Nella prima metà del 2025, il settore del vino e degli spirits negli Stati Uniti continua a registrare un andamento negativo, confermando un trend che si protrae da oltre due anni. Secondo il report SipSource, elaborato da Wine & Spirits Wholesalers of America (WSWA), il vino ha segnato a giugno il 52esimo mese consecutivo di calo a volume, con un impatto significativo sulla premiumizzazione e sulla distribuzione, in particolare nei canali on-premise come ristoranti e bar.
I dati sono allarmanti: rispetto ai primi sei mesi del 2024, la domanda di vino ha subito un ulteriore ribasso, con un calo dell’8,7% a volume e dell’8,5% in termini di ricavi. Anche gli spirits non sono esenti da questa tendenza, mostrando una diminuzione del 6,0% a volume e del 5,0% in ricavi. La birra, sebbene con un trend meno preoccupante, si attesta comunque su un calo tra il 3% e il 4%. Questi numeri evidenziano una crisi che coinvolge non solo il vino, ma l’intero mercato delle bevande alcoliche.
Analisi dei dati e tendenze di mercato
Analizzando i dati su base mobile a 12 mesi, la situazione non migliora: il vino segna un -7,2% a volume e un -6,6% in ricavi, mentre gli spirits registrano un -4,1% a volume e un -3,8% in ricavi rispetto al 2024. Tali statistiche sono indicative delle sfide persistenti che il settore affronta, legate a cambiamenti nei comportamenti dei consumatori e a pressioni economiche e di mercato.
L’analista di SipSource, Dale Stratton, sottolinea come “la fiducia dei consumatori oggi sia fragile, e la volatilità commerciale, comprese le preoccupazioni su dazi e instabilità della catena di approvvigionamento, aggiunga ulteriore pressione all’industria”. Questi fattori stanno influenzando i modelli di acquisto, rallentando la ripresa e costringendo i vari attori del settore – dai produttori agli importatori, dai distributori ai rivenditori – a ripensare le proprie strategie di inventario, prezzi e promozioni.
Crisi di premiumizzazione e distribuzione
Il segmento del vino, in particolare, sta affrontando una crisi di premiumizzazione e distribuzione. Nei canali on-premise, dove il vino rappresenta una fonte significativa di ricavi, gli operatori tendono a ridurre le liste dei vini, privilegiando la liquidità rispetto a un ampio assortimento di prodotti. Infatti, il settore della ristorazione, che costituisce il 56% dei ricavi del vino e il 58% dei punti di distribuzione, ha mostrato un calo rispettivamente del 7,2% e del 7,0%. Tuttavia, ci sono delle eccezioni: il Prosecco e lo Champagne hanno mostrato una crescita moderata, portando un barlume di speranza in un contesto altrimenti difficile.
Le vendite dirette al consumatore (DTC) hanno segnalato un calo, tranne che per la fascia ultra-premium, che ha visto una crescita significativa. Nel settore degli spirits, la situazione appare leggermente migliore. Dopo mesi in cui i volumi calavano più lentamente dei ricavi, alcune categorie di spirits mostrano segnali di ripresa, in particolare quelle a base di tequila e agave, che hanno registrato un incremento del +1,1% in volume e del +0,7% in ricavi negli ultimi 12 mesi.
Fattori di crescita e sfide future
Il vero motore di crescita nel mercato degli spirits è rappresentato dai Ready To Drink (RTD), che, nonostante un rallentamento generale, hanno visto un aumento del +1,7% in ricavi nel primo semestre del 2025. I RTD a base di spirits hanno addirittura registrato un balzo del +19,6%, anche se ciò ha comportato una cannibalizzazione delle vendite di vino, birra e spirits tradizionali.
Le difficoltà del mercato del vino e degli spirits negli USA sono attribuibili a molteplici fattori. L’inflazione cumulativa, pur rallentata rispetto ai picchi del 2022, continua a pesare sulle scelte di spesa dei consumatori. Inoltre, la questione dei dazi ha portato a un accumulo di scorte, creando una situazione di overstocking che ha colpito duramente i magazzini. I dati provenienti dal Canada sono emblematici: le importazioni di spirits sono crollate del 56% e quelle di vino del 67%, generando un surplus di milioni di casse da collocare.
In questo contesto, la crescente concorrenza di prodotti alternativi e il successo dei no e low alcohol influenzano ulteriormente le scelte dei consumatori. Si registrano forti differenze tra il consumo “at home” e “away from home”, con i locali che tendono a diventare sempre più costosi, inducendo i consumatori a prestare maggiore attenzione ai prezzi.
Il report SipSource, pur evidenziando le difficoltà attuali, suggerisce che la fine della crisi potrebbe non essere così lontana. Le industrie sembrano più aperte a adattarsi alle esigenze dei consumatori, puntando su efficienza, premiumizzazione e innovazione. Si prevede che la seconda metà del 2025 potrebbe segnare una stabilizzazione, anche se ancora in territorio negativo, con la speranza di un 2026 che porti segnali di miglioramento, soprattutto per il settore degli spirits. Tuttavia, le incertezze rimangono alte, legate a fattori macroeconomici come inflazione e politiche monetarie, nonché a un consumatore medio ancora sotto pressione.