San Francisco, 12 giugno 2024 – Alphabet, la holding che controlla Google, ha chiesto ai suoi dipendenti stranieri di tornare negli Stati Uniti entro il 21 settembre. La decisione arriva dopo l’annuncio di una nuova tassa da 100mila dollari sui visti H-1B. La comunicazione è arrivata via email nelle ultime ore, poche ore dopo le parole del Segretario al Commercio Howard Lutnick, che ha confermato il provvedimento destinato a rivoluzionare le regole per migliaia di lavoratori qualificati.
Visti H-1B, la stretta che spaventa la Silicon Valley
Secondo quanto riportato da Reuters, la mail di Alphabet è senza mezzi termini: “Se siete fuori dagli Stati Uniti con un visto H-1B valido, dovete organizzare il rientro e l’ingresso entro il 21 settembre”. Alphabet, che impiega migliaia di professionisti stranieri tra Mountain View e altre sedi negli USA, ha anche “sconsigliato fortemente viaggi internazionali” per chi ha il visto H-1B. Il motivo è semplice: il nuovo balzello da 100mila dollari per ogni richiesta di reingresso potrebbe bloccare o rallentare il ritorno nel Paese.
Il provvedimento, annunciato ieri sera da Lutnick, serve a “proteggere il mercato del lavoro interno”, come ha spiegato il Segretario in una nota del Dipartimento del Commercio. “Vogliamo assicurarci che le opportunità vadano prima agli americani”, ha detto, senza però entrare nei dettagli sulle tempistiche di applicazione della tassa.
L’effetto immediato su lavoratori e big tech
La notizia ha colto molti dipendenti delle grandi aziende tech di sorpresa. Chi si trova all’estero per motivi personali o di lavoro ora rischia di dover anticipare il rientro, con poco preavviso. Un ingegnere software indiano, contattato da alanews.it, ha confessato: “Non sappiamo cosa fare. Alcuni colleghi sono in India per un matrimonio e stanno cercando voli per tornare al più presto”.
Alphabet non è la sola a correre ai ripari. Fonti interne raccontano che anche altre società della Silicon Valley, come Meta e Amazon, stanno valutando mosse simili. “Stiamo seguendo la situazione,” ha detto un portavoce di Meta, “ma per ora non ci sono comunicazioni ufficiali”.
La novità che cambia le regole del gioco
La tassa da 100mila dollari è senza precedenti nel sistema dei visti americani. Fino a oggi, il visto H-1B – riservato a lavoratori altamente qualificati nei settori tech, ingegneria e medicina – aveva costi ben più contenuti. Nel 2023, secondo il Dipartimento del Lavoro, sono stati rilasciati oltre 130mila nuovi permessi H-1B.
Le associazioni di categoria non nascondono la preoccupazione. “Una misura così drastica mette a rischio la competitività delle aziende americane,” commenta Rajiv Sethi, presidente della National Association of Software Professionals. Anche alcuni parlamentari democratici hanno chiesto chiarimenti: “Serve un equilibrio tra tutela del lavoro interno e attrazione dei talenti,” sottolinea la senatrice californiana Dianne Feinstein.
Quando e come entrerà in vigore la tassa?
Al momento resta un’incognita la data precisa di entrata in vigore della tassa. Alphabet, nella mail ai dipendenti, parla di “prima comunicazione ricevuta”, lasciando aperta la possibilità di aggiornamenti o modifiche nelle prossime settimane. Ma l’azienda invita alla cautela: “I titolari di visto H-1B dovranno rimanere negli Stati Uniti”.
L’atmosfera tra i lavoratori è tesa. Nei corridoi di Mountain View si rincorrono domande: chi può permettersi una spesa così alta? E cosa succederà ai progetti se molti restano bloccati all’estero? Le risposte sono poche, ma una cosa è chiara: questa stretta sui visti potrebbe cambiare profondamente la Silicon Valley nei mesi a venire.
