
Cina conferma dazi al 32,2% su Grappa e Brandy europeo: cosa cambia con un accordo sul prezzo minimo?
Il 4 luglio 2024 è una data che rimarrà impressa nella memoria dell’industria delle acqueviti europee, in particolare per il brandy e la grappa. Questo giorno segna la conclusione di un’indagine antidumping avviata dalle autorità cinesi nel gennaio dello stesso anno, culminata con l’annuncio del Ministero del Commercio cinese (Mofcom) riguardo all’introduzione di dazi antidumping medi del 32,2% su queste bevande. I dazi entreranno in vigore il 5 luglio e rimarranno attivi per cinque anni, rappresentando un carico significativo per i produttori europei, sebbene inferiore rispetto al dazio provvisorio del 34,8% stabilito nell’ottobre 2023.
Implicazioni dei dazi antidumping
La questione dei dazi antidumping non si limita a un semplice problema commerciale. Essa si colloca in un contesto più ampio di relazioni internazionali e scambi commerciali. Il dazio può essere eluso solo attraverso un accordo sul prezzo minimo con il Mofcom, che consentirebbe ad alcune aziende europee di continuare a esportare senza subire l’impatto diretto delle tariffe. Tuttavia, al momento, solo alcuni grandi nomi del settore, come Hennessy, Martell e Rémy Martin, sono riusciti a raggiungere tali intese.
Reazioni e preoccupazioni dell’industria
Le reazioni a questa decisione sono state immediate e fortemente critiche. Federvini, l’associazione italiana dei produttori di vino e spiriti, ha espresso un “forte disappunto e preoccupazione” per la decisione del governo cinese. Giacomo Ponti, neo-presidente di Federvini, ha sottolineato che questa imposizione rappresenta un’ulteriore barriera al libero scambio e una preoccupazione in un contesto globale già fragile. Inoltre, ha evidenziato che le aziende italiane ed europee, che hanno collaborato attivamente con le autorità cinesi per l’indagine, si trovano ora a dover affrontare un onere pesante e penalizzante.
La situazione globale e le prospettive future
La situazione si complica ulteriormente in vista dell’atteso aggiornamento sui dazi imposti dal governo statunitense, previsto per il 9 luglio. Le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, insieme a quelle con l’Unione Europea, hanno creato un clima di incertezza per i produttori di alcolici. I mercati cinese e statunitense rappresentano una porzione significativa delle vendite globali di grappa e brandy, rendendo la situazione ancora più delicata.
SpiritsEurope, l’associazione che rappresenta l’industria degli alcolici a livello comunitario, ha commentato con amarezza la decisione di Pechino. Hervé Dumesny, direttore generale dell’associazione, ha dichiarato che la decisione di imporre un dazio antidumping definitivo contrasta con le evidenze che indicano l’assenza di pratiche sleali nel commercio.
Nonostante le difficoltà, esiste una via d’uscita per alcune aziende attraverso il meccanismo del prezzo minimo. Secondo quanto riportato da Alexandre Abellan sul quotidiano online di settore Vitisphère, questo accordo potrebbe “beneficiare” circa il 95% della produzione di Cognac venduto in Cina, con un aumento del prezzo medio concordato che potrebbe oscillare tra il 12 e il 16%. Tuttavia, ci sono preoccupazioni che questa opzione non venga estesa a tutte le aziende europee, creando disparità tra i produttori.
Il Bureau National Interprofessionnel du Cognac (BNIC) ha già fatto sapere che continuerà a mobilitarsi per garantire che tutte le aziende che hanno cooperato con l’inchiesta possano beneficiare di questi accordi. La situazione attuale, caratterizzata dai dazi cinesi e statunitensi, sta mettendo a dura prova l’intera filiera del Cognac. Infatti, i produttori di uve e i distillatori stanno affrontando perdite economiche significative, essendo i mercati cinese e statunitense responsabili di circa il 70% delle vendite globali.
Le preoccupazioni espresse dalle associazioni di categoria e dai produttori non sono infondate. La speranza è che si possa tornare a un clima di cooperazione che favorisca la libera circolazione delle merci e permetta di trovare soluzioni condivise per il futuro. È fondamentale avviare un dialogo bilaterale con le autorità cinesi, per ristabilire relazioni commerciali più equilibrate e sostenibili. Nel frattempo, l’industria europea delle acqueviti continua a monitorare attentamente la situazione, consapevole delle sfide e delle opportunità che si presenteranno nel prossimo futuro.