Barile (Potenza), 7 giugno 2024 – Cent’anni di storia, passione e coraggio: la famiglia Paternoster ha festeggiato pochi giorni fa il secolo di vita dell’azienda che dal 1925 ha portato l’Aglianico del Vulture alla ribalta, in Italia e all’estero. Un traguardo raggiunto sulle pendici del Vulture, nel cuore della Basilicata settentrionale, che oggi si intreccia con il cammino della Tommasi Family Estates, il gruppo veneto che dal 2016 guida la storica cantina di Barile. Due famiglie, entrambe alla quarta generazione, unite dalla voglia di far emergere un territorio unico.
Un secolo tra vigne e lava
La storia di Paternoster nasce nel 1925, quando Anselmo Paternoster, dopo aver perso notizie del padre emigrato in America, decise di puntare su un piccolo pezzo di terra ai piedi del Vulture. “Mio bisnonno ha avuto il coraggio di trasformare una difficoltà in un sogno”, ha raccontato Fabio Mecca Paternoster, enologo e discendente, durante i festeggiamenti. Da allora, la cantina è passata di mano in mano: Giuseppe Paternoster, dopo gli studi a Conegliano, ha introdotto tra gli anni Settanta e Novanta la produzione di spumanti a base di Moscato e Malvasia; la terza generazione, guidata da Vito, ha invece deciso di puntare tutto sull’Aglianico, abbandonando i vecchi legni di castagno per il rovere di Slavonia e inaugurando nel 2006 la nuova cantina.
Tommasi entra in scena: la rinascita della Cantina del Barone Rotondo
Nel 2016 la Tommasi Family Estates – con oltre 800 ettari vitati in sette regioni italiane e un fatturato 2024 che sfiora i 32 milioni di euro – ha preso in mano le redini dell’azienda lucana. “Siamo orgogliosi di far parte di questa storia”, ha detto Giancarlo Tommasi, enologo e direttore tecnico del gruppo. “Crediamo nel Vulture e nell’Aglianico, un vitigno che merita più attenzione”. Sotto la sua guida è nato il progetto della Cantina del Barone Rotondo: un restauro conservativo di un’antica neviera ipogea del XV secolo, oggi trasformata in un luogo di accoglienza e turismo del vino. A venti metri sotto terra saranno custodite le bottiglie più preziose.
Barone Rotondo: tradizione e novità in bottiglia
Tra le novità del centenario spicca il vino “Barone Rotondo”, evoluzione dell’etichetta “Rotondo” nata nel 1996. Prodotto con uve di vigneti storici a seicento metri di altitudine, vicino alla Villa del Barone Rotondo, ora affina in tonneau – invece delle barrique – per smorzare l’impatto del legno. Dalla prossima vendemmia, parte dell’invecchiamento avverrà anche in anfore, alla ricerca di un carattere più fine e minerale. La produzione resta limitata: 2.500 bottiglie per l’annata 2020, con un massimo previsto di 6.000 in futuro.
“L’Aglianico del Vulture è un rosso importante, non facile”, ha ammesso Tommasi. “Ha tannini forti che richiedono tempo per ammorbidirsi e non è subito digeribile per tutti. Ma crediamo che il nuovo stile possa aiutare a conquistare anche i mercati esteri”. Il prezzo? Sarà circa il doppio rispetto all’altro Superiore Docg della cantina, il Don Anselmo.
Un territorio da raccontare: tra natura e turismo
Il Vulture non è solo vino. Il paesaggio, segnato dall’antico vulcano spento, ospita i laghi di Monticchio e una biodiversità rara, come la farfalla Bramea di Hartig, che arricchisce la storia del luogo. La sede Paternoster, rinnovata, punta a migliorare l’accoglienza e il turismo del vino, intercettando i flussi da Matera e dalla Puglia. “Vogliamo trasformare il Vulture in una meta di riferimento per il turismo enogastronomico nel Sud Italia”, ha aggiunto Tommasi.
Mercati esteri e legame tra vulcani
Per portare l’Aglianico del Vulture oltre i confini, Tommasi punta a creare un legame con i vini dell’Etna, sotto il nome comune di “vini dei vulcani”. Ammura è una delle otto tenute della famiglia, sparse in sette regioni italiane: dal Veneto alla Toscana, dalla Lombardia alla Basilicata. “Il progetto culturale De Buris in Valpolicella ha molto in comune con quello che stiamo facendo qui”, ha spiegato Tommasi.
Il rinnovamento passa anche dal digitale e dall’impegno con la comunità locale: sono già in programma eventi per partner e appassionati, a partire dall’open day dell’8 novembre. Un modo per celebrare cento anni di storia che continuano a portare nel mondo l’anima vulcanica della Basilicata.
