Il bilancio del settore vinicolo nel 2025 non lascia spazio a ottimismo. I consumi globali sono diminuiti e anche mercati fino a poco tempo fa in crescita, come quello statunitense, mostrano segni di saturazione. Le aziende vinicole devono fare i conti con un contesto sempre più complesso e competitivo.
Ristrutturazioni e vendite tra le aziende vinicole
Non mancano segnali di disimpegno da parte di chi non produce esclusivamente vino. Pernod Ricard ha ceduto le sue attività spumantistiche americane alla famiglia Trinchero, specializzata solo in vino, mentre Constellation Brands ha trasferito parte del suo portafoglio a E&J Gallo e The Wine Group. Anche Treasury Wine Estates ha dovuto svalutare marchi acquisiti, annunciando un profit warning del 30% sotto le attese per i dati di metà febbraio.
Unire le forze per affrontare la crisi
Alcune aziende tentano di trovare soluzioni collaborative. Advini ha annunciato un’alleanza con la principale cooperativa vinicola francese, una mossa che potrebbe rappresentare un modello per affrontare il calo dei consumi e mantenere competitività sui mercati internazionali.
Numeri alla mano: calo dei consumi e dell’export
I dati globali parlano chiaro: consumi, produzione e commercio mondiale di vino sono in calo. Dopo l’exploit del Prosecco, anche l’export italiano segna un segno negativo, un fatto inusuale al di fuori del periodo Covid. La tendenza sembra consolidarsi e preoccupa gli operatori del settore.
Perché il 2026 non promette grandi novità
Le basi per prevedere un anno migliore non sembrano solide. La crescita anomala registrata durante il periodo Covid aveva creato illusioni, ora dissipate. Il vino è aumentato di prezzo del 15%, mentre i redditi della maggior parte delle famiglie non hanno seguito lo stesso ritmo, portando a un calo dei consumi.
Il fattore salutista e le nuove abitudini dei consumatori
Il cambiamento culturale gioca un ruolo decisivo. L’alcol viene visto con sempre maggiore attenzione e in chiave negativa. Anche i giovani, pur interessati al vino, ne consumano quantità ridotte rispetto al passato. La percezione di benessere e salute influenza le scelte, limitando la domanda.
Sfide strutturali del settore vinicolo
Il mercato del vino affronta difficoltà strutturali, non cicliche. Non ci sono innovazioni di prodotto in grado di ravvivare la domanda nel breve termine. Gli scenari di commercio internazionale e i dazi rimangono incerti, e la crescita dei consumi in paesi emergenti, come la Cina, non appare imminente.
L’Italia e il rischio di stagnazione produttiva
L’Italia resta uno dei pochi grandi produttori mondiali a non espiantare la vite, nonostante rappresenti quasi il 20% della produzione globale. Francia e Spagna hanno iniziato strategie di adattamento, ma il nostro paese mostra scarsa propensione al cambiamento, rischiando di rimanere indietro.
Il mercato azionario riflette le difficoltà
Anche la borsa conferma lo scenario difficile: delle 18 aziende vinicole quotate monitorate, 14 hanno chiuso il 2025 in negativo, con trend simili nell’ultimo mese e nell’ultima settimana. L’andamento finanziario non lascia intravedere segnali di ripresa immediata.
