Milano, 7 giugno 2024 – Il mondo del wine&food italiano sta vivendo un cambio radicale. A raccontarlo è il report di Pambianco, presentato oggi alla quinta edizione del Wine & Food Summit, organizzato insieme a PwC. I consumatori bevono meno, ma vogliono prodotti di qualità superiore. Crescono, invece, le richieste di ready to drink e di bevande low & no alcohol. Sullo sfondo, la ristorazione punta sempre di più sull’“esperienza”, mentre il food delivery continua a conquistare spazio nei dibattiti pubblici.
Consumatori più esigenti: meno quantità, più qualità
Il report conferma una tendenza chiara: si beve meno, ma meglio. È la cosiddetta premiumization. “Il cliente oggi guarda con più attenzione alla qualità e all’origine di ciò che consuma”, ha spiegato un analista di Pambianco durante l’evento a Milano. Nel frattempo, cresce la voglia di prodotti più sani: le bevande con poco o nessun alcol aumentano costantemente. I cocktail pronti, invece, sono il must soprattutto tra i più giovani.
Anche la ristorazione si sta trasformando. Non basta più offrire un buon piatto: serve raccontare una storia, coinvolgere i sensi. “La cena è diventata un’esperienza da vivere, non solo un pasto da consumare”, ha detto uno chef presente al summit. Il food delivery, poi, resta un tema caldo, sempre più presente nelle conversazioni di tutti i giorni.
Difficoltà e sfide per il settore
Non mancano però le difficoltà. Poche aziende riescono davvero a fare la differenza, in un momento complicato dall’aumento dei costi delle materie prime e dalla perdita di potere d’acquisto dei consumatori. A questi problemi si aggiunge la forte concorrenza e nuove barriere per chi punta all’estero, come i dazi imposti da alcuni mercati.
“Il settore è sotto pressione”, ha ammesso un manager di una nota cantina. “Le materie prime costano sempre di più e i margini si riducono”. Ma ci sono realtà che si distinguono: chi investe con prudenza e punta su una crescita sostenibile riesce a guadagnare spazio anche in mercati affollati.
I contenuti digitali e il linguaggio della Generazione Z
In un mercato dove le scelte sono infinite, la vera sfida per i brand è farsi notare. Oggi, oltre la metà dei contenuti su piattaforme come Instagram è influenzata dall’Intelligenza Artificiale, dicono i dati del summit. La Generazione Z, in particolare, comunica attraverso immagini e video brevi, come i reel. Il 67% degli utenti ha condiviso almeno un video con amici o parenti nell’ultimo mese.
“Per parlare ai giovani bisogna usare il loro linguaggio”, ha spiegato un social media manager intervenuto. Non basta più scrivere: servono immagini, video veloci, storie che catturino l’attenzione in pochi secondi.
Come costruire un brand che duri
Per emergere, secondo gli esperti al summit, servono tre elementi chiave: rilevanza culturale, cioè saper intercettare i momenti che contano davvero per il pubblico; attenzione continua, con messaggi brevi ma ripetuti; e creatività varia, adattando i contenuti ai diversi canali.
Solo così, seguendo la strada giusta verso le vendite e parlando il linguaggio delle piattaforme digitali, le aziende potranno costruire un legame solido con i consumatori di oggi e di domani. “Non ci sono ricette magiche”, ha concluso un relatore. “Ma chi saprà innovare senza perdere di vista la qualità potrà crescere anche in tempi difficili”.
