Botte piena e moglie ubriaca è un’espressione molto comune nella lingua italiana, una lingua che spesso contiene nei suoi proverbi riferimenti al cibo, al vino, e alla vita coniugale, e che quindi spesso, in questo ultimo caso, allude a principi retrogradi e poco inclusivi.
La frase all’interno della quale il modo di dire emerge più frequentemente è “non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca“. E, benché la storiellina dietro all’espressione sia piuttosto esplicita, che cosa significa precisamente? E da dove trae origine nella storia della lingua popolare italiana?
Innanzitutto ci troviamo davanti ad un proverbio, quindi ad un’espressione che ci racconta una storia compiuta, con soggetto e predicato, che suona bene anche da sola – a differenza del modo di dire “a catinelle”, o “a spron battuto”, ad esempio -, atta a ricordare una qualche morale. Questa, come dicevamo prima, può essere moralmente discutibile e aggiornata all’inclusione a cui tendono le scuole di pensiero odierne. Basti pensare al fatto che “non si può avere la botte piena e il marito ubriaco” non si è mai sentito dire.
Ad ogni modo, fatta la dovuta premessa, il proverbio sta a significare “voler ottenere due vantaggi mutuamente esclusivi”, quindi “avere pretese eccessive, praticamente impossibili da realizzare”, perché chiaro che se la moglie beve tanto da arrivare a ubriacarsi, la botte non sarà più piena. Ma si può scorgere anche un secondo significato, una sorta di invito alla ragionevolezza: c’è un limite a tutto “nella vita”, soprattutto ai vantaggi, e in certi casi bisogna sapersi accontentare; di fatto, si pone un aut aut: “o questo o quello”.
Come nel caso di molte altre espressioni comuni della lingua italiana, siamo certi dell’origine popolare del proverbio, anche solo perché si fa riferimento alla parola “botte”, e alla supposta tendenza ad ubriacarsi delle mogli, quindi delle donne, che non è di certo un’immagine che può rappresentare i ceti “alti” della società del passato, in cui il divario tra il decoro di corte e il divertimento “paesano” era molto più evidente.
Ne abbiamo però anche un’importante testimonianza in un romanzo cardine della letteratura italiana dell’Ottocento: I Vicerè. Sicuramente l’opera più importante di Federico De Roberto, il romanzo è ambientato sullo sfondo delle vicende del risorgimento meridionale, narrate attraverso la storia di una nobile famiglia catanese, quella degli Uzeda di Francalanza, discendente da antichi Viceré spagnoli della Sicilia ai tempi di Carlo V.
Il proverbio, nel libro, appare in questo passaggio:
“Veramente gli applausi non furono generali a questo passo, e anzi qualche colpo di tosse partito da un angolo fece voltare molte teste. «Voi mi direte,» proseguiva però l’oratore, «che questo programma è troppo vasto ed eclettico; perché, secondo un proverbio, è impossibile avere ad un tempo la botte piena e la moglie ubriaca (Ilarità). La botte piena, senza poterne spillare l’inebbriante liquore, rappresenterebbe una ricchezza inutile, e tanto varrebbe che contenesse acqua o un altro fluido qualunque; ma quanto ad avere anche la moglie ubriaca, sarebbe in verità troppa grazia: me ne appello a tutti i mariti. (Scoppio d’ilarità clamorosa, battimani vivi e replicati.)”.
Curiose sono le “traduzioni” dello stesso proverbio in alcune delle altre lingue del mondo. Quindi espressioni che vogliono indicare lo stesso significato, insegnare la stessa morale, ma lo fanno con parole e immagini diverse.
In Germania si dice che “Non si può ballare a due matrimoni contemporaneamente”, e questo – che è persino politically correct, è forse ancora più immediato della versione italiana.
Non si può seguire la messa e suonare le campane è invece il detto spagnolo, uno stato in cui la Chiesa ha radici profonde quasi quanto le nostre, mentre in Portogallo si attinge alla praticità della gestione dell’allevamento e l’agricoltura con “Non si può volere il sole sull’aia e la pioggia sul campo di rape”.
Restiamo in campagna e focalizzati sulle materie prime anche in Danimarca, dove “Non si può soffiare e avere la bocca piena di farina”. Infine, più a sud, in Francia, si allude ad uno degli ingredienti cardine della french cuisine: il burro. E praticamente no, non si possono volere sia il burro che i soldi del burro.
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