Venosa, 10 giugno 2024 – La Cantina di Venosa, storica cooperativa del Vulture, ha annunciato un investimento da 3,4 milioni di euro per rinnovare le sue strutture e puntare con forza sull’enoturismo. L’obiettivo è chiaro: raddoppiare in un anno le entrate da vendite dirette, ora ferme a 700mila euro, e consolidare la crescita che dal 2019 ha portato la produzione a salire del 169%. Il progetto, finanziato in parte con 1,25 milioni di fondi del Pnrr, prevede un’ampia area per accogliere i visitatori, con spazi dedicati a degustazioni, eventi e turismo esperienziale.
Enoturismo, la scommessa per far crescere il Vulture
La decisione della Cantina di Venosa arriva in un momento delicato per il vino italiano. Tra calo dei consumi, sovrapproduzione e nuove regole sulle etichette – le cosiddette “health warning” – tante aziende stanno rivedendo i loro piani. Ma qui, nel cuore della Basilicata, c’è chi continua a investire. “Con questo progetto sull’enoturismo chiudiamo una fase di riorganizzazione degli spazi e dei processi durata cinque anni”, spiega il presidente Francesco Perillo. La nuova ala collegherà fisicamente – e simbolicamente – i due impianti storici della cooperativa: la cantina originaria e quella costruita dopo il terremoto del 1980.
Perillo è convinto che i tempi siano “finalmente maturi per fare un salto in avanti: aumentare le visite in cantina e, di riflesso, far crescere il turismo in tutta la zona”. Oggi lo spaccio aziendale, un locale semplice ma accogliente, genera 700mila euro l’anno solo con le vendite dirette. La previsione è ambiziosa: “Con la nuova struttura, che avrà una sala meeting, 150 metri quadrati per le degustazioni, una piccola cucina e una terrazza di 400 metri quadrati, contiamo di raddoppiare il fatturato già nel primo anno e di ripagare l’investimento in 6-7 anni”.
Vulture, un territorio da scoprire tra vino e natura
Il progetto della Cantina di Venosa non punta solo al guadagno. Vuole far conoscere meglio il territorio del Vulture, che ogni anno attrae circa 15mila turisti solo a Venosa, mentre nell’area “triangolo” Venosa-Lagopesole-Melfi si arriva a 70mila. Numeri che, secondo gli addetti ai lavori, possono ancora crescere. “Grazie ad accordi con tour operator, associazioni culturali e istituzioni – aggiunge Perillo – vogliamo far decollare l’enoturismo in tutto il Vulture”.
Non è solo questione di vino: l’area offre anche tesori naturali poco noti, come i laghi di Monticchio, incastonati nel cratere di un vulcano spento, e borghi pieni di storia e arte. Venosa, con le sue vie acciottolate e la sua storia millenaria, attira visitatori da tutta Italia. Melfi non è da meno: il suo castello normanno domina la valle e ospita mostre temporanee e collezioni permanenti.
Nuovi posti di lavoro e prospettive per il futuro
L’investimento della Cantina di Venosa porterà anche nuove opportunità di lavoro. Sono almeno sei le assunzioni previste per gestire l’accoglienza multilingue dei visitatori. Un segnale importante, in un momento in cui molte aziende agricole faticano a mantenere i propri livelli occupazionali.
Il presidente Perillo non nasconde le difficoltà del settore: “Il vino italiano sta vivendo un periodo complicato tra dazi e nuove regole. Ma siamo convinti che puntare su qualità e accoglienza sia la strada giusta”. Per il 2025 il fatturato stimato è di 8,2 milioni di euro: un traguardo che fino a pochi anni fa sembrava lontano.
La cooperativa che resiste e guarda avanti
In un mondo che cambia e si fa più incerto, la scelta della Cantina di Venosa è una scommessa sul futuro del territorio e sulla forza delle cooperative di adattarsi. Il progetto, che prevede anche una terrazza panoramica con vista sui vigneti, sarà pronto entro il prossimo anno. Solo allora si potrà capire se l’enoturismo diventerà davvero il motore della ripresa economica del Vulture.
Per ora, tra botti di rovere e filari ordinati sotto il sole lucano, la sfida è aperta. E i primi segnali – almeno per chi lavora ogni giorno tra le vigne – sono promettenti.
