
Allerta per l'agroalimentare italiano: i dazi USA mettono a rischio il settore
L’industria agroalimentare italiana sta vivendo un periodo di grande preoccupazione a causa dell’annuncio da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardo all’introduzione di dazi al 30% su una vasta gamma di prodotti agroalimentari europei, a partire dal 1 agosto. Questo provvedimento ha sollevato un allarme crescente tra le associazioni di categoria e i consorzi italiani, che sottolineano l’impatto devastante che tali misure potrebbero avere sul settore, in particolare sul prezioso Made in Italy.
Le forze politiche italiane ed europee sono sotto pressione per trovare soluzioni adeguate che possano prevenire un disastro economico. È cruciale promuovere il dialogo per favorire un equilibrio nel commercio internazionale, evitando conflitti commerciali che danneggiano tutti i partecipanti. La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) ha già inviato una lettera al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, evidenziando l’importanza del mercato statunitense per l’export vitivinicolo italiano, che rappresenta il principale mercato per le vendite di vino.
impatto sui prodotti DOP e IGP
Negli ultimi dieci anni, l’export di prodotti certificati DOP e IGP ha registrato una crescita del 75%, con gli Stati Uniti che assorbono oltre il 25% dell’export totale di queste produzioni. Secondo le stime della Fondazione Qualivita, il valore dell’export di prodotti alimentari italiani verso gli Stati Uniti nel 2024 potrebbe raggiungere quasi 3 miliardi di euro. Questo dato evidenzia l’importanza strategica del mercato statunitense per il settore agroalimentare italiano di qualità.
- Dazi al 30%: un attacco alle imprese italiane e ai consumatori americani.
- Mercato statunitense: fondamentale per l’export di vino e prodotti DOP.
- Impatto economico: stime di oltre 2,3 miliardi di euro di costi per l’agroalimentare italiano e le famiglie americane.
la richiesta di una strategia chiara
Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, ha dichiarato che questi dazi rappresentano un attacco non solo alle imprese italiane, ma anche ai consumatori americani, privandoli della possibilità di scegliere prodotti autentici e di qualità. Ha evidenziato che l’industria agroalimentare italiana non è solo un settore economico, ma un modello sociale che sostiene le comunità locali e promuove la coesione sociale. La richiesta è di un impegno diplomatico da parte dell’Unione Europea per trovare soluzioni strutturali e durature, piuttosto che affrontare la questione con misure temporanee.
Le stime di Coldiretti indicano che i dazi al 30% potrebbero costare all’agroalimentare italiano e alle famiglie americane oltre 2,3 miliardi di euro. L’associazione ha sottolineato che l’esperienza passata con dazi simili ha già portato a cali significativi delle vendite dei prodotti colpiti. La paura è che le aziende italiane si trovino a dover cercare nuovi mercati, mentre il rischio di prodotti contraffatti aumenterebbe.
le reazioni del settore
Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha affermato che l’imposizione di tariffe così elevate sarebbe un colpo durissimo per le aziende agricole italiane e per i consumatori statunitensi, costretti a pagare di più per prodotti di qualità. Prandini ha criticato l’assenza di una strategia chiara da parte dell’Unione Europea e ha chiesto un impegno concreto per proteggere i settori produttivi più vulnerabili.
Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, ha espresso incredulità per l’inasprimento dei dazi, sottolineando che gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato per l’export del vino abruzzese. La richiesta di Trump di delocalizzare la produzione negli Stati Uniti è vista come un attacco diretto all’identità dei prodotti italiani, legati a tradizioni e territori specifici.
In un contesto globale in cui le tensioni geopolitiche si intensificano, il settore agroalimentare italiano si trova a un bivio cruciale. Le aziende italiane devono non solo difendere i propri interessi economici, ma anche preservare la ricchezza culturale e gastronomica che i loro prodotti rappresentano. La cooperazione tra governo, associazioni di categoria e aziende è essenziale per affrontare questa sfida e garantire la sostenibilità del Made in Italy nel mercato internazionale.