L’Europa in crisi: i dazi USA al 15% come risposta a una relazione difficile

L'Europa in crisi: i dazi USA al 15% come risposta a una relazione difficile

L'Europa in crisi: i dazi USA al 15% come risposta a una relazione difficile

Redazione Vinamundi

21 Agosto 2025

La recente gestione dei rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti mette in evidenza la scarsa capacità politica dell’Unione Europea. L’accordo commerciale che prevede dazi del 15% su una serie di prodotti europei rappresenta una chiara sottomissione all’influenza americana, con una mancanza di opposizione evidente. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha affermato che “l’accordo porta prevedibilità per le nostre aziende e i nostri consumatori”, ma queste dichiarazioni risultano poco credibili di fronte a un contesto in cui le merci europee subiranno penalizzazioni significative.

le conseguenze per il settore vitivinicolo

Un settore particolarmente colpito è quello vitivinicolo. La conferma del dazio del 15% sul vino rappresenta una vera e propria stangata per un comparto già in difficoltà. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini, ha avvertito che questo dazio inciderà pesantemente sull’export, che vale circa 2 miliardi di euro l’anno, con un’incidenza del 24% sul totale delle esportazioni globali. Frescobaldi ha dichiarato: “Sarà un secondo semestre molto difficile”, esprimendo la speranza che le parti possano rivedere l’accordo in futuro.

l’impatto sulle esportazioni italiane

Con l’aliquota sul vino ora confermata, Paolo Castelletti, segretario generale di UIV, ha sottolineato che “il tempo delle deroghe è finito”. La situazione è allarmante:

  1. 76% delle bottiglie italiane spedite lo scorso anno si trova in una “zona rossa” per l’esposizione ai dazi.
  2. Varietà iconiche come il Moscato d’Asti e il Chianti Classico sono tra le più vulnerabili.

Anche nel settore della grappa ci sono preoccupazioni simili. Nuccio Caffo, presidente del Consorzio Nazionale Grappa, ha auspicato che i tempi di chiarezza possano consentire ai produttori di organizzarsi meglio per affrontare il mercato americano. Tuttavia, l’incremento dei prezzi al consumatore è un rischio concreto che potrebbe compromettere la competitività dei prodotti europei. Le stime parlano di un danno cumulato per le imprese di circa 317 milioni di euro nel corso dei prossimi dodici mesi, cifra che potrebbe salire a 460 milioni se il dollaro continuerà a essere svalutato.

strategie future per l’industria vinicola

In questo contesto, l’Europa si trova a dover affrontare un aumento dei costi e una diminuzione delle vendite. Si pone quindi la questione se continuare a cercare l’attenzione degli Stati Uniti o esplorare nuove strategie. Un esempio positivo proviene dalla Scotch Whisky Association, che ha diversificato i propri mercati guardando verso l’Asia e stabilendo collaborazioni proficue con l’India.

Sarebbe auspicabile che l’industria vinicola europea decidesse di investire in innovazione e diversificazione. La qualità del vino, l’enoturismo e le storie che esso porta con sé potrebbero diventare leve per attrarre nuovi consumatori, non solo negli Stati Uniti ma anche in mercati emergenti. L’esperienza e la cultura associata al vino possono rappresentare un valore aggiunto, capace di attrarre anche al di fuori dei confini tradizionali.

La strategia commerciale dell’Europa deve evolvere, abbandonando la sottomissione e cercando di costruire relazioni più eque e reciprocamente vantaggiose. Questo approccio non solo potrebbe migliorare le condizioni di mercato, ma contribuirebbe anche a rafforzare l’immagine del vino europeo nel contesto globale. La sfida è quella di trasformare la crisi in opportunità, utilizzando la creatività e l’innovazione per rispondere a un mercato in continua evoluzione.

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