Roma, 11 novembre 2025 – Nei giorni scorsi, al Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato le onorificenze dell’Ordine “Al Merito del Lavoro” ai nuovi Cavalieri del Lavoro, nominati il 2 giugno 2025. La cerimonia ha visto protagonisti alcuni dei nomi più importanti del vino italiano, come Vittorio Moretti e Piero Mastroberardino, veri punti di riferimento per la qualità del settore vitivinicolo nazionale. Accanto al Presidente, il Ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso. Mattarella ha ricordato che questo riconoscimento “non si riduce all’aumento dei profitti”, ma è soprattutto “un legame forte che unisce il progresso economico alla crescita civile del Paese”.
Mattarella: l’impresa è motore di futuro e responsabilità sociale
Nel Salone delle Feste del Quirinale, pieno di autorità e familiari, Mattarella ha ribadito come le imprese italiane siano “generatori di futuro”. Ha parlato della responsabilità sociale degli imprenditori, una dimensione che, ha detto, “diventa ancora più evidente nelle aziende guidate dai Cavalieri del Lavoro”. Un messaggio che ha trovato eco nelle parole di Enrico Zobele, vicepresidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro: “Abbiamo sostenuto l’Italia nei momenti più difficili, credendo nel valore delle persone. Ora la sfida è accompagnare il progetto europeo senza paura dei cambiamenti”.
Vittorio Moretti: innovazione e tradizione tra Franciacorta, Toscana e Sardegna
Tra i nuovi Cavalieri spicca Vittorio Moretti, fondatore e presidente di Holding Terra Moretti. Il gruppo, nato nel 1974 con l’acquisto delle prime vigne in Franciacorta, oggi conta più di 2.100 ettari sparsi tra Lombardia, Toscana e Sardegna. Sei cantine – tra cui Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta, Petra a Suvereto, Teruzzi a San Gimignano, Tenuta La Badiola in Maremma e Sella & Mosca ad Alghero – e due resort di lusso: L’Albereta in Franciacorta e L’Andana in Toscana.
Moretti ha sempre puntato su tecnologie all’avanguardia – tunnel di affinamento scavati nella roccia, presse innovative, droni e robot in vigna – senza però rinunciare alla vendemmia manuale e alle pratiche artigianali. “L’anima resta quella del vignaiolo”, ha detto più volte. Il gruppo produce oltre 11 milioni di bottiglie all’anno, esportando il 18%. La varietà di vitigni è uno dei suoi punti di forza: dai classici della Franciacorta (Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco ed Erbamat) ai rossi e bianchi toscani (Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Sangiovese, Vermentino, Viognier e Vernaccia), fino agli autoctoni sardi come Cannonau e Torbato.
La salvaguardia delle varietà storiche e la resistenza delle piante sono al centro del suo lavoro. Si coltivano barbatelle scelte internamente e si fa ricerca genetica per fronteggiare i cambiamenti climatici. Nel 2018 Moretti ha fondato insieme alla moglie Mariella una Fondazione per promuovere arte e cultura in Franciacorta, partendo dal Convento dell’Annunciata, risalente al 1449.
Piero Mastroberardino: dieci generazioni tra Irpinia e Pompei
Accanto a Moretti, il titolo di Cavaliere del Lavoro è andato a Piero Mastroberardino, alla guida dello storico Gruppo Agricolo Mastroberardino dal 1998. La famiglia è presente in Irpinia fin dal Settecento. Mastroberardino ha trasformato l’azienda in una realtà che controlla tutta la filiera, con 260 ettari nelle zone Docg di Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino.
Negli anni Novanta ha promosso il riconoscimento delle Docg campane e avviato un progetto unico con la Soprintendenza Archeologica di Pompei: la coltivazione sperimentale di vigneti secondo le tecniche antiche. Da questo è nato il vino pompeiano Igt Villa dei Misteri. Oggi il gruppo produce circa 2 milioni di bottiglie all’anno, esportando il 25% in 50 Paesi. Nel 2023 il Radici Taurasi Docg Riserva 2016 è stato premiato da “Wine Spectator” come quinto miglior vino al mondo.
Mastroberardino ha investito anche nell’enoturismo con il Radici Resort Golf & Spa e nella valorizzazione della storia aziendale attraverso il Museo d’Impresa Mastroberardino ad Atripalda. È presidente dell’Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi e docente universitario a Foggia.
L’albo d’oro che racconta il vino italiano
I nomi di Moretti e Mastroberardino si aggiungono a una lunga lista di Cavalieri del Lavoro del vino: da Piero Antinori a Bruno Ceretto, da Arnaldo Caprai a Franco Argiolas, passando per Paolo Panerai, Sandro Boscaini, Maria Cristina Loredan Rizzardi, Diego Planeta, Giacomo Rallo, Giuseppe Tasca d’Almerita, Gino Lunelli, Marilisa Allegrini, Giovanni Manetti ed Ezio Rivella. Un vero e proprio albo d’oro che racconta la storia e la spinta innovativa del settore vitivinicolo italiano.
La cerimonia al Quirinale non è solo un riconoscimento personale: è un segnale chiaro per tutto il comparto agroalimentare nazionale. “Le imprese generano futuro”, ha ribadito Mattarella. E nel caso del vino italiano – tra tradizione familiare e innovazione – quel futuro si costruisce ogni giorno tra i filari e nelle scelte degli imprenditori.
