
I bianchi del Sannio: La Guardiense e il segreto della longevità nel vino
Nel cuore del Sannio, tra le dolci colline che circondano Guardia Sanframondi, la storia della Cantina La Guardiense si erge come una testimonianza viva di terra, identità e visione. Fondata nel 1960 da un gruppo di 33 agricoltori locali, oggi La Guardiense riunisce oltre mille soci e gestisce circa 1.500 ettari di vigneti. Questa cantina è un esempio di come il vino campano possa evolversi, mantenendo un forte legame con le tradizioni e le peculiarità del territorio.
La cantina è guidata da un team di esperti enologi, tra cui Pier Paolo Chiasso e Riccardo Cotarella, affiancati da Giuliano D’Ignazi. Insieme, promuovono un modello di viticoltura sostenibile e innovativo. La Guardiense è stata pioniera in Campania, essendo la prima cantina a ottenere la certificazione SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata), adottando tecnologie come l’energia solare e tecniche agricole rispettose dell’ambiente. Cotarella sottolinea l’importanza del fattore umano: “L’identità nasce dalle persone – afferma – e quando in trecento ci mettono la faccia, come qui, il risultato è straordinario”. Questa filosofia si riflette nella qualità dei vini prodotti, che cercano di essere espressioni autentiche del territorio.
La Guardiense: un laboratorio sociale e culturale
La Guardiense non è solo una cantina cooperativa, ma un vero e proprio laboratorio sociale, agricolo e culturale che dà voce al Sannio e ai suoi vitigni più autentici. Domizio Pigna, uno dei promotori della crescita della cooperativa, afferma: “Il nostro territorio deve essere il punto di partenza. I vitigni bianchi sono la nostra forza e i mercati internazionali stanno iniziando a comprenderlo”. Questa consapevolezza ha portato La Guardiense a investire in ricerca e zonazione, contribuendo così a valorizzare i vitigni autoctoni che caratterizzano la viticoltura sannita.
I vini bianchi di La Guardiense
Un assaggio in verticale di sette bianchi rappresentativi della cantina mette in luce non solo le diverse anime del territorio, ma anche la straordinaria capacità evolutiva dei vitigni autoctoni, come la Falanghina, il Fiano e il Greco. Di seguito, una panoramica di questi vini:
- Falanghina:
- Versione moderna e solare, con sentori di mela verde, pesca bianca e fiori di glicine.
- Al palato, risulta fresca e sapida, con una chiusura mandorlata invitante.
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Un altro esempio di Falanghina, più matura, si distingue per note di pera e scorza d’agrume, adattandosi a molteplici cucine.
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Fiano:
- Nella versione giovane, si presenta elegante con profumi di fiori di campo e nocciola fresca.
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Con un’evoluzione di nove anni, diventa profondo e complesso, con note di miele millefiori e mandorla tostata.
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Greco:
- Carattere tagliente e marino, con sentori di pompelmo e salvia.
- A cinque anni dalla vendemmia, guadagna in complessità, rivelando note di zafferano e miele di castagno.
Un futuro di innovazione e sostenibilità
La Guardiense, attraverso i suoi bianchi, non solo celebra la tradizione vitivinicola del Sannio, ma si propone anche come un faro di innovazione e sostenibilità. La sinergia tra i soci, la ricerca e l’impegno per la qualità pongono La Guardiense in una posizione di rilievo nel panorama vitivinicolo italiano, rendendola un punto di riferimento per tutti gli amanti del vino. Con un forte legame con il territorio e una visione orientata al futuro, La Guardiense continua a scrivere la storia del vino campano, mantenendo viva l’essenza del Sannio.