
Rivoluzione nel vino: il piano audace di Unione Italiana Vini per semplificare e ridurre le rese
Negli ultimi anni, il settore vitivinicolo italiano ha affrontato sfide significative, tra cui una congiuntura economica sfavorevole e l’incertezza legata ai dazi imposti dagli Stati Uniti. In questo contesto complesso, l’Unione Italiana Vini (Uiv) ha presentato un piano strategico volto a ristrutturare e modernizzare il settore. Durante un’assemblea tenutasi a Roma, alla presenza di importanti figure politiche come il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il presidente Lamberto Frescobaldi ha delineato una serie di misure necessarie per affrontare le attuali difficoltà.
I pilastri del piano di Uiv
Il piano di Uiv si basa su due pilastri principali: la riduzione della produzione e la semplificazione delle pratiche promozionali. In un momento in cui i consumi di vino sono in calo, è essenziale evitare un eccesso di prodotto che, come sottolineato da Frescobaldi, potrebbe risultare oneroso da gestire. La proposta include un aggiornamento del Testo Unico del Vino, introdotto nel 2016, per allineare le normative alle attuali dinamiche di mercato.
Uno degli aspetti chiave di questo piano è la proposta di abbassare le rese per ettaro. Attualmente, le rese massime consentite per i vini generici sono di 30 tonnellate ad ettaro, ma Uiv sta suggerendo di eliminare queste deroghe e di ridurre le rese per i vini Dop. Questo intervento sarebbe fondamentale per mantenere la qualità e il valore del vino italiano, evitando il rischio di un crollo dei prezzi. Inoltre, è stato evidenziato che le 20 denominazioni più importanti rappresentano l’80% del vino italiano, suggerendo che un accorpamento e una razionalizzazione delle 529 denominazioni riconosciute potrebbero essere utili per semplificare il mercato e migliorare la gestione delle risorse.
Accesso alle risorse e competitività
Un altro punto cruciale del piano riguarda il decreto che regola l’accesso alle risorse dell’Organizzazione Comune di Mercato (Ocm) vino, che l’Unione Europea assegna all’Italia. Uiv sta chiedendo una revisione e una semplificazione di questo decreto per facilitare l’accesso e l’utilizzo delle risorse disponibili, rendendo così il settore più competitivo.
Le analisi presentate dall’Osservatorio Uiv rivelano che i primi cinque mesi del 2023 hanno visto un calo dei volumi consumati in tutti i principali mercati di sbocco del vino italiano, tra cui Italia, Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Questo calo ha portato a una contrazione delle vendite nel retail, con un saldo negativo del 3,4%. In questo contesto difficile, l’Italia è l’unico Paese produttore a continuare ad aumentare il proprio potenziale vitivinicolo, il che potrebbe portare a una situazione insostenibile, con un quantitativo di vino in cantina che potrebbe raggiungere i 90 milioni di ettolitri.
Le sfide future e l’importanza della promozione
Frescobaldi ha sottolineato che la situazione attuale, se non gestita, porterebbe a una decurtazione dei valori di potenziale stimata attorno al 5,3%, con un impatto economico significativo per il settore. La necessità di un “bagno di umiltà” è stata enfatizzata, con l’invito a produrre almeno 7-8 milioni di ettolitri in meno per mantenere la competitività dell’industria vitivinicola italiana.
Le proposte di Uiv si estendono anche alla gestione della domanda e dell’offerta lungo tutta la filiera, suggerendo un allineamento delle rese dei disciplinari con le rese reali degli ultimi cinque anni. È stato proposto di rivedere i meccanismi di riclassificazione e di aggiornare le tempistiche per l’adozione degli strumenti di gestione delle produzioni, oltre a un anno di stop per le nuove autorizzazioni all’impianto dei vigneti.
Il discorso si sposta poi sull’importanza di affrontare anche le problematiche congiunturali legate ai dazi, in particolare quelli imposti dagli Stati Uniti. Le attese per una risoluzione della questione sono alte, e l’Unione Italiana Vini ha espresso la necessità di un’Europa più unita per contrastare questa sfida. Mentre alcuni membri del governo italiano si sono mostrati ottimisti riguardo a una possibile riduzione dei dazi, Uiv è stata chiara nel sottolineare che anche un mantenimento delle tariffe attuali rappresenterebbe un problema significativo per il settore, con previsioni di danni sul fatturato che potrebbero oscillare tra il 10% e il 12%.
In questo contesto, le imprese italiane chiedono un allineamento delle modalità di attuazione delle misure di promozione, alla luce delle trasformazioni sociali e del mercato. È fondamentale che gli aiuti alla promozione sui mercati esteri siano orientati verso progetti più strutturati e d’impatto, richiedendo una revisione delle normative attuali per semplificare l’accesso e il finanziamento.
Concludendo, il piano presentato da Unione Italiana Vini si inserisce in un contesto di sfide e opportunità per il settore vitivinicolo italiano. La capacità di adattarsi e innovare sarà cruciale per garantire un futuro sostenibile e prospero per un settore che rappresenta un simbolo del made in Italy e un’importante risorsa economica, sociale e culturale per il Paese.