Allarme ultraprocessati: urgente priorità di salute pubblica valutata da esperti internazionali

Come evitare i cibi ultra processati

Come evitare i cibi ultra processati | Pixabay @margouillatphotos - Vinamundi

Marco Viscomi

10 Dicembre 2025

Cresce il consumo di cibi industriali ricchi di additivi e poveri di nutrienti: studi internazionali collegano gli ultra-processati a tumori, obesità e malattie croniche

 

Roma, 10 dicembre 2025 – Gli alimenti ultra-processati rappresentano una crescente minaccia per la salute pubblica globale, come confermato da una vasta serie di studi e approfondimenti scientifici recenti. La rivista medica internazionale The Lancet ha dedicato una serie di articoli a questo tema, con il contributo di 43 esperti di fama mondiale, fra cui spicca la figura di Carlos Monteiro, docente all’Università di San Paolo e ideatore della classificazione NOVA, che ha rivoluzionato la comprensione degli alimenti in base al grado di lavorazione industriale.

L’ascesa degli alimenti ultra-processati e i rischi per la salute

La classificazione NOVA, introdotta da Monteiro nel 2009 e aggiornata nel 2016, distingue gli alimenti in quattro categorie, dove al vertice si collocano gli ultra-processati (NOVA4). Questi prodotti, caratterizzati da un alto contenuto di grassi saturi, zuccheri, sale e additivi chimici, sono progettati per essere iper-palatabili, a basso costo e altamente appetibili, ma privi di valore nutrizionale significativo.

Negli ultimi decenni, il consumo di tali alimenti è aumentato in modo esponenziale in tutto il mondo. In paesi come Stati Uniti e Regno Unito, gli ultra-processati costituiscono ormai circa il 60% delle calorie giornaliere assunte dalla popolazione adulta. Anche in Italia, secondo dati recenti del 2020, il contributo energetico degli alimenti ultra-processati è passato dal 12% al 23% tra il 2005 e il 2020, segnalando una tendenza in crescita preoccupante.

La ricerca epidemiologica sottolinea i gravi rischi associati a questa dieta. In particolare, il consumo elevato di alimenti ultra-processati è collegato a un aumento fino al 30-44% del rischio di sviluppare tumori del colon-retto, come evidenziato da studi condotti negli Stati Uniti e confermati in Italia dal progetto Moli-sani, che ha monitorato oltre 22.000 persone per più di un decennio. Oltre al cancro, l’assunzione regolare di questi prodotti è correlata a un incremento di malattie croniche non trasmissibili quali obesità, diabete di tipo 2, patologie cardiovascolari, depressione e mortalità precoce.

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Effetti biologici e meccanismi d’azione degli ultra-processati

Il motivo principale per cui gli alimenti ultra-processati danneggiano la salute non è solo la loro composizione nutrizionale povera – ricchi di calorie ma poveri di fibre, vitamine e nutrienti essenziali – ma anche la presenza di numerosi additivi, emulsionanti, dolcificanti artificiali e sostanze chimiche generate durante la lavorazione industriale, come nitrosamine e acrilamide, potenzialmente cancerogene.

Studi recenti, tra cui quelli condotti dalla Harvard Medical School, hanno dimostrato che questi alimenti alterano negativamente il microbiota intestinale, aumentano la permeabilità della mucosa e favoriscono processi infiammatori che possono compromettere il sistema immunitario. Inoltre, interferiscono con i meccanismi naturali di sazietà, inducendo a un consumo eccessivo di calorie e contribuendo così all’aumento di peso e all’obesità.

La ricerca pionieristica del ricercatore Kevin Hall presso il National Institutes of Health ha mostrato che una dieta basata quasi esclusivamente su cibi ultra-processati comporta un aumento medio di circa 500 calorie al giorno e un incremento di peso di quasi un chilo in due settimane, a causa di una densità energetica doppia rispetto ai cibi freschi o minimamente lavorati.

Strategie di intervento e politiche di salute pubblica

Gli esperti coinvolti nella serie di articoli pubblicata da The Lancet sottolineano che l’attuale approccio, basato principalmente sulla responsabilità individuale e sulla riduzione di zuccheri, sale e grassi, non è sufficiente. È necessaria una strategia più ampia che coinvolga regolamentazioni stringenti su marketing e pubblicità, soprattutto quelle rivolte ai bambini, restrizioni sull’offerta di alimenti ultra-processati nei luoghi pubblici come scuole e ospedali, e un miglioramento dell’accesso a cibi freschi e naturali per tutte le fasce della popolazione, compresi i più svantaggiati economicamente.

Il Brasile, ad esempio, ha adottato misure innovative eliminando gli ultra-processati dalle mense scolastiche pubbliche e si propone di raggiungere entro il 2026 un apporto calorico scolastico basato per il 90% su alimenti freschi o minimamente processati. Anche in Italia cresce l’interesse per queste tematiche, con campagne educative e monitoraggio dei consumi, ma molto resta ancora da fare.

Infine, un’analisi approfondita evidenzia come le grandi industrie alimentari, con un fatturato globale di oltre 1,9 trilioni di dollari, abbiano un ruolo centrale nel promuovere il consumo di ultra-processati. Attraverso lobbying internazionale, sponsorizzazioni, manipolazione dell’informazione e ostacoli alle riforme, queste aziende ostacolano gli sforzi dei governi per migliorare la qualità della dieta pubblica.

Per questo motivo, si richiede un impegno globale che includa professionisti esperti in sanità pubblica, diritto, marketing e nutrizione, per implementare politiche efficaci e proteggere la salute collettiva da questa vera e propria emergenza alimentare.

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