Quando si parla di Franciacorta, è impossibile non pensare alle sue celebri bollicine, che hanno conquistato il mondo e reso questo angolo di Lombardia un punto di riferimento per gli amanti del vino. Oltre ai noti vitigni come lo chardonnay, il pinot nero e il pinot bianco, si nasconde però un’antica varietà che sta vivendo una vera e propria rinascita: l’erbamat. Questo vitigno, che ha trovato un alleato nella cantina Guido Berlucchi, guidata dalla storica famiglia Ziliani, ha richiesto quindici anni di ricerche e sperimentazioni, trasformandosi da curiosità ampelografica a risorsa fondamentale per il futuro della denominazione.
Le origini e le caratteristiche dell’erbamat
L’erbamat non è un nome scelto a caso. Le sue origini sono radicate nella storia contadina della provincia di Brescia, un vitigno autoctono che si distingue per la sua vigoria e le sue particolari esigenze colturali. Ecco alcune delle sue caratteristiche principali:
- Richiesta di potature lunghe.
- Grappoli serrati e acini piccoli, suscettibili a marciumi e scottature.
- Buccia sottile, che rappresenta una sfida in annate piovose.
- Acidità stabile, fondamentale per produrre vini freschi e di lunga evoluzione.
Queste caratteristiche permettono di affrontare le sfide del cambiamento climatico, garantendo vini di qualità superiore.
Il progetto di recupero di Berlucchi
Fino a pochi anni fa, l’erbamat era visto come un vitigno dimenticato, relegato a filari sparsi senza un ruolo significativo nelle produzioni vinicole. Tuttavia, nel 2011, Berlucchi ha avviato un ambizioso progetto di recupero. Mentre il Consorzio Franciacorta iniziava a esplorare le potenzialità di questo vitigno, è stata la famiglia Ziliani a spingere per un approccio più profondo e sistematico. La filosofia della cantina è sempre stata quella di sperimentare e accettare il rischio di fallire.
Dopo quindici anni di prove, micro-vinificazioni e innesti, Berlucchi ha accumulato un bagaglio di conoscenze che oggi la pone come punto di riferimento per l’erbamat.
I risultati e il futuro dell’erbamat
Dal 2024 in poi, il progetto è entrato in una fase identitaria. Non più solo esperimenti, ma la consapevolezza che l’erbamat può avere un ruolo significativo nei Franciacorta del futuro. La produzione di Berlucchi è caratterizzata da una serie di tiraggi in purezza, identificati per anno di sboccatura.
L’ultima vendemmia, nel 2024, rappresenta un punto di maturità per il progetto, con un equilibrio tra immediatezza e profondità che riflette pienamente la filosofia di Berlucchi. Oggi, Berlucchi gestisce circa tre ettari di erbamat, con l’intenzione di espandere ulteriormente la superficie.
L’erbamat rappresenta non solo una risorsa agronomica, ma anche un legame profondo con l’identità territoriale della Franciacorta, recuperando un vitigno locale e restituiendogli dignità. Con un progetto che guarda al futuro, Berlucchi non sta solo riscoprendo il passato, ma sta scrivendo una nuova storia per l’erbamat, e la freschezza e l’eleganza dei suoi vini parlano chiaro: l’erbamat è sempre più buono.