Vini dealcolati: è tempo di sbloccare le autorizzazioni per il settore

Vini dealcolati: è tempo di sbloccare le autorizzazioni per il settore

Vini dealcolati: è tempo di sbloccare le autorizzazioni per il settore

Redazione Vinamundi

23 Ottobre 2025

Negli ultimi mesi, l’industria vinicola italiana si trova ad affrontare una situazione di stallo relativa alla produzione di vini dealcolati. Nonostante il Decreto Ministeriale n. 672816, approvato il 20 dicembre 2024, che prevede la regolamentazione della produzione di vini con basso o nullo contenuto alcolico, il settore non riesce a decollare a causa di ritardi burocratici e amministrativi. Paolo Castelletti, segretario generale dell’Unione Italiana Vini (UIV), ha lanciato un appello al governo, chiedendo un intervento tempestivo per evitare di perdere terreno nei confronti di paesi europei concorrenti.

Situazione attuale e ritardi burocratici

L’approvazione del decreto volto a recepire il Regolamento (UE) 2021/2117, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 13 febbraio 2025, ha rappresentato un passo significativo. Esso stabilisce le regole per la dealcolazione, consentendo tecniche come:

  1. Distillazione
  2. Membrane
  3. Evaporazione sottovuoto

Tuttavia, nonostante queste linee guida siano state definite, le cantine italiane rimangono ferme, incapaci di avviare la produzione a causa della mancanza di un decreto interministeriale fondamentale per disciplinare aspetti fiscali e amministrativi, come licenze e autorizzazioni.

Necessità di un decreto attuativo

Il Ministero dell’Agricoltura, sotto la direzione del Masaf, ha tentato di snellire le procedure con il Decreto n. 213946/2025, ma i progressi sono stati limitati. La questione cruciale è la necessità di un decreto attuativo congiunto tra il Ministero dell’Economia e il Ministero dell’Agricoltura per stabilire il nuovo regime fiscale per i vini a basso o nullo tenore alcolico, come previsto dall’articolo 33-ter del Testo Unico delle Accise (DL 43/2025). Senza questo passaggio fondamentale, le aziende vinicole non possono ottenere le licenze necessarie per iniziare ufficialmente la produzione.

Implicazioni per il mercato e il futuro del settore

La situazione è preoccupante per gli operatori del settore, che avvertono che ogni mese di ritardo contribuisce ad ampliare il divario competitivo con paesi come Francia, Germania e Spagna, dove i vini dealcolati hanno già trovato una loro collocazione sul mercato, anche nel segmento premium. Questo ritardo non solo ostacola la crescita delle aziende italiane, ma mina anche la loro capacità di rispondere a una domanda crescente da parte di consumatori sempre più orientati verso scelte salutiste e sostenibili.

Il Regolamento europeo consente la produzione di vini parzialmente dealcolati, ma vieta la dealcolazione totale per i vini DOP e IGP. Le tecniche di dealcolazione devono garantire la preservazione delle caratteristiche organolettiche del vino, assicurando al contempo la tracciabilità del processo produttivo. Le etichette dei vini dealcolati potranno riportare indicazioni chiare, come “vino dealcolato” o “vino parzialmente dealcolato”, a seconda del tenore alcolico finale, e saranno soggette a controlli da parte dell’Icqrf e di organismi di certificazione.

L’UIV non nasconde la propria preoccupazione per il rischio che la burocrazia possa rallentare un’innovazione già accettata e richiesta dal mercato. Le aziende vinicole chiedono un percorso chiaro, che preveda la pubblicazione immediata del decreto interministeriale e l’istituzione di un tavolo tecnico che definisca procedure operative per l’accesso alle licenze. “La burocrazia sta uccidendo il nostro settore”, ha affermato Castelletti, sottolineando l’importanza di un impegno concreto per non vanificare l’occasione di sviluppare un comparto in grado di generare valore, opportunità di export e posti di lavoro.

In un contesto globale in cui il mercato dei vini a basso contenuto alcolico vale oltre 11 miliardi di dollari e cresce a tassi a doppia cifra in regioni come il Nord Europa, gli Stati Uniti e l’Asia, l’Italia, patria della tradizione vinicola, ha l’opportunità di affacciarsi a questo nuovo segmento. L’ingresso nel mercato dei vini dealcolati premium non rappresenta solo una sfida tecnica, ma anche un’opportunità per interagire con consumatori nuovi e sempre più attenti al benessere e alla sostenibilità. Tuttavia, senza un’accelerazione nelle decisioni governative, questa opportunità rischia di sfuggire, lasciando l’Italia in ritardo rispetto ai competitor europei e mettendo a repentaglio la competitività di un settore che ha sempre rappresentato uno dei fiori all’occhiello dell’economia nazionale.

In questo scenario complesso, le aspettative degli operatori del settore sono chiare: serve un’azione decisa e rapida da parte delle istituzioni per consentire all’industria vinicola italiana di rispondere alle sfide del mercato moderno e di non perdere la propria storica leadership.

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