Il 25 ottobre 2023, la Biblioteca della Camera dei Deputati ha ospitato il Congresso Nazionale FISAR 2025, un evento di grande importanza per il settore vitivinicolo italiano. Questa manifestazione ha riunito istituzioni, produttori e sommelier con l’obiettivo di rafforzare la filiera del vino e promuovere una comunicazione unitaria del Made in Italy. Durante il convegno inaugurale, intitolato “Il vino come strumento di valorizzazione del Made in Italy”, sono stati affrontati temi cruciali riguardanti le sfide e le opportunità future del settore.
L’intervento di Cotarella
Tra gli interventi più significativi, quello di Riccardo Cotarella, Presidente di Assoenologi, ha avuto un forte impatto. Cotarella ha affermato che il momento attuale deve essere visto come una fase di profonda trasformazione, piuttosto che come una crisi. “Il vino sta attraversando un momento delicato, di riflessione e revisione, ma non di pericolo. Ho assistito a crisi anche più grandi di questa risolversi pienamente. Il vino italiano ha sempre saputo rinascere, riconquistando il suo posto come prodotto simbolo dell’agroalimentare nazionale.” Queste parole invitano a guardare al futuro con ottimismo, evidenziando l’importanza di fare squadra e comunicare efficacemente il valore unico del vino italiano.
La necessità di una rete unitaria
Il dibattito, moderato da Roberto Parrilla, delegato FISAR Roma e Castelli Romani, ha visto la partecipazione di figure come Michele Zanardo, Presidente del Comitato Nazionale Vini DOP e IGP, e Roberto Donadini, Presidente Nazionale FISAR. Donadini ha sottolineato l’importanza di costruire una rete unitaria tra le diverse anime del settore vitivinicolo, affermando: “È arrivato il momento di superare le ombre dei campanili: fare rete tra le associazioni di sommelier è oggi una necessità, non un’opzione.” Solo collaborando tra le diverse realtà del servizio, della formazione e della produzione si può valorizzare il patrimonio vitivinicolo e affrontare le sfide future.
Le sfide del mercato vitivinicolo
Uno dei temi centrali del congresso è stato il contesto complesso in cui opera il comparto vitivinicolo, segnato da sfide come i nuovi dazi statunitensi e un rallentamento temporaneo dell’export. Secondo i dati forniti da Ismea, gli importatori americani hanno anticipato le forniture nei primi mesi del 2023, alterando i flussi di vendita. Tuttavia, il mercato europeo continua a rappresentare circa il 40% delle esportazioni complessive, dimostrando la resilienza di una filiera capace di reagire alle difficoltà. I relatori hanno sottolineato che questa fase non deve essere vista come una crisi strutturale, ma come un momento di assestamento che richiede strategie comuni e una comunicazione chiara e responsabile.
Michele Zanardo ha richiamato l’attenzione sull’importanza di sostenere tutte le denominazioni vinicole, non solo quelle più note. “Oggi l’Italia conta circa 530 denominazioni di origine e indicazioni geografiche, espressione di oltre 500 vitigni. Questa è una ricchezza straordinaria, ma anche fragile: dieci denominazioni coprono il 50% del vino italiano esportato. Dobbiamo lavorare insieme per valorizzare anche i territori minori,” ha affermato Zanardo.
Investire nelle nuove generazioni
A completare il quadro, lo chef stellato Davide Pulejo ha sottolineato l’importanza di investire nelle nuove generazioni e nella formazione. “Le istituzioni dovrebbero valorizzare molto di più il fattore umano, non solo nel mondo del vino ma in ogni ambito. È fondamentale educare i giovani, farli innamorare del proprio lavoro e permettere loro di portare questa passione nel mondo.” Pulejo ha evidenziato come il vino e il cibo siano ambasciatori del Made in Italy, da cui deve ripartire la crescita del Paese.
Il Congresso Nazionale FISAR 2025 rappresenta un evento di grande rilevanza per il settore vitivinicolo italiano, un momento di incontro e confronto che rinnova il ruolo della Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori come ponte tra formazione, cultura del vino e filiera produttiva. Il messaggio è chiaro: il futuro del vino italiano passa dalla competenza, dalla condivisione e da una narrazione coerente del suo valore identitario e culturale, un patrimonio che merita di essere celebrato e preservato.
