Quando si prende il battello da Livorno in direzione di Gorgona, l’ultima isola-penitenziario d’Europa, l’aspettativa è mista. Dopo circa un’ora di navigazione, il primo elemento che colpisce il visitatore è un grande murale che riporta l’articolo 27 della Costituzione italiana. Le parole sono chiare e dirette: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Queste frasi non sono solo un richiamo alla giustizia, ma rappresentano anche la bussola che guida il lavoro quotidiano degli abitanti dell’isola, siano essi detenuti, funzionari o volontari.
L’articolo 27 è un potente strumento giuridico che segna una rottura con secoli di cultura punitiva. Si affida allo Stato non solo il compito di punire, ma anche quello di reintegrare. Questo principio si traduce in un’esperienza concreta a Gorgona, dove la pena non si consuma nel solo isolamento, ma si trasforma in un progetto rieducativo che coinvolge la terra, la vigna, il pane, il miele e il vino. Qui, il carcere diventa un’opportunità per il riscatto, la formazione e la speranza.
Un progetto pionieristico
Dal 2012, l’azienda Marchesi Frescobaldi ha avviato un progetto pionieristico in collaborazione con l’amministrazione penitenziaria: la produzione di un vino unico al mondo. In 14 anni, la vigna è diventata non solo un simbolo di qualità, ma anche uno strumento di inclusione sociale, responsabilizzazione e dignità per i detenuti. In Italia, il lavoro carcerario non dovrebbe avere un carattere afflittivo, come stabilito dalla Corte Costituzionale e dalla legge penitenziaria (L. 354/1975), che afferma che deve rispecchiare il più possibile le condizioni del lavoro libero, essere formativo, retribuito e volontario. L’articolo 20 dell’ordinamento penitenziario assicura ai detenuti diritti fondamentali, inclusa la possibilità di svolgere attività lavorativa.
Tuttavia, tra la norma e la realtà, spesso esiste una significativa distanza. Gorgona rappresenta un’eccezione preziosa nel panorama carcerario italiano. Qui, il carcere non è solo luogo di privazione, ma un ambiente che restituisce, dove quotidianamente i detenuti si dedicano all’agricoltura, alla panificazione, all’apicoltura e alla vinificazione. Come afferma Giuseppe Renna, il direttore dell’istituto, “qui abbiamo fornai, apicoltori, agricoltori, fabbri… Persone che imparano e restituiscono. Questo modello lo chiamo speranza”.
Il valore del lavoro
Il lavoro, secondo la visione costituzionale, va oltre il mero strumento di sussistenza. È partecipazione alla vita collettiva, costruzione dell’identità e legame sociale. Gli studi giuridici e criminologici confermano che il lavoro è uno dei fattori principali nella riduzione della recidiva. Gorgona non è solo un esperimento enologico; è un progetto di giustizia costituzionale. Lamberto Frescobaldi, esponente della storica azienda vinicola, sottolinea il valore umano dietro ogni bottiglia: “In ogni bottiglia c’è una storia, c’è una persona, c’è la voglia di riscatto”.
Le vigne, inizialmente estese per un ettaro, sono state strappate alla macchia mediterranea e oggi producono un vino bianco di alta qualità, noto a livello internazionale. Nonostante le condizioni estreme e una cantina semplice, le uve – Vermentino e Ansonica – raccontano un terroir sorprendente. Niccolò D’Afflitto, già enologo di Frescobaldi, ricorda come all’inizio la produzione fosse rudimentale: “Nessuna pressa pneumatica, nessun frigorifero. Ma i grandi cru non hanno bisogno di tecnologia. È la terra che parla”. Nonostante le limitazioni, il risultato è un vino di altissimo livello, frutto di una vinificazione semplice e autentica.
Un futuro promettente
Francesco Duranti, enologo attualmente attivo sull’isola, descrive il progetto come una “missione”. Ogni operazione è manuale, dalla raccolta alla vinificazione, e ogni detenuto coinvolto nel processo, come Daniele, che oggi svolge il ruolo di cantiniere, trova nel lavoro non solo un salario, ma un senso di utilità e appartenenza.
Il progetto è stato rinnovato fino al 2049, un orizzonte che consente una pianificazione a lungo termine, fondamentale per garantire continuità e stabilità. Tuttavia, il valore più profondo di Gorgona risiede nel suo impatto giuridico e sociale. Ricerche dimostrano che il lavoro rieducativo riduce significativamente il rischio di recidiva. Un detenuto che lavora, che si sente utile e rispettato, ha molte meno probabilità di tornare a delinquere.
Il dottor Renna enfatizza l’importanza della comunità creata all’interno dell’istituto: “I detenuti si sentono utili, valorizzati. E questo, in un luogo che è tutto carcere, significa una sola parola: speranza”. Gorgona, quindi, è un laboratorio vivente di rieducazione, dove la Costituzione si traduce in azione. Tra i filari di vite che si affacciano sul mare, la pena non è più soltanto privazione, ma un progetto di vita. Il vino prodotto è il simbolo di un percorso che va oltre la mera qualità: è un racconto di valore sociale, dignità e riconoscimento. In questo contesto, Gorgona rappresenta un modello innovativo che pone la persona al centro, trasformando la legalità in un processo vivo e quotidiano. Un cru che riscatta davvero.