La Francia ferma l’export di bovini: cosa significa per il mercato europeo?

La Francia ferma l'export di bovini: cosa significa per il mercato europeo?

La Francia ferma l'export di bovini: cosa significa per il mercato europeo?

Redazione Vinamundi

1 Novembre 2025

Milano, 5 giugno 2024 – La Francia ha bloccato l’export di bovini fino al 4 novembre. A deciderlo è stata la ministra dell’Agricoltura, Annie Genevard, per cercare di fermare la diffusione della dermatite nodulare bovina. Una scelta che, secondo gli allevatori italiani, rischia di creare un vuoto negli approvvigionamenti di carne già dalla prossima primavera. A lanciare l’allarme è Massimiliano Ruggenenti, presidente del Consorzio lombardo produttori Carne Bovina. Per lui, il blocco francese potrebbe mettere in ginocchio un settore nazionale già fragile.

Francia ferma le esportazioni: cosa succede all’Italia

La Francia, primo fornitore europeo di bovini da carne, ha stoppato le esportazioni dopo l’aumento dei casi di dermatite nodulare, una malattia virale che colpisce i capi e provoca pesanti danni economici. I dati dell’Institut de l’Elevage dicono che nel 2024 Parigi ha esportato circa 940mila vitelli (tra 4 e 15 mesi) per un valore totale di 356 milioni di euro. L’Italia è il mercato principale, con il 61% delle esportazioni francesi, seguita dalla Spagna (11%).

“Questa sospensione creerà un buco negli approvvigionamenti e renderà ancora più fragile il sistema italiano, che già oggi produce a malapena il 50% della propria carne bovina”, spiega Ruggenenti. Parla dei cosiddetti broutard, vitelli da carne destinati all’ingrasso, che arrivano soprattutto dalle regioni del Nord. In Lombardia, per esempio, gran parte della filiera dipende dall’importazione di questi animali giovani dalla Francia.

Un settore già sotto pressione

Il blocco francese arriva in un momento delicato per la zootecnia italiana. I dati di Ismea mostrano che il nostro Paese copre solo la metà del suo fabbisogno di carne bovina con la produzione interna. Il resto arriva soprattutto da Francia e Spagna. “Se il blocco dovesse durare più a lungo di novembre, rischiamo di restare senza scorte e di vedere i prezzi al consumo salire”, confida un allevatore della provincia di Cremona, preoccupato per i mesi che verranno.

Secondo fonti del settore, la scelta di Parigi è stata l’ultima spiaggia, presa dopo che abbattimenti preventivi e campagne vaccinali non hanno fermato la malattia. La dermatite nodulare si trasmette tramite insetti come le zanzare. Non è pericolosa per l’uomo, ma provoca lesioni cutanee e cali di produzione nei bovini. “Abbiamo visto episodi simili in passato, ma mai così estesi”, ammette un veterinario dell’Ats Milano.

Il mondo degli allevatori: paura e preoccupazioni

Nelle stalle di Lombardia e Veneto, la notizia del blocco è stata una vera doccia fredda. “Siamo preoccupati per la tenuta delle nostre aziende”, dice Ruggenenti. “Già oggi è dura trovare capi di qualità e mantenere prezzi competitivi”. Le associazioni di categoria avvertono che il blocco francese potrebbe avere effetti a catena: dalla macellazione alla distribuzione, fino alle tavole dei consumatori.

Qualcuno teme che la scarsità di animali possa aprire la porta a carne proveniente da Paesi extra-Ue, con standard qualitativi non sempre all’altezza. “Non possiamo abbassare la guardia sulla sicurezza alimentare”, avverte un rappresentante di Coldiretti Lombardia.

Cosa ci aspetta per l’autunno

Il governo italiano tiene d’occhio la situazione. Per ora non sono previste misure straordinarie, ma il Ministero dell’Agricoltura sta seguendo da vicino i flussi commerciali e i prezzi all’ingrosso. “Siamo in contatto con le autorità francesi e con la Commissione europea”, conferma una fonte del ministero.

Solo nelle prossime settimane si capirà davvero quanto peserà la sospensione sulle forniture italiane. Intanto, nelle campagne del Nord si guarda con apprensione all’autunno: se il blocco durerà oltre novembre, il rischio è una crisi negli approvvigionamenti e nuovi rincari in macelleria.

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