Allerta sanitaria su carne Bervini: sequestri e indagini dopo lo scandalo emerso

Bervini

Bervini | screenshot da RaiPlay, Report - Vinamundi.it

Marco Viscomi

12 Dicembre 2025

Nuove rivelazioni sull’inchiesta “Allerta alimentare” svelano pratiche illecite nella lavorazione della carne e sollevano dubbi sui controlli sanitari in Italia

 

Mantova, 12 dicembre 2025 – Lo scandalo Bervini si estende e coinvolge più stabilimenti, mettendo a rischio la sicurezza alimentare in diverse regioni italiane. Dopo le prime puntate del programma Report andate in onda a fine novembre, la giornalista Giulia Innocenzi ha svelato nuovi dettagli allarmanti nell’inchiesta “Allerta alimentare” trasmessa il 7 dicembre, che apre un nuovo fronte sul presunto traffico di carne congelata scaduta rilavorata e rietichettata.

Bervini, la filiera coinvolta e le pratiche irregolari

Il caso, inizialmente circoscritto allo stabilimento di Pietole (Mantova), si è ampliato includendo anche l’impianto di Salvaterra di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia. Secondo le ricostruzioni di Report, la carne congelata oltre la data di scadenza veniva scongelata in vasche di acqua calda, tagliata nelle parti deteriorate, rilavorata e rietichettata con nuove date di scadenza. Tali pratiche sono espressamente vietate dalla normativa italiana ed europea in materia di sicurezza alimentare.

Le riprese segrete effettuate da dicembre 2024 fino al 2025 mostrano come queste procedure sarebbero andate avanti per mesi senza che l’ATS Val Padana, l’autorità sanitaria competente, rilevasse anomalie durante i controlli di routine. Il 15 ottobre 2025, la giornalista Innocenzi ha avvisato direttamente l’ATS dell’esistenza di criticità nello stabilimento Bervini. Solo il 27 ottobre l’ATS ha imposto una sospensione parziale, vietando importazione, sezionamento e vendita della carne importata, ma senza bloccare la macellazione e la commercializzazione della carne bovina fresca.

Reazioni di aziende e istituzioni

Lo stabilimento di Salvaterra, secondo l’inchiesta, avrebbe gestito lo stoccaggio della carne scaduta destinata ogni venerdì al macello di Pietole per la rilavorazione e successivamente al nuovo impianto per la cottura destinata alle aziende alimentari, tra cui la nota Simmenthal. Quest’ultima, in una nota ufficiale del 3 dicembre, ha confermato l’acquisto nel 2025 di carne per il 6,6% proveniente da Bervini, senza però evidenziare anomalie nei controlli interni. Tuttavia, ha sospeso cautelativamente le forniture. Metro ha ritirato tutta la merce Bervini dai propri punti vendita e sta chiudendo i rapporti commerciali con l’azienda.

Il Ministero della Salute, il 5 dicembre, ha comunicato a Report che non è stato emesso alcun richiamo pubblico ai consumatori, giustificando la decisione con la distribuzione limitata al settore B2B, ovvero ristoranti, supermercati e altre aziende alimentari. I prodotti destinati all’export sarebbero stati bloccati e i soggetti coinvolti informati. Questa scelta ha suscitato critiche, considerando che la carne importata da paesi come Uruguay, Argentina e altri Sudamericani è di alta qualità e distribuita ampiamente.

La posizione di Bervini e il profilo aziendale

Fondata negli anni ’50 da Primo Bervini, oggi guidata dal figlio Renzo, la Bervini Primo Srl è un’importante realtà nel settore della carne con un fatturato stimato intorno ai 200 milioni di euro e 250 dipendenti. L’azienda importa carni pregiate da tutto il mondo, compresi Angus, Scottona gourmet, Eurangus e prodotti esotici come zebra, canguro e renna. La linea Bervini Beef si distingue anche per confezioni eco-friendly certificate FSC.

In risposta alle accuse, Bervini ha sottolineato che le carni incriminate erano destinate a prodotti per pet food, congelate e confezionate secondo la legge, e che nessun sequestro è stato effettuato dagli organi competenti. L’azienda ha attivato una difesa legale per contestare la ricostruzione definita “parziale, imprecisa e tendenziosa” e assicura che i propri stabilimenti sono soggetti a rigorosi controlli.

Il ruolo di Giulia Innocenzi e l’impatto mediatico

La giornalista Giulia Innocenzi, conosciuta per le sue inchieste sociali e ambientali, ha condotto l’indagine che ha portato alla luce questa vicenda. Laureata in Scienze Politiche alla LUISS, con alle spalle esperienze presso il Parlamento europeo e varie testate giornalistiche, Innocenzi è riconosciuta per il suo impegno nel denunciare degrado sociale e problemi legati agli allevamenti intensivi. Oltre a Report, ha collaborato con programmi come Le Iene e realizzato documentari come “Food for Profit” nel 2024.

La sua inchiesta ha stimolato un acceso dibattito pubblico sull’efficacia dei controlli sanitari e sull’obbligo di trasparenza verso i consumatori, rimasti ignari del possibile rischio legato alla carne contaminata. L’interrogativo principale riguarda come tali irregolarità siano potute sfuggire per mesi ai controlli ufficiali, mentre è stata una trasmissione televisiva a smascherare la frode. Nel frattempo, la magistratura di Mantova ha aperto un’indagine per frode in commercio e vendita di alimenti non genuini.

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