
Scopri i vini rari del centro Italia: l'eccellenza al femminile in bottiglia
Nel variegato panorama vinicolo italiano, i vini bianchi del Centro Italia stanno guadagnando sempre più attenzione, non solo per la loro qualità, ma anche per le storie affascinanti che si celano dietro la loro produzione. Oggi mettiamo in luce due vini rari che, sebbene provengano da regioni diverse e utilizzino vitigni differenti, condividono due fattori fondamentali: l’annata e il talento femminile. Entrambi sono del 2020 e sono il frutto del lavoro di due donne viticoltrici che hanno saputo interpretare al meglio il loro territorio e la loro passione per il vino.
Primo d’anfora: un amore per il territorio
Il primo vino che presentiamo è il Primo d’Anfora, prodotto da Giulia di Cosimo dell’azienda Argillae, situata nella suggestiva area dell’Orvietano, in Umbria. Questo vino rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore per il territorio, caratterizzato da suoli argillosi che conferiscono unicità e complessità al prodotto finale. Giulia, una giovane viticoltrice, ha intrapreso un percorso audace, decidendo di vinificare il suo bianco in anfore, un metodo tradizionale ma poco comune che permette di esaltare le caratteristiche organolettiche delle uve.
La scelta di utilizzare anfore in argilla non è casuale: per Giulia, il vino deve essere un riflesso della terra da cui proviene, un ciclo che si chiude con il ritorno del vino alla terra stessa. Secondo le sue parole: «il cerchio si chiude, tutto parte dalla terra e alla terra ritorna». Questo approccio non solo dimostra una profonda connessione con l’ambiente, ma anche un rispetto per le tradizioni vinicole che affondano le radici nella storia della regione. Il Primo d’Anfora si presenta con un bouquet aromatico complesso, che spazia da note fruttate a sentori minerali, rendendolo un vino di grande personalità e potenziale di invecchiamento.
C’era una volta: un tributo alla tradizione
Passando alla Sardegna, incontriamo C’era Una Volta, un Vermentino prodotto da Giovanna Chessa, titolare dell’omonima azienda. Questo vino è un omaggio alle tradizioni vinicole della sua terra, un legame con il passato che Giovanna ha voluto preservare e reinterpretare. La scelta di raccogliere le uve in un periodo tardivo, unita a una macerazione sulle bucce di circa due settimane, conferisce al vino una struttura robusta e un profilo aromatico ricco e complesso.
Il nome stesso, C’era Una Volta, evoca storie e leggende, un richiamo alla memoria collettiva che affonda le radici nella cultura sarda. Questo vino è un esempio perfetto di come la tradizione possa convivere con l’innovazione, creando un prodotto che racconta non solo il territorio, ma anche l’esperienza e la passione di chi lo produce. Il risultato è un Vermentino che si distingue per freschezza e mineralità, con una persistenza che lascia un piacevole ricordo al palato. Giovanna, come Giulia, dimostra che le donne stanno svolgendo un ruolo cruciale nell’evoluzione del vino italiano, apportando non solo competenze tecniche ma anche una sensibilità particolare nella cura dei dettagli.
L’importanza dell’annata 2020
Entrambi questi vini, Primo d’Anfora e C’era Una Volta, non sono solo prodotti vinicoli, ma vere e proprie storie che si intrecciano con il territorio, la tradizione e la passione delle donne che li hanno creati. In un settore storicamente dominato dagli uomini, queste viticoltrici stanno sfidando le convenzioni e portando una ventata di freschezza e innovazione. La loro dedizione e il loro impegno non solo arricchiscono il panorama enologico italiano, ma offrono anche un nuovo modo di approcciare la viticoltura, più attento all’ambiente e alle tradizioni.
La scelta dell’annata 2020, in particolare, è significativa. Questo è stato un anno difficile per molti produttori a causa delle sfide climatiche e delle restrizioni dovute alla pandemia di COVID-19. Tuttavia, per Giulia e Giovanna, è stata anche un’opportunità per dimostrare la resilienza e la qualità dei loro vini. Entrambi i vini sono attualmente sul mercato, e la loro capacità di invecchiamento si preannuncia promettente.
Il futuro dei vini bianchi del centro Italia
Il Primo d’Anfora, con la sua vinificazione in anfore, rappresenta un ritorno alle radici della vinificazione, mentre C’era Una Volta riscopre la tradizione sarda del Vermentino, esaltando la ricchezza della sua terra. Entrambi i vini sono destinati a diventare referenti nel panorama dei bianchi del Centro Italia, non solo per la loro qualità, ma anche per le storie che raccontano e il lavoro che c’è dietro.
Il futuro dei vini bianchi del Centro Italia sembra luminoso, soprattutto quando il talento femminile continua a emergere in questo settore. Giulia e Giovanna sono solo due esempi di come la passione, unita a una visione chiara e rispettosa del territorio, possa portare a risultati straordinari. La loro determinazione nel creare vini che riflettono l’autenticità delle loro terre è una testimonianza della forza delle donne nella viticoltura, un cambiamento che il mondo del vino non può ignorare.