Verona, 8 novembre 2025 – Progresso e tensioni: è questo il tema che ha attraversato la 44ª edizione del Premio Masi, svoltasi pochi giorni fa tra le colline della Valpolicella. La Fondazione Masi ha riunito nomi di spicco della scienza, della cultura e dell’imprenditoria internazionale. Nelle antiche cantine di Gargagnago, José Vouillamoz, Gilles Kepel, Fabrizio Plessi, Alberto Bombassei e Federica Manzon hanno lasciato la loro firma sulla tradizionale botte di Amarone, dando il via a un’edizione che ha voluto mettere a fuoco le contraddizioni del nostro tempo: da un lato il salto della tecnologia, dall’altro l’aumento delle tensioni sociali e geopolitiche.
Premio Masi 2025: radici profonde e sguardo avanti
“Il Premio Masi non è solo un riconoscimento, ma una festa per la nostra terra, la sua storia, la sua cultura”, ha detto Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, davanti a un pubblico raccolto tra botti e luci soffuse. La cerimonia, scandita dal rito della firma sulla botte, ha visto protagonisti – tra cui l’ampelografo svizzero José Vouillamoz e il politologo francese Gilles Kepel – confrontarsi su un tema centrale: “Il progresso che avanza ma che deve fare i conti con la necessità di proteggere le nostre radici”, ha sottolineato Isabella Bossi Fedrigotti, presidente della Fondazione Masi.
La scelta dei premiati, ha aggiunto Bossi Fedrigotti, riflette “quella visione critica e costruttiva che da sempre anima il Premio: un dialogo tra tradizione e innovazione, tra passato e futuro”. Un equilibrio fragile, oggi più che mai.
Voci dal mondo: scienza, arte e politica
Durante la premiazione, i protagonisti hanno portato testimonianze diverse, ma unite da una stessa consapevolezza. “Gran parte del mio lavoro si è concentrato sullo studio delle radici genetiche delle straordinarie varietà di vite italiane”, ha raccontato Vouillamoz, che ha vissuto un anno e mezzo vicino al Veneto. “Questo riconoscimento celebra non solo la scienza, ma anche la cultura viva del vino italiano”.
Gilles Kepel, esperto delle dinamiche del Medio Oriente, ha ricordato il suo primo viaggio verso Istanbul nel 1974, partito proprio da Venezia. “Ricevere un premio legato a questa città ha per me un significato speciale”, ha spiegato. “Venezia è stata la mia porta d’Oriente. Oggi più che mai serve una conoscenza che sappia guidare il progresso tecnologico verso la comprensione tra i popoli”.
Sul palco anche l’artista Fabrizio Plessi, che ha sottolineato il ruolo dell’arte come linguaggio universale: “La tecnologia non è una minaccia, ma uno strumento per restituire emozione e umanità al mondo contemporaneo”. La scrittrice triestina Federica Manzon ha invece riflettuto sul valore dei confini – sempre più sfumati – e sul rapporto tra creatività e intelligenza artificiale: “L’uomo deve scegliere se costruire una nuova identità o rischiare di perderla”.
Il vino come specchio del cambiamento
La cerimonia si è svolta a Monteleone21, nuovo polo di cultura del vino e turismo del vino di Masi. Tra bottiglie di Amarone Costasera decorate in oro dai maestri vetrai veneziani e il Grosso Veneziano firmato dall’orafo Alberto Zucchetta, si è parlato di come il vino stesso debba oggi fare i conti con il cambiamento climatico e le tensioni globali. “Scienza e tutela della biodiversità devono andare di pari passo”, ha ribadito Vouillamoz.
Durante il dibattito, moderato dal giornalista Alessandro Milan, si è affrontato il tema dei confini – geografici e culturali – come spazi di divisione, ma anche di rinnovamento. “Solo così”, ha osservato Kepel, “i conflitti possono diventare occasioni di crescita”.
Innovare senza perdere le radici
Non è mancato l’intervento dell’imprenditore vicentino Alberto Bombassei, che ha lanciato un messaggio video: “L’innovazione è il ponte che ci permette di attraversare i grandi cambiamenti senza perdere il legame con le nostre radici”. Un pensiero condiviso anche da Sergio Valente, importatore a Taiwan premiato con la Targa Giorgio Boscaini per il suo impegno nella diffusione dei valori veneti nel mondo.
In un momento storico segnato da crisi internazionali e cambiamenti tecnologici veloci, il Premio Masi 2025 si è confermato un luogo di confronto tra esperienze diverse. Un’occasione per riflettere su come guidare il progresso senza perdere ciò che rende unica una comunità: la memoria, la cultura, la voglia di dialogare.
