Parma, 16 novembre 2025 – L’Italia chiude la campagna del pomodoro da industria 2025 con 5,8 milioni di tonnellate prodotte, superando la Cina e tornando così al secondo posto mondiale, subito dopo gli Stati Uniti. Un risultato positivo, anche se il raccolto è cresciuto solo di poco rispetto al 2024 e resta comunque intorno al 10% sotto le previsioni iniziali. A pesare sul bilancio finale sono stati soprattutto i cambiamenti climatici e le oscillazioni dei mercati internazionali, che hanno influenzato quantità e qualità del prodotto.
L’Italia riprende il secondo posto mondiale
Secondo i dati di Anicav, l’associazione nazionale degli industriali delle conserve vegetali, quest’anno in Italia sono stati coltivati 78.695 ettari di pomodoro destinato all’industria. La produzione totale, pari a 5,8 milioni di tonnellate, segna un leggero passo avanti rispetto al 2024, ma resta lontana dagli obiettivi fissati all’inizio della stagione. Il sorpasso nei confronti della Cina si è concretizzato in un momento difficile per il gigante asiatico: le piogge torrenziali che hanno colpito le zone più produttive hanno ridotto drasticamente la raccolta, scesa a 4,9 milioni di tonnellate, meno della metà rispetto all’anno scorso.
Una campagna segnata da difficoltà
Nonostante il risultato a livello globale, la stagione italiana non è stata senza problemi. «I tempi di maturazione del pomodoro sono stati molto sfasati, allungando i periodi di lavorazione», spiega Marco Serafini, presidente di Anicav. Le aziende, soprattutto al Centro Sud, hanno faticato a far lavorare gli impianti a pieno ritmo, con conseguenti perdite di efficienza. Il prezzo pagato agli agricoltori, che secondo gli addetti ai lavori è il più alto al mondo, ha creato distorsioni nel mercato e messo a rischio la tenuta del settore. «L’aumento dei prezzi ha generato situazioni anomale, rischiando di mettere in crisi l’intero comparto», aggiunge Serafini.
Nord in crescita, Sud in difficoltà
La produzione si è distribuita in modo diverso tra Nord e Centro Sud. Nel Nord Italia la trasformazione ha toccato quota 3,12 milioni di tonnellate, con un aumento del 27,6% rispetto al 2024, grazie a condizioni climatiche più favorevoli e a una migliore organizzazione logistica. Al contrario, nel Centro Sud sono state lavorate 2,71 milioni di tonnellate, con un calo del 5,3% rispetto all’anno precedente. Qui le difficoltà sono state maggiori, sia per il clima che per la frammentazione delle superfici coltivate.
Mercati internazionali sotto la lente
Oltre ai problemi interni, il settore deve fare i conti con le incertezze dei mercati esteri e le politiche commerciali degli Stati Uniti. «Il comparto soffre per le condizioni spesso complicate dei mercati di destinazione e per le politiche tariffarie americane», sottolinea Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav. Le esportazioni italiane di prodotti derivati dal pomodoro restano molto legate alle dinamiche globali e alle scelte protezionistiche dei principali Paesi importatori.
Il futuro: tra sfide e richieste di stabilità
Guardando avanti, chi lavora nel settore chiede più stabilità e strumenti concreti per affrontare i problemi legati al clima e ai mercati. La campagna 2025 ha messo in luce la fragilità dell’equilibrio tra produzione agricola e industria di trasformazione. In Emilia-Romagna, per esempio, alcuni produttori denunciano ritardi nei pagamenti e difficoltà nell’accesso al credito. Solo una pianificazione attenta e investimenti mirati potranno mantenere alta la competitività dell’Italia nel mondo del pomodoro da industria.
Insomma, il sorpasso sulla Cina è un segnale positivo per il made in Italy agroalimentare, ma restano molte incognite sulla sostenibilità economica della filiera. Mentre nei campi si raccolgono i primi dati della stagione appena conclusa, tra gli operatori cresce la consapevolezza che la partita si giocherà sempre di più su innovazione e capacità di adattarsi ai cambiamenti in corso.
