Milano, 5 settembre 2024 – Giorgio Armani, uno degli stilisti e imprenditori più celebri del mondo, si è spento ieri nella sua casa di Milano, a 91 anni, dopo una lunga estate segnata da problemi di salute. La notizia è arrivata questa mattina dall’azienda che porta il suo nome. È stata annunciata anche l’apertura della camera ardente, che sarà accessibile al pubblico sabato 6 e domenica 7 settembre, dalle 9 alle 18, presso l’Armani/Teatro in via Bergognone 59, a Milano. I funerali si terranno in forma privata, come da volontà dello stilista.
L’addio a un gigante della moda italiana
Nato a Piacenza l’11 luglio 1934, Giorgio Armani aveva da poco festeggiato il suo novantunesimo compleanno. Punto di riferimento della moda italiana, ha creato la sua azienda nel 1974, trasformandola in un marchio di fama mondiale. Oggi il gruppo Giorgio Armani fattura 2,3 miliardi di euro e opera in diversi settori, dalla moda all’hotellerie fino alla ristorazione. Solo pochi giorni fa, Armani aveva comprato la storica Capannina di Forte dei Marmi, un segnale chiaro della sua voglia di continuare a fare impresa.
L’estate appena passata è stata dura. Per la prima volta in tanti anni, Armani non ha partecipato alle sfilate maschili di Milano né a quella della collezione Giorgio Armani Privé a Parigi. Un’assenza che ha fatto preoccupare chi lo seguiva da vicino, anche se i suoi collaboratori hanno spiegato che lui ha continuato a lavorare dietro le quinte fino all’ultimo.
Dalle vetrine della Rinascente al successo mondiale
La carriera di Armani inizia lontano dalle passerelle. Dopo aver lasciato gli studi di medicina, comincia come vetrinista alla Rinascente di Milano. Un dettaglio che, dicono i suoi collaboratori, non ha mai dimenticato: fino a poco tempo fa era lui a controllare gli allestimenti delle boutique in tutto il mondo. Nel 1965 incontra Nino Cerruti, che lo chiama per ridisegnare la confezione della sua azienda, la Hitman. Sette anni dopo, insieme al socio e compagno Sergio Galeotti, fonda la maison che porta il suo nome.
Da quel momento, la sua storia è diventata leggenda: i tagli puliti e destrutturati, i giacconi e i tailleur hanno cambiato il modo di vestire di intere generazioni. “Ha creato una visione che va oltre la moda, entrando nella vita di tutti i giorni”, si legge nella nota dell’azienda. “Lo ha guidato una curiosità instancabile e uno sguardo attento al presente e alle persone”.
Un’eredità che supera la moda
Per chi ha lavorato con lui — dipendenti, collaboratori storici, familiari — la sua scomparsa lascia un vuoto enorme. “In questa azienda ci siamo sempre sentiti come in famiglia”, hanno scritto i dipendenti in un messaggio diffuso alla stampa. “Oggi sentiamo la mancanza di chi questa famiglia l’ha fondata e fatta crescere con passione e visione”. E ancora: “Faremo di tutto per proteggere quello che ha costruito e portare avanti la sua azienda nel suo nome”.
Il legame tra Armani e la sua impresa era profondo, quasi un tutt’uno. Fino alla fine ha seguito da vicino le collezioni e i nuovi progetti, senza mai smettere di innovare. “Era instancabile”, lo ricordano i suoi collaboratori. Ma dietro la figura pubblica c’era anche un uomo riservato, attento ai dettagli e alle persone.
Camera ardente aperta al pubblico, funerali riservati
Milano, città che Armani aveva scelto per vivere e lavorare, si prepara a dargli l’ultimo saluto. La camera ardente sarà allestita all’Armani/Teatro, uno spazio simbolo del suo legame con la città e con il mondo dello spettacolo. Sarà aperta sabato 6 e domenica 7 settembre, dalle 9 alle 18. I funerali, invece, saranno strettamente privati, come richiesto dallo stilista.
In queste ore arrivano messaggi di cordoglio da tutto il mondo della moda e dalle istituzioni. “Un uomo che ha saputo interpretare il cambiamento senza mai perdere la sua identità”, ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Un’eredità che è difficile raccontare in poche parole: quella di chi ha trasformato un sogno personale in un patrimonio di tutti.
 
 