Vino, come cambieranno i consumi nel 2026? Le previsioni di Bibendum

Un calice di vino rosé

Un calice di vino rosé | Photo by Missvain licensed under CC BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/deed.en) - Vinamundi.it

Redazione Vinamundi

23 Dicembre 2025

Il mercato del vino britannico si prepara a un nuovo equilibrio tra prudenza nei consumi e ricerca di esperienze mirate. A delineare lo scenario per il 2026 è Bibendum, uno dei principali operatori del beverage nel Regno Unito, che come ogni anno anticipa le tendenze destinate a influenzare ristorazione e carte dei vini. Un’analisi che assume un peso particolare anche per l’Italia, considerando che l’Uk resta il terzo sbocco dell’export vinicolo nazionale, nonostante il rallentamento recente e le incertezze legate alle nuove accise sugli alcolici.

Il contesto economico e il cambio di abitudini nei consumi

Secondo Bibendum, i trend emergenti non possono essere letti senza tenere conto del quadro economico generale. La riduzione dei pasti fuori casa incide direttamente sulle scelte dei consumatori, sempre più attenti al valore di ciò che ordinano. In questo scenario, il vino viene scelto solo quando è percepito come conveniente o realmente significativo, spingendo i ristoratori a razionalizzare le proposte ed evitare doppioni poco giustificabili nella stessa fascia di prezzo.

Il ritorno strategico del vino al calice

La crescente attenzione alla spesa favorisce la riscoperta del vino al calice, considerato una soluzione che limita il rischio economico per il cliente e, allo stesso tempo, consente di accedere a etichette di livello superiore. Questa formula risponde alla richiesta di moderazione senza rinunciare alla qualità e diventa uno strumento centrale nelle strategie dei locali.

Rosé francesi in ascesa e scelte “sicure” in carta

Tra i segnali più evidenti per il 2026 c’è l’affermazione dei rosé francesi, in particolare quelli provenzali. Bibendum osserva come i ristoranti di fascia alta stiano investendo su questa tipologia, sostenuti da una domanda disposta a riconoscere prezzi mediamente più elevati. In parallelo, viene ribadita l’importanza di puntare su vini considerati affidabili, legati a denominazioni e Paesi di riferimento come Francia e Italia, che continuano a garantire performance migliori.

Spumanti: un segmento più resiliente degli altri

Il comparto delle bollicine si conferma tra i più solidi. Nel 2025 è stato quello che ha registrato il calo meno marcato, e anche nel 2026 manterrà un ruolo centrale. Accanto ai pilastri rappresentati da Prosecco e Champagne, emergono nuove opportunità per lo spumante inglese, per i Crémant francesi e per le bollicine del Nuovo Mondo, in particolare da Sudafrica e Australia, in linea con le previsioni di Wine Lister.

Rossi più leggeri e la rivincita del Pinot Nero

Il dibattito sui vini rossi, spesso percepiti come troppo alcolici e strutturati, resta aperto. Bibendum individua però una via d’uscita nella crescita di varietà capaci di offrire maggiore freschezza. Nel segmento premium si rafforzano Pinot Nero e Garnacha, vini che stanno conquistando spazio anche in momenti di consumo tradizionalmente dominati da birra e sidro, come la tarda mattinata.

Pinot Nero al vertice delle tendenze 2026

Non sorprende che il Pinot Nero occupi il primo posto nella “Top 10 Wine Trends for 2026”. L’interesse non si limita alla Borgogna, ma si estende a interpretazioni provenienti da Stati Uniti, Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda, a testimonianza di una crescente curiosità verso le diverse espressioni di questo vitigno.

Bianchi francesi e nuove varietà in evidenza

Al secondo posto si collocano i vini bianchi francesi, trainati dai grandi classici di Borgogna, Loira e Bordeaux. Chardonnay e Sauvignon Blanc continuano a dominare, ma l’attenzione si sta spostando anche su varietà meno conosciute, come Marsanne, Vermentino, Altesse, Sylvaner, Chasselas e Rolle, che intercettano la voglia di scoperta dei consumatori.

Shiraz australiano e climi più freschi

Il terzo gradino del podio è occupato dallo Shiraz australiano, in particolare quello prodotto in aree a clima più fresco come Yarra Valley, Adelaide Hills ed Eden Valley. Uno stile che sta guadagnando terreno grazie a profili più equilibrati e meno opulenti.

Piemonte protagonista con i suoi bianchi

L’Italia entra nella Top 10 con il Piemonte, ma non attraverso i suoi rossi più celebri. A emergere sono Cortese, Timorasso e Arneis, vitigni che stanno guidando la crescita dei bianchi piemontesi nel Regno Unito. Bibendum segnala anche l’interesse verso uve meno note come Nascetta e Favorita, a dimostrazione della ricchezza e varietà del patrimonio regionale.

Dalla Rioja bianca al ritorno della Garnacha

Il quinto posto è occupato dal Rioja bianco, sempre più popolare, seguito dalla Garnacha, che consolida la sua crescita grazie alla capacità di offrire rossi più bevibili e versatili.

Regioni sotto i riflettori: Alsazia e California

Le posizioni successive non sono legate a singoli vitigni ma a territori. L’Alsazia beneficia del lavoro di una nuova generazione di produttori che coniuga tradizione e tecniche moderne, favorita anche dall’evoluzione climatica. La California, invece, vede crescere soprattutto Cabernet Sauvignon e Chardonnay, senza trascurare Zinfandel, Syrah, Cabernet Franc, Riesling e Viognier.

Spumante inglese e rosé portoghese chiudono la classifica

A completare la Top 10 figurano lo spumante inglese, sempre più competitivo anche rispetto a Crémant e bollicine italiane, e il rosé portoghese, apprezzato per la sua diversità e per l’utilizzo di vitigni autoctoni come Touriga Nacional, Baga e Ramisco. Un segnale ulteriore di come il mercato britannico continui a premiare identità e originalità, pur in una fase di maggiore prudenza nei consumi.

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