Viaggi dove il vino racconta tutto: mete che uniscono terra, storia e calici indimenticabili

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Dove l’equilibrio tra acidità e freschezza diventa arte. - www.vinamundi.it

Luca Antonelli

22 Agosto 2025

Tra colline, cantine e sapori locali, il turismo del vino nel 2025 guida nuove rotte di viaggio. Ecco dove andare se cerchi un’esperienza che parte dal bicchiere e arriva molto più lontano.

Non basta più assaggiare un buon rosso o bere un bianco fresco d’estate. Oggi chi viaggia vuole capire da dove viene quel vino, chi lo produce, che aria si respira nelle vigne. Il turismo enologico è diventato uno dei segmenti più in crescita in Europa e nel mondo, e i numeri lo confermano: secondo l’Organizzazione mondiale del turismo, nel 2024 le prenotazioni legate al vino sono aumentate del 21%. A guidare il trend non sono solo le cantine famose, ma le storie dietro ogni etichetta.

In Francia, Bordeaux resta una tappa obbligata, ma molti iniziano a preferire zone meno patinate come il Beaujolais o la Valle del Rodano. In Italia, il Piemonte e la Sicilia competono con la Toscana per autenticità e varietà. Ma è anche fuori dai grandi classici che si stanno aprendo scenari nuovi: la Georgia, culla storica del vino, attira chi cerca tradizioni millenarie; il Cile, chi ama i contrasti tra vigna e deserto; il Sudafrica, chi vuole abbinare il vino ai paesaggi oceanici. Non si tratta solo di bere. È un modo per viaggiare con tutti i sensi accesi.

Dove il vino diventa paesaggio: mete da scoprire un sorso alla volta

In Portogallo, il fiume Douro disegna le curve delle vigne più antiche d’Europa. I battelli risalgono il corso lento dell’acqua e ogni sosta è una scoperta. Le cantine sono costruite nella roccia, i viticoltori parlano a voce bassa, e il vino — il celebre Porto ma non solo — accompagna piatti che parlano di terra e mare. Chi arriva qui non cerca solo un calice: cerca una relazione con il tempo.

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Dalle colline al calice, un viaggio senza tempo. – www.vinamundi.it

In Francia, al di là delle etichette blasonate, sono le piccole maison a raccontare meglio lo spirito dei luoghi. I vignaioli di Borgogna spiegano il terreno con le mani, le vendemmie sono lente, le bottiglie si aprono nel silenzio. Chi si ferma in questi villaggi capisce che il vino non è un prodotto, è un contesto. Una cultura, un ritmo, una comunità.

Anche l’Italia offre itinerari che vanno oltre le rotte turistiche. In Umbria, ad esempio, tra Montefalco e Bevagna, le cantine si aprono su strade bianche e campagne ancora integre. Il Sagrantino ha una storia aspra, forte, legata al clima secco e ai silenzi. Più a sud, nel Cilento, i vini bianchi profumano di erbe mediterranee, e le vigne si affacciano sul mare. Ogni regione ha il suo accento, anche nel bicchiere.

Poi c’è chi guarda oltre. In Argentina, a Mendoza, le vigne crescono all’ombra delle Ande. I Malbec si affinano ad alta quota, il vento fa tutto più netto. E il turismo del vino qui si fonde con l’avventura, con le passeggiate tra gli altipiani, con le cene sotto il cielo terso. Stesso discorso vale per il Sudafrica, dove le Strade del vino attraversano paesaggi aperti, tra leoni in lontananza e grappoli che maturano in modo diverso, per via delle escursioni termiche.

Oltre l’assaggio: cosa cercano davvero i viaggiatori del vino nel 2025

Chi parte per un viaggio enologico oggi non vuole degustazioni in serie o tour patinati. Vuole ascoltare, toccare, guardare come si fa davvero il vino. Le esperienze che funzionano sono quelle in cui si cammina tra i filari, si partecipa alla vendemmia, si pranza con chi lavora nella tenuta. L’autenticità è la nuova chiave. E vale più del nome scritto sull’etichetta.

In molte regioni si stanno sviluppando percorsi a piedi o in bici, pensati per seguire la mappa delle cantine, attraversando borghi, mulini, frantoi. Il viaggio lento permette di entrare nei dettagli, fermarsi, scegliere. E quando si arriva in cantina, non si chiede solo “cosa c’è da bere”, ma da dove viene quella terra, quanta fatica c’è dietro.

Anche le grandi piattaforme di prenotazione si stanno adattando. Le esperienze a tema vino sono tra le più cercate, ma devono offrire relazione umana, cura e contesto. Il turista del 2025 vuole uscire da una degustazione con qualcosa in più, che non si trova al supermercato: una storia, una voce, magari un errore, un’annata difficile.

E se fino a ieri il viaggio del vino era una nicchia per intenditori, oggi è diventato una bussola per chi cerca luoghi veri, fatti di dettagli lenti e di panorami che non si dimenticano.

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