Il 2024 si preannuncia come un anno cruciale per il settore vinicolo italiano, con risultati che evidenziano sia le opportunità che le sfide del mercato globale. Secondo il report “Vino italiano e mercati internazionali: competitività, enoturismo e nuove strategie di adattamento” della Rome Business School, l’Italia ha raggiunto un record storico di esportazioni, con un valore totale di 8,136 miliardi di euro e 21,7 milioni di ettolitri di vino spediti all’estero, segnando un incremento del 5,5% rispetto all’anno precedente. Questo risultato conferma il nostro Paese come il primo esportatore mondiale per volumi e il secondo per valore, subito dopo la Francia.
Tuttavia, il successo del vino italiano è minacciato dall’entrata in vigore di nuovi dazi statunitensi del 15% dal 1° agosto 2025, che potrebbero comportare perdite di oltre 300 milioni di euro in un solo anno per le cantine italiane. I vini più a rischio includono il Prosecco, il Pinot Grigio, il Moscato e i pregiati rossi toscani, i cui margini potrebbero diventare insostenibili sul mercato statunitense.
Dazi USA: la nuova sfida del vino italiano
Gli Stati Uniti rimangono il principale mercato di riferimento per il vino italiano, con importazioni che nel 2024 hanno raggiunto quasi 2 miliardi di euro, segnando un incremento del 10,2%. Tuttavia, l’introduzione dei nuovi dazi potrebbe costringere le cantine italiane a rivedere le loro strategie logistiche e commerciali. Le aziende vinicole si trovano di fronte a diverse sfide, tra cui:
- Adattare i modelli di business per rimanere competitive.
- Esplorare mercati alternativi come il Canada, che ha registrato un incremento del 15,3%.
- Considerare opportunità in Russia, dove si è registrato un aumento del 40%.
- Sfruttare il commercio elettronico, con il mercato del vino online previsto crescere fino a 6,7 miliardi di dollari entro il 2025.
Export vino italiano: i numeri del 2024
Con circa 720.000 ettari vitati, che corrispondono al 10% della superficie vitata mondiale, l’Italia si mantiene tra i leader del settore vinicolo, insieme a Spagna e Francia. Dopo il crollo della produzione nel 2023, il 2024 ha visto un’inversione di tendenza, con una produzione che ha raggiunto 48 milioni di ettolitri, in aumento del 13% rispetto all’anno precedente.
Un dato interessante riguarda la composizione dell’export: i vini DOP (Denominazione di Origine Protetta) hanno rappresentato il 68% del valore totale delle esportazioni italiane, mentre gli spumanti hanno inciso per il 29%. Tra questi, il Prosecco DOC si distingue, contribuendo da solo a un quarto della produzione DOP nazionale.
Sostenibilità e consumo interno
L’Italia si afferma come leader in Europa nella viticoltura biologica, con ben 133.000 ettari certificati, corrispondenti al 23% del totale nazionale. La variabilità regionale è significativa: in Toscana, la viticoltura biologica raggiunge punte del 40%, mentre in Sicilia si attesta al 36%. Questa crescente attenzione verso pratiche sostenibili non solo risponde a un’esigenza di mercato, ma riflette un cambiamento culturale verso un consumo più responsabile e consapevole.
Parlando di consumi interni, il Paese sta vivendo una fase di transizione: gli italiani bevono meno vino, ma con una qualità superiore. Solo il 29% della popolazione (circa 8,5 milioni di persone) consuma vino quotidianamente, con una media stabile di 37,8 litri pro capite all’anno. Le preferenze si stanno spostando verso bianchi, rosati e spumanti, segnalando un cambiamento nei gusti e nelle abitudini di consumo.
Enoturismo: un pilastro da 3 miliardi di euro
Il turismo del vino rappresenta un ulteriore pilastro dell’economia vinicola italiana, con impatti significativi sulla spesa e sull’attrattività del brand Italia. Nel 2024, il settore ha generato circa 3 miliardi di euro e ha accolto 15 milioni di visitatori, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. I turisti enologici tendono a spendere il 35% in più rispetto ai turisti tradizionali, attratti da esperienze immersive che combinano degustazioni, acquisti diretti e scoperte culturali.
In conclusione, come sottolineato da Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca di Rome Business School, il settore vinicolo italiano si trova in una fase di contraddizione. Da un lato, i numeri storici; dall’altro, il rischio dei dazi USA. Guardando al futuro, il report evidenzia l’importanza di tre parole chiave: innovazione, sostenibilità e digitalizzazione. Questi elementi saranno fondamentali per affrontare le sfide future, come la premiumisation e l’integrazione di tecnologie avanzate nel settore.