Roma, 24 novembre 2025 – Difendere il ruolo chiave del vino italiano nella PAC post 2027 e puntare su ricerca, sostenibilità e consumi più consapevoli: questo è il messaggio forte che il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, insieme ai vertici di Confcooperative Fedagripesca, ha lanciato oggi a Roma durante il convegno “Competitività e futuro del vino italiano”. Oltre 200 addetti ai lavori hanno partecipato all’incontro, che ha messo sotto la lente le sfide e le opportunità di un settore che vale più di 5 miliardi di euro e rappresenta quasi il 40% della produzione nazionale.
Vino italiano, tra riforma della PAC e nuovi mercati
Nel cuore di Roma, nella sala conferenze di via Torino, si sono susseguiti interventi tecnici e politici. Giorgio Delgrosso, capo del Dipartimento Statistica dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), ha presentato gli ultimi numeri: nel 2025 la produzione mondiale di vino raggiungerà circa 232 milioni di ettolitri, un leggero aumento rispetto al 2024, ma ancora sotto la media degli ultimi cinque anni. Nonostante i volumi stabili, i gusti cambiano. “Nei mercati maturi – ha spiegato Delgrosso – il consumo di vini rossi cala, mentre salgono i bianchi, i rosé e gli spumanti”. Un segnale chiaro, che secondo Confcooperative spinge il settore a “trovare nuove strade” e adattarsi a questi cambiamenti.
Luca Rigotti: “Non bastano soluzioni momentanee, serve una strategia di lungo termine”
Al centro del dibattito la riforma della Politica Agricola Comune dopo il 2027. Luca Rigotti, presidente del Settore Vitivinicolo di Confcooperative, ha lanciato l’allarme: “Nella proposta attuale della PAC, il sostegno al vino rischia di diventare facoltativo. Sarebbe un errore grave, che indebolirebbe il ruolo strategico del settore”. Rigotti ha chiesto una visione d’insieme, che guardi all’intera filiera invece di interventi spot. “Il vino non può perdere la sua identità, né il suo peso politico, economico e ambientale”, ha sottolineato. Solo così si potrà mantenere la competitività sul mercato globale.
Tra le notizie positive, Rigotti ha evidenziato l’approvazione in Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo di un emendamento che alza dal 50% all’80% i finanziamenti per i programmi di promozione e elimina il limite temporale per le campagne nei singoli Paesi. “Questo ci permetterà di presidiare meglio i mercati e rafforzare il marchio del vino italiano nel mondo”, ha spiegato.
Innovazione e ricerca: la sfida per conquistare i nuovi consumatori
Non basta promuovere, serve innovare. Per Confcooperative, questa è la vera partita. “Il mercato cambia in fretta – ha detto Rigotti – e dobbiamo stare al passo. È il momento di investire in ricerca, sperimentare e sviluppare nuovi tipi di vino”. Si parla di vini dealcolati, a basso contenuto alcolico naturalmente, ma anche di puntare sulla qualità e sulla sostenibilità. Solo una filiera capace di innovare potrà rinforzare la reputazione del vino italiano e garantire un futuro alle cantine cooperative.
Vino e salute: un legame da difendere
Sul tema delicato della salute è intervenuto Raffaele Drei, presidente di Confcooperative Fedagripesca. Commentando la relazione del professor Attilio Giacosa (IRVAS), Drei ha precisato: “Il vino non va messo sullo stesso piano delle bevande alcoliche. Fa parte della cultura mediterranea, è simbolo di equilibrio, convivialità e benessere alimentare”. Drei ha invitato a contrastare i messaggi allarmistici che rischiano di confondere i consumatori e danneggiare l’immagine del settore. La federazione sostiene anche il riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio UNESCO, sottolineando il legame forte tra vino, identità e stile di vita mediterraneo.
Un appello chiaro alle istituzioni: “Basta con la decrescita felice”
A chiudere, Drei ha rivolto un appello alle istituzioni: “Il vino italiano non può accettare la ‘decrescita felice’. L’Italia è leader in tutti i segmenti, dai vitigni eroici agli spumanti, e vanta una biodiversità unica”. Serve una nuova politica di filiera, con risorse adeguate, strumenti di promozione efficaci e un quadro normativo che riconosca il vino come elemento strategico per l’agricoltura e l’economia europea.
Il confronto romano si è concluso con strette di mano e scambi informali. Sul tavolo restano le sfide della competitività globale e della sostenibilità, ma anche la convinzione – condivisa da tutti – che il futuro del vino italiano dipende da scelte coraggiose e investimenti mirati.
