Dennis Zoppi: il bartender come ponte tra culture

Dennis Zoppi: il bartender come ponte tra culture

Dennis Zoppi: il bartender come ponte tra culture

Redazione Vinamundi

16 Novembre 2025

Torino, 16 novembre 2025 – Dietro il bancone di Zoppi Distillery, nel cuore pulsante di Torino, non si mescolano solo ingredienti: ogni sera qui si costruisce una storia. Dennis Zoppi, barman, imprenditore e master distiller, ha trasformato il mestiere del bartender in un vero spettacolo dal vivo, dove tecnica e creatività si incontrano e il cocktail diventa un vero e proprio segno di identità. Negli ultimi dieci anni, come ha raccontato lo stesso Zoppi ad alanews.it, la mixology italiana ha attraversato una rivoluzione profonda, spinta da un pubblico sempre più curioso e da professionisti che sono diventati interpreti e custodi di una nuova cultura del bere.

Bartender: più di un semplice esecutore, un vero narratore

“Il pubblico oggi non si accontenta più, vuole esperienze vere e qualità concreta”, spiega Zoppi, seduto dietro il suo bancone in via Cigna. “Non basta più saper dosare un gin o scegliere il vermouth giusto. Bisogna saper raccontare cosa c’è dietro ogni bottiglia, dietro ogni ricetta”. Così il bartender ha cambiato pelle: da chi semplicemente prepara il drink a chi narra storie, sa valorizzare non solo i sapori ma anche la storia e l’anima dei distillati. “Solo così – aggiunge – il cocktail diventa un gesto artigiano, non solo un’immagine da mostrare”.

Mixology italiana: tra passato e futuro

Negli ultimi anni, la mixology è diventata un volano per i distillati italiani. Per Zoppi, la svolta culturale è stata guidata da un pubblico più informato e da bartender capaci di interpretare i gusti della gente. “Oggi siamo in un momento interessante”, confida. Da un lato c’è la riscoperta dei grandi classici – Negroni, Americano, Martini – rivisitati con tecniche moderne e prodotti locali. Dall’altro, nascono nuove ricette che riflettono il territorio e la sensibilità del presente: “C’è più voglia di autenticità e di rispetto per l’ambiente”, sottolinea Zoppi.

Il made in Italy fa colpo oltre confine

Non solo a Torino: la qualità artigianale dei distillati italiani sta conquistando anche i mercati esteri. Vermouth, amari e liquori – prodotti che mescolano tradizione e innovazione – sono sempre più richiesti nei bar di tutto il mondo. “La forza del made in Italy oggi sta proprio nel saper unire tradizione e creatività”, spiega Zoppi. “Così l’Italia si fa riconoscere e apprezzare nella mixology internazionale”. I dati dell’Osservatorio Federvini parlano chiaro: nel 2024 l’export di vermouth italiano è cresciuto del 7%, spinto soprattutto da Stati Uniti e Asia.

Bartender: influencer della cultura del bere

Il ruolo del bartender è cambiato anche nella comunicazione: oggi chi sta dietro al bancone crea tendenze, costruisce immaginari e aiuta i brand a emergere. “È un’evoluzione naturale”, ammette Zoppi. “Il rischio è che il marketing prenda il sopravvento sulla sostanza. Ma se l’influenza nasce dall’esperienza e dalla passione, diventa uno strumento per diffondere cultura e qualità”. Sempre più giovani si iscrivono a corsi specifici – a Torino come a Milano – per imparare non solo a mixare, ma anche la storia dei prodotti e come raccontarli.

Quando il cocktail incontra la cucina

Un’altra tendenza che sta prendendo piede in Italia è il dialogo tra cocktail e gastronomia. “La mixology sta diventando sempre più legata al cibo”, osserva Zoppi. “C’è uno scambio continuo con chef e produttori artigiani: si cercano ingredienti locali, si valorizza il territorio”. Nei menu dei bar torinesi spuntano erbe spontanee delle Alpi, miele delle Langhe, agrumi siciliani. Un modo per raccontare l’Italia anche attraverso il bicchiere.

Il futuro del bere italiano è artigiano e autentico

Guardando avanti, Zoppi vede un’Italia del bere sempre più vera, creativa e fiera delle sue radici artigiane. “La sfida sarà mantenere l’equilibrio tra racconto e sostanza”, conclude. “Solo così potremo continuare a crescere e farci riconoscere nel mondo”. Intanto, dietro il bancone della sua distilleria torinese, ogni cocktail resta un piccolo racconto: fatto di gesti precisi, ingredienti scelti con cura e storie che sanno ancora sorprendere chi ascolta.

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