
Dazi in arrivo: le preoccupazioni che scuotono il settore
Le recenti decisioni sui dazi del 15% imposti agli esportatori europei, in seguito all’accordo tra il presidente statunitense Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, hanno scatenato un’ondata di preoccupazioni nel settore vitivinicolo italiano. Diverse associazioni e produttori, tra cui Unione Agricoltori Firenze, Confeuro e il Consorzio Vino Chianti, esprimono timori per le ricadute che queste misure possono avere sull’industria vinicola del nostro paese.
preoccupazioni del settore vitivinicolo
Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, ha commentato l’accordo, sottolineando che se il dazio del 15% venisse confermato, le conseguenze sarebbero estremamente pesanti per il nostro comparto. “In questo momento dobbiamo stringere i denti e attendere di capire esattamente cosa è stato deciso. Le notizie che arrivano sono frammentarie e sarà necessario analizzare bene i dispositivi ufficiali e le modalità di applicazione”, ha spiegato Busi.
Il presidente ha anche evidenziato che, sebbene la riduzione del dazio dal 30% al 15% possa sembrare un passo avanti, l’impatto rimane significativo. “Resta comunque un impatto pesante per le nostre aziende e per l’export del vino italiano”, ha concluso.
l’allerta sulla politica agricola comune
Francesco Colpizzi, presidente dell’Unione provinciale degli Agricoltori di Firenze, ha lanciato un allarme riguardo alla riforma della Politica agricola comune (Pac), che potrebbe ridurre le risorse disponibili per l’agricoltura fiorentina di quasi 80 milioni di euro in sette anni. Colpizzi ha espresso la sua preoccupazione per le conseguenze di un accordo sui dazi con gli Stati Uniti, avvertendo che la combinazione di una riduzione di fondi e l’imposizione di nuovi dazi potrebbe rappresentare una vera e propria “doppia mazzata” per i prodotti di punta fiorentini.
Sottolineando l’importanza del mercato americano, Colpizzi ha osservato che per il vino e l’olio toscano questo rappresenta oltre un terzo delle vendite. “Se il dazio del 15% sarà confermato anche per i vini, il rischio è una perdita di competitività e una contrazione delle esportazioni”, ha affermato. Inoltre, ha segnalato una flessione delle vendite del 3,2% nel primo semestre dell’anno, chiedendo misure che possano sostenere la domanda e aiutare le aziende a mantenere i loro prodotti in cantina senza dover affrontare una spirale speculativa.
il rischio per le piccole e medie imprese
Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro, ha commentato l’accordo raggiunto con una nota di pessimismo. “Siamo di fronte all’amara vittoria del neo-protezionismo di marca Trumpiana su un’Europa che, invece di rilanciare il proprio ruolo strategico, incassa il colpo e paga il prezzo di anni di inefficienza amministrativa e frammentarietà politica”, ha dichiarato. Secondo Tiso, il rischio maggiore è che a farne le spese siano i cittadini europei, e in particolare le piccole e medie imprese del settore agroalimentare, un segmento vitale per il Made in Italy.
Nonostante le preoccupazioni, Tiso ha rilevato che questo accordo potrebbe porre fine a un lungo periodo di instabilità produttiva e incertezze commerciali a livello globale. Tuttavia, ha avvertito che se l’Unione Europea non cambierà rotta, rivedendo il proprio modello di sviluppo e superando divisioni e nazionalismi interni, non potrà mai giocare un ruolo da protagonista nel contesto globale.
Sandro Bottega, presidente di Bottega Spa, ha parlato di “una situazione molto difficile per il vino italiano”. Ha sottolineato che i dazi al 15% porteranno gravi danni all’economia del nostro paese in ogni settore commerciale. “Per il mondo del vino sarà inevitabile una riduzione dei volumi nel prossimo futuro”, ha affermato, spiegando che gli importatori americani hanno già accumulato scorte per prevenire i dazi, il che potrebbe portare a un aumento dei prezzi al consumo. “Il consumatore americano si troverà di fronte a una scelta difficile: pagare di più per un prodotto Made in Italy o optare per alternative di qualità inferiore”.
Bottega ha anche segnalato una contrazione dei margini per le cantine europee, poiché la distribuzione americana chiede ai produttori di farsi carico dei nuovi dazi. “È assurdo che quest’anno Bottega Spa abbia pagato in Italia imposte pari a quelle di Tesla Italia, il 25% in meno rispetto a quelle di Meta Italia e il 50% in meno rispetto a quelle di Google Italia”, ha aggiunto, esprimendo la sua preoccupazione per il futuro del vino italiano.
Le reazioni ai dazi riflettono una crisi profonda che coinvolge non solo il settore vinicolo ma anche l’intera agricoltura italiana, già messa a dura prova da costi di produzione elevati e da un mercato globale sempre più competitivo. Le associazioni e i produttori, uniti dalle stesse difficoltà, chiedono misure concrete e un intervento deciso da parte delle istituzioni per affrontare questa sfida che rischia di compromettere la qualità e la reputazione del Made in Italy nel mondo.