I migliori spumanti da stappare a Capodanno, quali sono?

L’arrivo del Capodanno è sinonimo di festeggiamenti e di brindisi per accogliere il nuovo anno, ma cosa si stappa durante questo momento speciale?

Ecco qui di seguito le scelte migliori quando si tratta di spumanti per Capodanno o di vini per Capodanno, e da dove nasce questa tradizione di alzare i calici per il brindisi di Capodanno? Scopriamolo insieme!

I migliori spumanti da stappare a Capodanno

Non esiste solo lo spumante tra i vini di capodanno: coloro che prediligono il vino rosso potrebbero optare per un vino rosso corposo di qualità superiore come un Barolo o un Amarone.

Non bisogna per forza attenersi alla tradizione, un vino di Capodanno rosso è sempre una scelta adatta per sollevare i calici e festeggiare il brindisi di fine anno non convenzionale.

Meno utilizzati, ma non per questo da dimenticare, sono i vini bianchi fermi per brindare all’anno nuovo, come il Pinot Bianco o lo Chardonnay, i quali possono essere la scelta perfetta per chi non è fan delle bollicine ma vuole comunque un vino bianco fresco e meno impegnativo di un vino rosso per cominciare con il giusto spirito il nuovo anno.

Se si vuole essere invece tradizionali, qui di seguito vi consigliamo alcuni dei migliori spumanti da stappare a Capodanno.

sciabolare bottiglia di vino
Perché sciabolare una bottiglia di vino: l’origine dell’usanza (Vinamundi.it)

Iniziamo con il Brut Nature Spumante DOC 2016 della Cantina Kaltern, la quale riunisce 400 vigneron e comprende 1.100 vigneti che si affacciano sul Lago di Caldaro, e che quindi si arrampicano su per le montagne ad altitudini anche notevoli.

Lo spumante in questione proviene da uve Chardonnay e Pinot Nero, i vigneti sono posti a oltre 600 metri di altitudine e ogni annata il blend viene tarato diversamente, anche se l’obiettivo è il medesimo: ottenere uno spumante secco, verticale e insieme strutturato, con finale persistente (ed estremamente versatile).

Passiamo poi a un must del Capodanno, il Ferrari Trentodoc che, da decenni, ha un forte legame con il mondo dello sport e con le bottiglie della Maison si è brindato a tante vittorie nel mondo.

Non solo, anche le bollicine trentine hanno sovente accumulato una serie di premi in campionati internazionali per la qualità e l’eccellenza di tante proprie referenze.

Dopo la recente nomina a Sparkling Wine Producer of the Year 2021 da parte di The Champagne & Sparkling Wine World Championships, Ferrari Trento ha conseguito un ulteriore importante titolo con il Ferrari Perlé Nero Riserva 2012 formato Magnum, nominato World Champion per la categoria Blanc de Noirs. E quando si stappa questo vino davvero ci si sente sul gradino più alto del podio.

Il Franciacorta Brut DOCG “Grande Cuvée Alma Brut” – Bellavista è caratterizzato dal perlage fine e continuo, con abbondante e persistente corona, mentre al naso il profumo è ampio e abbraccia sfumature di frutta dolce e leggermente matura con sottili accenni di vegetali e vaniglia. Infine in bocca è sapido e completo, fresco e vibrante, dal finale lungo, elegante e armonioso.

I grandi vigneron tra le tante virtù ne possiedono una non comune alla maggior parte dei mestieri, quella di saper aspettare anche lunghi mesi prima di rilasciare un vino.

Nella cantina di Montalbera, posta tra i Comuni di i comuni di Grana, Castagnole Monferrato e Montemagno e collocata lungo una vertiginosa dorsale e affacciata su uno spettacolare anfiteatro di vigneti, quest’arte la si coltiva da almeno tre generazioni.

Celebre per i suoi Ruchè, pregiati vini rossi, Montalbera produce anche il notevole 120+1 Spumante Metodo Classico Pas Dosè, ottenuto da sole uve di Pinot Nero.

Il vino ha una lunga maturazione sui lieviti, 10 anni più uno, si legge, che è un po’ la ciliegina sulla torta, cioè il giorno in cui è avvenuta per la prima volta la colmatura dopo il dégorgement con solo il vino della medesima cuvée. Un dettaglio che influisce sulla tavolozza aromatica e gustativa di queste bollicine piemontesi.

Impareggiabile per il terroir da cui ha origine in Alta Langa, che si esprime con una bottiglia di prim’ordine dell’antica maison Enrico Serafino, l’Oudeis Brut Alta Langa DOCG Metodo Classico millesimato deve il suo nome al leggendario Ulisse, eroe dell’Odissea.

Un nome che vuole quindi sottolineare l’unicità di un territorio che detta le regole da seguire in vigna come in cantina. Oudeis è ottenuto con le uve di filari selezionati di Pinot Nero (85%) e Chardonnay (25%).

L’affinamento sui lieviti avviene per almeno 36 mesi e la liquer d’expedition somministrata dopo la sboccatura è preparata secondo una ricetta segreta che nessuno conosce al di fuori della cantina.

Da qualche anno la Guido Berlucchi ha avviato un progetto mirato a produrre spumanti italiani con uno strettissimo legame con il territorio, con lo scopo di estrarre il meglio dai propri vigneti.

Da questo obiettivo è nata la linea Berlucchi ’61 Nature, di cui si apprezzano i risultati già nelle prime possibili degustazioni verticali (l’affinamento sui lieviti per ognuno di essi è di almeno 5 anni).

Ebbene il Berlucchi ’61 Nature Rosé Franciacorta Millesimato possiamo servirlo tranquillamente durante le feste invernali anche per accompagnare piatti importanti tipici della stagione.

Nei pressi del Castello di Monreale (Könisberg) e circondato dai boschi di Faedo, alle pendici delle Dolomiti, c’è un vigneto particolarmente votato alle uve di Chardonnay e Pinot Nero. È

Un angolo magico che solo i vignaioli più accorti sanno curare con la dovuta dedizione, come Endrizzi, azienda fedele al metodo classico e tra le prime a promuovere il Trentodoc.

Così, dai filari di Piancastello è nato di recente il Piancastello Zero, Spumante Trentodoc, una bolla che esprime al meglio il terroir originario e le note aromatiche dei vitigni, grazie anche alla scelta del pas dosé: il risultato è un bouquet ricco, suadente e in bocca, con persistenza, continua a sedurci e sorprenderci.

Infine, non si valorizza mai abbastanza il Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese, eppure qui c’è un vitigno che ha trovato la sua seconda casa fin dalla metà dell’Ottocento.

L’Oltrepò, infatti, custodisce il 75% dei vigneti di Pinot Nero presenti in Italia ed è quindi l’area di maggiore produzione del vitigno dopo la Borgogna e la Champagne.

Alcuni produttori hanno assunto il Pinot Nero a vero e proprio vessillo della viticoltura locale, tra questi Castello di CigognolaMoratti Cuvée More Pas Dosè, Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero DOCG.

Gestione cookie