Il mercato del vino in Italia sta vivendo un periodo di transizione, contraddistinto da segnali di rallentamento nei canali di vendita, sia domestici che nel segmento fuoricasa. Dopo l’euforia dei consumi post-Covid, si è assistito a una stabilizzazione dei consumi e a un aumento dei prezzi. Nei primi otto mesi del 2025, il prezzo medio delle bottiglie è aumentato di oltre il 10%, mentre i volumi delle vendite hanno registrato una diminuzione. Anche se alcune denominazioni storiche continuano a performare bene, il quadro generale rimane complesso.
Le difficoltà economiche che colpiscono sia i consumatori che i produttori, unite alla crescente concorrenza di cocktail e mixology, hanno influito significativamente sui consumi di vino, in particolare tra i giovani. Questo contesto globale, caratterizzato da crisi economiche e conflitti, ha reso il mercato del vino ancora più fragile. Se i vini rossi mostrano segni di sofferenza, i bianchi si difendono meglio, con alcune varietà, come quelle dell’Etna, che stanno addirittura crescendo. Le bollicine, pur mantenendo il loro appeal, stanno rallentando rispetto ai ritmi sostenuti del passato.
La qualità come chiave per il futuro
Con la consapevolezza che il futuro prevede una contrazione ulteriore nei volumi di vendita, emerge una crescente attenzione verso la qualità e il pregio delle bottiglie. In questo contesto, il tema dei ricarichi nei ristoranti è diventato centrale nel dibattito, poiché i margini di guadagno si stanno assottigliando e le possibilità di rivedere strategie diventano sempre più limitate. L’analisi di quattro importanti distributori di vino in Italia, membri di Excellence Sidi, offre spunti interessanti su questa evoluzione.
- Luca Cuzziol di Cuzziol GrandiVini osserva una leggera contrazione del mercato, ma sottolinea che ci sono aziende in crescita.
- Marcello Meregalli del Gruppo Meregalli ricorda una crisi nel mercato, che ha colpito le bottiglie più prestigiose, ma la ripresa a partire da giugno ha portato risultati migliori rispetto agli anni precedenti.
- Alessandro Sarzi-Amadè di Sarzi-Amadè conferma che, nonostante il calo dei volumi, i fatturati si mantengono grazie all’aumento del prezzo medio.
- Leonardo Sagna di Sagna evidenzia la necessità di un approccio più razionale dopo l’euforia dei consumi post-pandemia.
Denominazioni che si distinguono
Nonostante il quadro generale, ci sono denominazioni che stanno performando meglio. L’Etna, ad esempio, resiste grazie alla sua piccola superficie vitata di 1.300 ettari, mantenendo una domanda alta rispetto all’offerta. Anche le bollicine italiane, come il Franciacorta, continuano a ottenere buoni risultati. Tuttavia, il mercato dei grandi rossi, come il Brunello di Montalcino, ha risentito della mancanza di turisti, con una diminuzione delle vendite rispetto agli anni precedenti.
Uno dei temi più discussi è quello dei ricarichi al ristorante, che in alcuni casi risultano elevati rispetto ai prezzi di ingresso delle bottiglie. Cuzziol spiega che il problema è radicato in tutta la filiera, dove tutti gli attori affrontano costi crescenti. Meregalli e Sarzi-Amadè concordano sulla complessità del tema, poiché i ristoratori devono fare i conti con aumenti di prezzo non sempre giustificati da un miglioramento della qualità del servizio o del prodotto.
Collaborazione per il futuro
In un momento in cui il mercato del vino deve affrontare sfide significative, è fondamentale che i produttori, i distributori e i ristoratori collaborino per trovare soluzioni che bilancino i prezzi e la qualità. La capacità di leggere i segnali del mercato diventa cruciale, specialmente per attrarre i giovani consumatori, il cui interesse per il vino è spesso limitato. Cuzziol sottolinea l’importanza di rendere il vino un prodotto “cool”, capace di attrarre le nuove generazioni.
Nonostante le sfide, c’è un’aria di ottimismo tra i distributori. Meregalli prevede un incremento dei volumi nei consumi già nel 2026, mentre Sarzi-Amadè è fiducioso che i produttori di qualità non avranno difficoltà a resistere. Sagna osserva come il mercato abbia dimostrato una certa resilienza nonostante le difficoltà, un segnale positivo per il futuro del vino italiano.
In questo contesto di cambiamento e sfide, il settore del vino è chiamato a reinventarsi, mantenendo viva la tradizione ma anche innovando per rispondere alle nuove esigenze dei consumatori.
