per 375 milioni di dollari, con un aumento dell’11% rispetto all’anno prima. Nel complesso, le importazioni di vino dall’estero verso la Russia hanno superato 1,1 miliardi di dollari.
L’Italia si conferma leader con una quota del 30%, davanti a Francia e Spagna. Nel 2021 la domanda di spumanti italiani è cresciuta del 25%, mentre i vini fermi imbottigliati sono saliti del 2%. Tra i preferiti di Mosca ci sono il Prosecco, il Lambrusco e l’Asti spumante, insieme ai vini Dop di Toscana, Sicilia, Piemonte e Veneto. “La Russia era diventata un mercato fondamentale anche per le cantine più piccole”, ha raccontato un produttore veneto che ha preferito rimanere anonimo.
Effetti a catena: anche l’Ucraina frena
Non è solo la Russia a preoccupare. Anche l’Ucraina, dove l’Italia è il principale fornitore di vino, mostra segnali di rallentamento. Nei primi nove mesi del 2021, le importazioni ucraine di vini italiani erano salite del 20% per vini fermi e frizzanti e addirittura del 78% per gli spumanti. Oggi però la guerra e le tensioni geopolitiche rendono incerto il futuro delle esportazioni verso Kiev.
Le aziende italiane stanno quindi rivedendo le loro strategie e cercando nuovi mercati. “Stiamo guardando all’Asia e all’America Latina”, ha detto un responsabile commerciale di una nota cantina piemontese. Ma la sensazione comune è che recuperare in fretta i volumi persi tra Russia e Ucraina sarà molto difficile.
Allarme tra i produttori: “Serve chiarezza e certezze”
Nelle campagne del Nord-Est e sulle colline toscane si respira un clima di preoccupazione. Le associazioni di categoria sono sommerse di telefonate: c’è chi chiede informazioni sulle assicurazioni, chi vuole sapere cosa sta succedendo alle frontiere. “Ci serve chiarezza sulle regole e sui tempi”, ha detto un rappresentante del Consorzio Prosecco Doc.
Per ora, l’Unione Italiana Vini consiglia la massima cautela: niente spedizioni senza garanzie certe sui pagamenti. Solo così si potrà sperare di evitare che questa crisi in Russia si trasformi in un danno grave per tutto il settore vitivinicolo italiano.
