Economisti: “Svolta per il vino italiano nel 2027, necessario rafforzare le imprese”

Bottiglia di vino

Bottiglia di vino | pexels @Markus Spiske - Vinamundi.it

Redazione Vinamundi

15 Novembre 2025

Verona, 15 novembre 2025 – Il settore del vino italiano si trova oggi a fronteggiare una situazione complessa, spesso definita come una “tempesta perfetta”, caratterizzata da una molteplicità di sfide che spaziano dal calo dei consumi e dall’eccesso di produzione, fino agli attacchi culturali e sanitari, passando per la mutazione delle preferenze dei giovani, l’aumento dei costi e una competizione internazionale sempre più agguerrita. Tuttavia, un importante segnale di ripresa è atteso dagli economisti per il 2027, anno in cui il ciclo economico potrebbe invertire la rotta e rilanciare il comparto vitivinicolo italiano. Nel frattempo, le aziende del settore sono chiamate a innovare e a riorganizzarsi per affrontare un mercato in trasformazione.

La sfida della dimensione e dell’aggregazione per le imprese vinicole

Nel recente convegno “Il vino italiano nella tempesta perfetta: quali i modelli di business vincenti?”, tenutosi il 14 novembre presso il polo universitario Santa Marta di Verona, il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, ha rilanciato un messaggio chiaro e incisivo: “Piccolo non è più bello”. Secondo Frescobaldi, la chiave per la sopravvivenza e la competitività delle aziende italiane consiste nell’aumentare la dimensione, promuovere l’aggregazione e migliorare la managerialità interna. Le imprese italiane, attualmente con una superficie media di appena 2,3 ettari a fronte dei 10,5 ettari francesi, necessitano di massa critica per poter beneficiare di economie di scala e rafforzare la loro posizione sui mercati globali.

La necessità di strutturarsi e di adottare modelli gestionali più evoluti è stata confermata da numerosi relatori, tra cui Luca Castagnetti, direttore del Centro Studi Management DiVino, che ha presentato una ricerca su 877 imprese italiane del settore. La fotografia emersa indica un lieve aumento dei ricavi nel 2024 (+2%), ma con una profonda disparità interna: le grandi aziende con fatturati superiori ai 50 milioni rappresentano solo il 6,27% del campione, ma generano oltre metà dei 13,4 miliardi di euro complessivi. Al contrario, le piccole realtà sotto i 10 milioni di fatturato – che costituiscono il 71% del totale – contribuiscono solo per il 17% ai ricavi, e mostrano maggiori difficoltà, indebitandosi spesso dopo aver investito in vigneti in un contesto cambiato.

Il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, rieletto nel 2025 per un nuovo mandato fino al 2028, ha sottolineato come il comparto sia oggetto di attacchi strumentali e di una competizione globale intensa, ma ha anche evidenziato i punti di forza italiani, quali l’innovazione, la grande ristorazione e i successi internazionali come il Prosecco, prodotto simbolo con quasi un miliardo di bottiglie esportate e un’incidenza del 30% sul totale export. Bricolo auspica una maggiore coesione tra gli operatori e uno sviluppo di strategie promozionali potenziate, anche grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e alle iniziative dell’ICE.

Premiumizzazione e marchi forti: la strada per il rilancio del vino

Un’ulteriore chiave di lettura è stata offerta dal professor Davide Gaeta dell’Università di Verona, che ha ricordato la natura ciclica dell’economia e la previsione di una ripresa dal 2027. Il rilancio, secondo Gaeta, passerà attraverso la premiumizzazione del prodotto, ovvero la valorizzazione della qualità per posizionarsi su fasce di mercato più elevate. Cruciale sarà inoltre il ruolo dei marchi forti, che hanno un potere anticiclico e rappresentano un effetto totem in grado di creare comunità e identità, similmente alle icone tecnologiche come l’iPhone.

Un esempio concreto di innovazione e riorganizzazione è stato portato da Francesco Allegrini, alla guida di Allegrini Wines, che ha adottato un modello a doppia anima: una parte asset light, focalizzata sulla commercializzazione, e una asset strong, legata alla proprietà dei vigneti. Per fronteggiare le difficoltà, l’azienda ha scelto di alleggerire la componente asset strong attraverso affitti di vigneti e collaborazioni con strutture cooperative, evitando così un indebitamento eccessivo. Allegrini ha inoltre rimarcato come la cultura aziendale e l’apertura a competenze nuove siano elementi fondamentali per la modernizzazione.

Frescobaldi e l’eredità storica: innovazione e sostenibilità per un futuro solido

La famiglia Frescobaldi, con una storia millenaria nel mondo del vino toscano, rappresenta un simbolo di tradizione e innovazione nel settore. Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv e rappresentante della 30ª generazione, ha guidato l’azienda in una fase di rilancio e espansione, puntando su un equilibrio tra valorizzazione dei singoli terroir e sostenibilità ambientale. Le tenute Frescobaldi adottano rigorosamente i principi dell’agricoltura integrata e sostenibile, certificate AgriQualità dal 2012, con attenzione all’uso di bottiglie più leggere e all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili come il fotovoltaico e la pirolisi del legno da foreste certificate PEFC. Queste innovazioni consentono una significativa riduzione delle emissioni di CO2, oltre 350 tonnellate l’anno solo grazie all’ottimizzazione del packaging.

Lamberto Frescobaldi, nato a Firenze nel 1963 e formato anche all’Università della California a Davis, ha saputo coniugare la storia familiare con una visione moderna del business vitivinicolo, contribuendo a rafforzare la competitività internazionale del vino italiano. La sua leadership alla Uiv ha promosso una riforma strutturale del settore, orientata a sostenere le imprese di maggiori dimensioni e a favorire processi di aggregazione e innovazione manageriale.

Il percorso di Frescobaldi dimostra come la tradizione possa convivere con la necessità di cambiamento, un messaggio che risuona con forza in un settore che si appresta ad affrontare il prossimo futuro con strategie più solide e orientate alla crescita.

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