Negli ultimi mesi, il panorama vitivinicolo italiano ha vissuto un momento di attesa e incertezza riguardo alla produzione di vini dealcolati, una categoria che promette di rinnovare il mercato e rispondere a nuove esigenze dei consumatori. Nonostante la normativa europea, che ha aperto la strada a questa innovazione, il decreto che ne autorizza la produzione in Italia è rimasto bloccato a causa di ritardi burocratici e amministrativi. Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (UIV), ha recentemente sollevato l’allerta, chiedendo un intervento immediato da parte del governo per non perdere terreno rispetto ai competitor europei.
Il decreto ministeriale e i ritardi burocratici
Il Decreto Ministeriale n. 672816, approvato il 20 dicembre 2024, ha recepito il Regolamento (UE) 2021/2117, permettendo la produzione di vini dealcolati e parzialmente dealcolati. Tuttavia, a distanza di quasi un anno dalla sua approvazione, il settore è ancora in attesa di un decreto interministeriale necessario per definire gli aspetti fiscali e amministrativi legati alla produzione. Questo è un passaggio cruciale per le aziende vinicole, in quanto senza di esso non possono ottenere le licenze di produzione e le autorizzazioni necessarie per avviare ufficialmente la dealcolazione.
Castelletti ha sottolineato l’importanza di passare “dalle parole ai fatti”, evidenziando che le imprese sono ferme mentre i concorrenti in Francia, Germania e Spagna avanzano. “Ogni mese di ritardo aumenta il distacco competitivo,” ha affermato, insistendo sulla necessità di un intervento immediato per non vanificare l’opportunità di entrare in un mercato in espansione.
Le sfide burocratiche e fiscali
Il problema del ritardo non è solo di natura politica, ma si rintraccia in una burocrazia intricata e in nodi fiscali che devono essere affrontati. Il nuovo regime fiscale per i vini a basso o nullo tenore alcolico, previsto dall’art. 33-ter del Testo Unico Accise (DL 43/2025), richiede appunto un decreto attuativo congiunto tra il Ministero dell’Economia e il Ministero dell’Agricoltura. Questo passaggio è fondamentale per garantire che le aziende possano operare in modo legale e conforme alle normative vigenti.
Opportunità di mercato e innovazione
Il mercato globale dei vini a basso contenuto alcolico vale oltre 11 miliardi di dollari e sta mostrando tassi di crescita a doppia cifra in Nord Europa, Stati Uniti e Asia. Per l’Italia, patria della cultura del vino, l’ingresso nel segmento dei vini dealcolati rappresenta non solo una sfida tecnica, ma anche un’opportunità per dialogare con nuovi consumatori sempre più attenti a salute e sostenibilità.
In un contesto in cui i consumatori cercano alternative più salutari e sostenibili, il settore vitivinicolo italiano ha l’opportunità di reinventarsi e di rispondere a queste nuove esigenze. La diversificazione dell’offerta è essenziale per mantenere il passo con le tendenze globali e le richieste dei mercati emergenti. La UIV, riconoscendo questo potenziale, ha sollecitato un impegno concreto da parte del governo per garantire che il settore non perda ulteriore terreno.
La questione dei vini dealcolati non è solo un problema burocratico, ma una questione di competitività e di sviluppo economico. La capacità di innovare e di adattarsi alle nuove tendenze del mercato è essenziale per il futuro del settore vitivinicolo italiano. Le aziende attendono un segnale chiaro da parte dei decisori politici, affinché possano finalmente avviare la produzione e cogliere le opportunità offerte da un mercato in continua evoluzione.