Export di vino negli USA: un declino post-scorte pre-dazi sorprendente

Export di vino negli USA: un declino post-scorte pre-dazi sorprendente

Export di vino negli USA: un declino post-scorte pre-dazi sorprendente

Redazione Vinamundi

2 Settembre 2025

La fotografia aggiornata di Wine Monitor Nomisma sulle importazioni di vino nei principali mercati mondiali nel primo semestre del 2025 offre un quadro complesso e sfaccettato. Mentre l’analisi generale mostra una crescita aggregata del +1,5% a valore e del +2,1% a volume per i dodici principali mercati internazionali, le singole nazioni evidenziano andamenti molto diversi, in particolare per quanto riguarda gli Stati Uniti, che rimane il principale mercato di riferimento per il vino italiano.

andamenti contrastanti negli stati uniti

I dati del primo semestre del 2025 rivelano un risultato “gonfiato” per gli USA, che ha beneficiato di scorte preventive accumulate dagli importatori in previsione dell’entrata in vigore dei dazi. Fino a marzo, le importazioni di vino avevano registrato una crescita impressionante del +22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, il secondo trimestre ha mostrato un segno opposto, con una contrazione del -7% nel cumulato aprile-giugno. Questo calo è emblematico di una ripresa più moderata, ora che gli importatori hanno esaurito le scorte accumulate.

Per i vini italiani, la crescita apparente del primo semestre (+2,5%) è da considerarsi in gran parte influenzata dall’accumulo avvenuto nei primi tre mesi dell’anno. Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, sottolinea l’importanza di monitorare le dinamiche globali, specialmente alla luce della controversia legale in corso negli Stati Uniti riguardo alla legittimità dei dazi imposti. Questa situazione ha portato le aziende vitivinicole italiane a esplorare nuovi mercati per diversificare le proprie esportazioni.

opportunità in canada e germania

Se gli Stati Uniti mostrano segnali di debolezza, in Canada la situazione è differente. Qui i vini italiani hanno visto un incremento notevole delle importazioni, quasi dell’11%, grazie alla sostituzione “a scaffale” dei vini statunitensi, che hanno subito un crollo di oltre il 65% a causa delle ritorsioni ai dazi di Trump. Questo scenario ha permesso ai vini italiani di rafforzare la loro presenza sul mercato canadese, rispondendo a una domanda crescente di prodotti alternativi.

La Germania, un altro mercato cruciale, ha registrato una performance positiva nel primo semestre, con un aumento delle importazioni di vino italiano del +10,3% a valore. Questo rappresenta un significativo recupero rispetto agli andamenti del 2024, un anno difficile per il settore. La ripresa è attribuibile sia a un rinnovato interesse per i vini italiani che a strategie di marketing più aggressive da parte degli importatori.

sfide nei mercati tradizionali

Al contrario, il Regno Unito ha visto una flessione delle importazioni di vini italiani del -7% a valore. Anche la Svizzera, la Corea del Sud, la Norvegia e la Cina hanno mostrato una contrazione, riflettendo un rallentamento generale della domanda interna. Questo andamento negativo in mercati tradizionalmente forti per il vino italiano richiede un’attenta analisi e strategie di adattamento.

In controtendenza, Giappone e Brasile si sono dimostrati mercati in espansione, evidenziando un potenziale di crescita significativo per i vini italiani. Il Giappone, in particolare, ha mostrato una forte domanda per prodotti di alta qualità, mentre il Brasile, con una popolazione in crescita e un aumento del potere d’acquisto, rappresenta una frontiera interessante per l’export vitivinicolo.

categorie di vino e prospettive future

Analizzando le categorie di vino, si nota un rallentamento nella crescita degli spumanti italiani, che da gennaio a giugno hanno visto una crescita cumulata nei dodici mercati del +1% a valore e +6% a volume. I mercati più dinamici per gli spumanti sono stati Giappone, Stati Uniti e Cina, mentre il Regno Unito ha registrato un calo significativo del -6,6% a valore.

Per quanto riguarda i vini fermi e frizzanti, la Germania ha messo a segno un recupero notevole con un incremento del +14,2% a valore, condividendo questa tendenza positiva con Canada, Australia e Brasile. Tuttavia, mercati come Regno Unito e Cina hanno visto flessioni significative, rispettivamente del -8,1% e -10,5%.

Denis Pantini ha evidenziato che il rischio di una contrazione del mercato statunitense potrebbe avere un impatto sostanziale sull’export vitivinicolo italiano. I segnali di rallentamento nei consumi interni statunitensi non sono facili da compensare, almeno nel breve periodo, da una crescita nei mercati alternativi. È quindi cruciale per le aziende italiane esplorare nuove aree geografiche di espansione, diversificando i mercati di sbocco. Tuttavia, è fondamentale comprendere che il processo di radicamento commerciale in nuove aree richiede tempo e investimenti strategici.

In un contesto globale sempre più competitivo e in evoluzione, le imprese vitivinicole italiane devono essere pronte ad affrontare le sfide del mercato e a cogliere le opportunità emergenti per garantire la loro crescita e sostenibilità nel lungo termine.

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